Rassegna storica del Risorgimento

SALVEMINI GAETANO
anno <1959>   pagina <68>
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Gianni Sofri
una distinzione in realtà impossibile. Ma il Salvemini stesso era più di ogni altro consapevole di questo: 11 Mazzini di questo libro, scrisse poi nella prefazione alla quarta edizione dell'opera specialmente quello della prima parte, è un Mazzini immobile nel suo pensiero definitivo. Manca il Mazzini più vero e affascinante;... quello delle esperienze giovanili, della meditazione e del dubbio, del contatto con la realtà .1) E annunciava il proposito di riprendere il lavoro: Io non so se avrò mai la forza e il tempo per eseguire il disegno, che mi si è delineato nella mente e a cui vado sempre pensando. Questo so: che se dovessi mettere le mani in questo mio vecchio lavoro, lo rifarci da cima a fondo. Ma non vedo ancora chiaro in tutte le sue linee l'opera nuova, che dovrebbe so­stituire l'opera antica. Al Salvemini non riuscì poi di attuare questo suo pro­getto, che si concretò soltanto in due saggi, nei quali erano però già indicate le linee sulle quali si sarebbe mossa principalmente dopo di lui la storiografia sul Mazzini: vale a dire da un lato la biografia, le vicende intellettuali e politiche, dall'altro la formazione e le ascendenze culturali. *'
Pure, malgrado gli accennati difetti di costruzione, il volume sul Mazzini rappresentò anch'esso qualcosa di assai nuovo nella nostra storiografia. Per la prima volta, quando si eccettuino pochi tentativi precedenti, la figura del grande genovese era tolta all'agiografia dei mazziniani osservanti e sottoposta a un esame critico minuto e preciso, fondato sulla diretta conoscenza dei suoi scritti. Lo stesso impianto del libro, per quanto comportasse il grosso pericolo di immo­bilizzare e sistemare un pensiero in continua evoluzione, rispondeva tuttavia perfettamente all'intento di chiarire dall'interno il significato è i limiti dell'opera mazziniana.
Malgrado una profonda simpatia per la coerenza e il rigore morale dell'uomo, il vago spiritualismo romantico del Mazzini non poteva non suscitare l'avver­sione del Salvemini razionalista e illuminista. A lui la repubblica unitaria demo­cratica mazziniana, emanante dal popolo deificato, doveva apparire come una nuova teocrazia, tanto più oppressiva delle antiche, quanto più a base democra­tica ed elettiva: su essa gli eletti delle maggioranze popolari, considerandosi eletti di Dio e strumenti di una missione non tanto politica, quanto religiosa, avrebbero imposto la propria volontà alle minoranze... con l'intolleranza di chi è convinto di possedere l'assoluta verità e sente il dovere ineluttabile di attuarla (pp. 111-112). Ma, criticato brevemente il pensiero filosofico e religioso del Maz­zini, nel quale egli scorgeva un nuovo dogmatismo, e il ritorno di idee superate, il Salvemini riconosceva tuttavia come questo non fosse che un primo passo, da non portare troppo oltre se non a rischio di ripetere alla rovescia l'errore che il Mazzini stesso commetteva quando credeva di essere filosofo . Si propo­neva perciò di accostarsi al credente, all'apostolo, all'uomo d'azione: cioè: accertato il contenuto della fede religiosa, domandiamoci: quale diffusione ebbe quella fede? quale indirizzo dette all'azione del Mazzini e a quella dei
!) G. SALVEMINI, Mazzini, Firenze, 1925 (4* ed.), p. VIIL In seguito, nel testo, citerò sentore da questa edizione, che è l'ultima. La prima ed. era uscita a Messina nel 1905 col titolo: JI pensiero religioso polìtico sociale di Giuseppe Mozzini.
*) G. SALVEMINI, Giuseppe Mazzini dall'aprile 1846 alTaprile 1848, in Raccolta di scritti storici in onore di G. Romano, Pavia, 1907, pp 639-682; Ricerche e documenti sulla giovinezza di Giuseppe Mazzini e dèi fratelli Raffini, in Studi storici, XX (1911), pp. 3-88.