Rassegna storica del Risorgimento
ROMA ; CANNIZZARO STANISLAO ; MUSEI
anno
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1959
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pagina
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77
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I fondi archivistici del Museo centrale del Risorgimento 77
4. Imporre ai Pretori di fare un saggio e prudente uso della legge sull'ammonizione, non lasciarsi imporre dalla mafia, e neanco da rispettabili cittadini che per paura, per garentire le loro proprietà e le loro sostanze si fan protettori di qualcuno affiliato alla setta.
5 Costituire in ogni capo circondario delegati di questura capaci ad ispirare la confidenza dei cittadini e magistrati tali ai quali gli onesti potessero avvicinarsi senza essere la dimani designati alla vendetta detta setta dei ladri.
6. Aumentare il soldo ed il numero dei militi a cavallo e riorganizzare le compagnie dando ai comandanti il grado e le funzioni di delegato di questura, e dichiarare per legge uggenti di pubblica sicurezza i militi per potere arrestare e rediggere verbali.
Questo desiderasi in Sicilia, e si ha la piena fiducia che se il governo volesse contentarci, potrebbe poi risparmiare qualche milione che in ogni anno spende pei distaccamenti militari e per i carabinieri.
Se la mia voce potesse essere poi ascoltata vorrei protestare contro quei disgra~ zi ali [veri e supposti) corrispondenti dei giornali La Perseveranza, e l'Opinione, i quali han detto che in Sicilia siam tutti convinti del bisogno di leggi eccezionali, di sospensione della giuria, ecc. ecc. Potete voi assicurare tutti che è questa una vera ed assoluta calunnia; noi cogli espedienti sopra notati siam sicuri potersi restituire in pochi mesi la massima sicurezza nelle campagne, senza leggi- eccezzionali. senza il ritorno della legge Pica, senza militarismo, senza omicidii legali con o senza il pubblico esempio.
Pria di chiudere questa lettera sento il bisogno di dichiararvi che mi sono occupato a riferirvi cose non pubblicate nei giornali, ò trasandato però tutti i fatti che la cronaca ha registrato in questi giorni, che voi certamente avete letto nella Riforma.
Ignoro quali idee si avesse il conte Rasponi, e come studia e medita i mezzi di ridonare a questa provincia la sicurezza nelle campagne; temo però moltissimo ch'egli volesse seguire scrupolosamente il sistema del Medici, e sperare il ben di Dio dalla truppa e dai Carabinieri, e non avrà il coraggio di rivelare come una delle cause principali dei nostri mali (permettetemi di ripeterlo ancora) il difetto della polizia e la necessaria riforma nel personale della magistratura inquirente e di istruzione.
La magistratura è e deve essere indipendente in un governo costituzionale, e perà io temo che la nostra autorità politica non avrà il coraggio di reclamare al ministero per la lentezza, la indifferenza colla quale si istruiscono i processi.
Ma ho detto troppo, e necessita oramai di chiudere questa lettera, e darvi una stretta di mano. Credetemi sempre Vostro amico
JV. Tunisi Colonna
A queste idee, sembra rispondere la lettera del ministro di Grazia e Giustizia, Paolo Onorato Vigliarli (8 agosto 1874), il quale, favorevole ai provvedimenti eccezionali non crede alla utilità di una sua visita a Palermo, ma riconosce l'in* Sufficienza della magistratura. Se avessi libertà di mutare i cattivi magistrati che so esistere nella Sicilia e in ispccie nella provincia palermitana, e se nella Sicilia o fuori potessi trovare magistrati adatti alle infelici condizioni della giustizia in quell'isola, vi dimostrerei prontamente die ho cognizione dei tristi e dei buoni e che non esito a porre i ferri nelle piaghe e nelle membra guaste e corrotte. Ma per una parte habeo quos tollam, non habeo quos mittam e per altra parte la legge mi stringe di catene le mani .