Rassegna storica del Risorgimento

SALVEMINI GAETANO
anno <1959>   pagina <71>
immagine non disponibile

Salvemini e la storia del Risorgimento 7itl
le inerzie delle moltitudini le trascinano verso migliori condizioni di vita, anche contro la loro immediata volontà (p. 373). Un'introduzione affrettata del suffragio universale, nelle condizioni di immaturità politica delle popolazioni, e soprattutto di quelle meridionali, sarebbe stata vantaggiosa esclusivamente per la minoranza reazionaria: dobbiamo riconoscere che questa monarchia, burocratica, rappresentativa, ccnsitaria, era, mezzo secolo fa, il solo ordinamento politico ed amministrativo, in cui potesse attuarsi in Italia il bisogno di indi" pendenza e di coesione nazionale (p. 376).
Il graduale ingresso delle moltitudini nella vita del paese apparo invece al Salvemini come il fatto fondamentale della storia del cinquantennio post-unitario, nel quale lentamente si forma, in un ritorno agli ideali del Cattaneo, la democrazia italiana.
Ài Cattaneo, maestro di democrazia, il Salvemini dedico nel '22 un saggio ohe rappresenta il momento più interessante di un felice incontro con uno spi­rito che gli era certamente congeniale. ' Egli dovette essere subito colpito dal gusto del concreto, dall'empirismo, dalla illuministica chiarezza non meno che dalle idee politiche del pensatore lombardo: un uomo, che ci teneva a restare " incurabilmente positivo e si vantava di essere divenuto " un po' grosso di legname a forza di economia e di statistica e di peggio ancora (p. IV). Il saggio del Salvemini è un agile e rapido esame del pensiero e dell'attività del Cattaneo. Ma la sua ammirazione per il democratico lombardo non è del tutto priva di riserve. Le popolazioni italiane erano, alla metà dell'Ottocento, politicamente immature. Specialmente nel Meridione, un'applicazione delle idee del Cattaneo avrebbe avuto risultati controproducenti e reazionari. La nazione armata, nel '60, avrebbe scatenato ancor più il brigantaggio; e anche per le regioni set­tentrionali il Salvemini dubitava dell'esistenza di quell'alto livello di civiltà e quel saldo sentimento della solidarietà nazionale che avrebbero dovuto necessariamente stare alla base della democrazia cattaneana.
Il Salvemini, che nello scritto del '99 sui Partiti milanesi aveva fatto un uso larghissimo delle impostazioni e dei giudizi del Cattaneo, è divenuto ora molto più cauto: lo storico deve stare attento a non farsi traviare da ima pole­mica asprìssima, la quale in ogni più inintelligente errore di Carlo Alberto e dei moderati vede una perfidia calcolata (p. XIV). Ma insiste sul valore di fonte degli scritti storicopolitici del Cattaneo: quando la storia del Risorgi­mento non sarà più la agiografia dei vincitori, e saprà ritrovare la verità generosa nella polemica iraconda e la menzogna abilmente architettata nelle pagine dall'andamento calmo e rugiadoso, allora la Insurrezione e VArcIdvio, emendati dai giudizi misti di troppa affezione, saranno le pietre angolari di ogni lavoro che voglia essere serio, sugli aspetti politici della rivoluzione milanese e della guerra antxaustriaea del 1848 (p. XV).
Occorrerebbe forse, a questo punto, accennare agli studi salveminiaui sulla politica estera del Regno d'Italia: ma essi muovono da interessi ormai estranei in gran parte alla problematica risorgimentale, né d'altronde queste brevi note vole­vano avere alcun carattere di completezza. neppure, per l'estrema difficoltà di tale compito, si inteBO qui di definire il significato e la posizione dell'attività sto­riografica del Salvemini nel campo della storia del Risorgimento ma solo di indi-
*) Prefazione a Lo più, halle pagine di Corto Cattaneo, Milano, 1922, pp. I-XXXI.