Rassegna storica del Risorgimento

SALVEMINI GAETANO
anno <1959>   pagina <67>
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Salvemini e la storia del Risorgimento 67
siale, vale a dire la dialettica. ') Questo non basterebbe tuttavia a sminuire l'importanza degli stimoli e delle suggestioni che le lettore marxiste esercitarono sul giovane.
Ma, per tornare agli studi salvemmiani sul Risorgimento, essi si iniziano quando la sua esperienza marxista si avvia ormai a concludersi. Il saggio sui Partiti politici milanesi è forse l'unico nel quale si possa ancora scorgere il segno di un'utilizzazione del marxismo sul piano della ricerca storiografica: ma già in esso l'insegnamento del Cattaneo si è ormai affiancato a quello marxista. Del resto, non sarà forse del tutto inutile notarlo, dopo quel primo lavoro il Salvemini abbandonò la storia dei gruppi politico-sociali per occuparsi invece, di volta in volta, di storia politica, o diplomatica, o delle idee, ma con un'atten­zione rivolta particolarmente a grandi personalità come il Mazzini e il Cattaneo.
Il Mazaàni, apparso per la prima volta nel 1905, poi ampliato nelle succes­sive edizioni del 1915 e 1925, sollevò fin dal suo apparire numerose critiche. Aveva infatti un che del manuale di "concordanze,,:2) un pensiero in continuo divenire, sempre variabile, malgrado lo scarso senso politico del Mazzini, col variare delle situazioni contingenti, e inoltre sempre inscindibilmente legato all'azione3' era esposto scolasticamente in capitoletti dei quali ciascuno raccoglieva brani e testimonianze attorno a un problema definito: il criterio della verità, le basi di credenza e così via. Per di più il libro era diviso in due parti, l'una dedicata appunto al Pensiero, l'altra aW Azione, quasi a volere esplicitamente accogliere
*) E. RAGIONIERI, op. cit., pp. 528-529. Questa osservazione del Ragionieri' non mi umbra però del tutto accettabile, sia perchè non appare sufficientemente approfondita, sia perchè commisura l'esperienza marxista del Salvemini a un materialismo storico non facilmente riscontrabile (quando si eccettui il Labriola) nelle effettive condizioni della cultura marxista italiana dell'ultimo decennio del secolo scorso. Sembra inoltre un po' eccessivo vedere, come fa il Ragionieri, quasi necessariamente implicita in questo materia­lismo storico amputato della dialettica una tendenza al sociologismo (che si rivelerebbe nell'applicazione del medesimo concetto di lotta di classe indistintamente alla Firenze del '200 come alla Milano dell'800). Il Salvemini superava quasi sempre questo pericolo in virtù del suo senso della complessità e della concreta individualità di ogni fatto storico. Proprio un interessante passo del Labriola può essere, a questo proposito, utilmente chiarificatore: Lo storico egli scrive lavora sempre "sull'eterogeneo, un popolo che ne ha conquistato un altro, una classe che ne ha sopraffatta un'altra, dei preti che hanno sopraffatto i laici, dei laici che hanno messo a dovere i preti. Ora tutto ciò è sociologico, ma non è tipico come nella sociologia schematica, perchè cotesto eteroge­neo bisogna empiricamente apprenderlo e cotesto apprendimento costituisce il proprio ed il difficile della ricerca storica, perchè nessuna astratta sociologia mi farà capire come mai, dato pure il generale processo della formazione della borghesia, solo in Fran­cia sia accaduta tal cosa che si chiama la grande Rivoluzione (cit, da L. DAI. PANE, Antonio Labriola e la storiografia del Risorgimento, in Rassegna Stor. del Risorgim., XLI.II, 1956, p. 306), Vale a dire, la concreta ricerca storica, attenta all'individuale e aU* eterogeneo , insegna di volta in volta ad evitare il sociologismo: senza che sia necessario, per questo, far ricorso alla dialettica, Aggiungo tuttavia che, a mio parere, il significato e 1 limiti dell'esperienza marxista del Salvemini storico e politico me­riterebbero ancora uno studio attento e preciso, che esu a ovviamente, dai limiti di questo saggio.
z) E. SESTAN, Salvemini storico e maestro, cit., p. 28.
) E. MORELLI, Muzsini nella recente storiografia. Note ed appunti, in Giuseppe Mastini, Saggi e ricerche, Roma 1950, p. 20.