Rassegna storica del Risorgimento

BOURGIN GEORGES
anno <1959>   pagina <85>
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LIBRI E PERIODICI
EUGEKIJ ViKTOBOVIC TARLE, Talleyrand, traduzione dal russo di Emilio Frisia; Milano, Feltrinelli, 1958, in 8, pp. 315. L. 1500.
Nessuno più di Eugenij Viktoroviè" Tarle, studioso insigne dell'età napoleonica, poteva sentirsi autorizzato a darci una biografia del principe Charles Maurice de Talleyrand-Périgord, personalità di primo piano nell'epoca che vide il crollo del regime feudale in Francia sotto la spinta rivoluzionaria, il dominio napoleonico ed il definitivo trionfo della borghesia.
Valendosi di materiale inedito, tra cui lettere segrete di Talleyxand allo zar Alessan­dro 1, fondi inesplorati dell'archivio del Ministero degli Esteri di Mosca ecc., il Tarle ba ricostruito con grande abilità e con capacità di penetrazione la vita straordinaria del diplo­matico francese senza omettere alcun particolare necessario alla comprensione degli avve­nimenti del tempo. Perciò il libro di cui parliamo supera i limiti di una delle solite scru­polose ed acute ricostruzioni biografiche di personaggi politici di cui è ricca la letteratura storiografica d'ogni paese: il Talleyrand con i suoi intrighi, i suoi amori, i suoi vizi è solo apparentemente al centro dell'interesse dello storico, dato che L'indagine del Tarle conosce una possibilità di maggior dilatazione ed il suo giudizio non coinvolge soltanto la perso­nalità del principe, ma tutta la storia dell'età, intuita nel suo significato più profondo di lotta tra la nobiltà fendale tenacemente ancorata ai suoi antichi privilegi e la borghesia capitalistica lanciata alla conquista del potere con ogni mezzo.
Molto interessanti a questo proposito, anzi le più interessanti di tutto il volume perchè nate sotto il segno d'una notevole forza di sintesi storica, sono le pagine introdut­tive in cui l'autore disegna agilmente un profilo del Talleyrand, cui riconosce grandi doti di diplomatico, abilità ed astuzia, ma nega nel modo più assoluto le caratteristiche del vero uomo di stato. Talleyrand, di natura arida, non emotiva, spesso freddo come la morte, era assolutamente privo di qualità creative, privo di stimoli ideali che non fossero stretta-mente personali, e non foss'altro ohe per questo, mai potè chiamarsi vero genio di stato. I grandi pensieri provengono sempre da un grande sentimento diceva nel XVII se­colo La Kochefoucauld. Talleyrand non ebbe mai nemmeno l'idea di un grande sentimento che lo dominasse o che ne dirigesse le aspirazioni e i piani, ove naturalmente ai escludano i piani ed i disegni dettatigli da considerazioni personali, carrieristiche (p. 17). E appunto l'ambizione sfrenata, il desiderio insopprimibile di far carriera, di pervenire al potere, perchè il potere dà la ricchezza, ciò che spinge il Talleyrand all'azione ed acuisce in lui l'istintiva sensibilità nelTaweriire le situazioni, nel prevedere gli eventi, nel giocare con le circostanze con discrezione ed astuzia.
Il Talleyrand, aristocratico d'origine, aveva lucidamente compreso che la sua classe non poteva contrastare il passo alla borghesia ormai conscia della sua forza e destinata al trionfo; aveva pure intuito che la monarchia mondiale, sostenuta dalla forza delle armi napoleoniche ed appoggiata da sovrani vassalli, era un'impresa del tutto assurda e che il tentativo dei Borboni di restaurare l'antico regime era del pari assurdo, perchè la bor­ghesia aveva ormai troppo salde radici ideologiche, politiche ed economiche. Perciò egli tradì prima Napoleone a favore dei Borboni e successivamente complottò contro questi ultimi, contribuendo albi loro caduta definitiva ed al consolidamento del regime borghese di Luigi Filippo.
La borghesia, poiché il proletariato non costituiva ancora una forza con cui fare i conti, sembrava destinata alla vittoria e il TaUeycond, sebbene alieno per mentalità e consuetudini da ogni contaminazione borghese, puntò sempre sulla carta del successo del terzo stato.
Seguendo questo filo conduttore nello vita del principe, in polemica con coloro che ne hanno sopravvalutato l'importanza del ruolo svolto, il Tarlo cerca, com'egli stesso dice, di mettere a fuoco il problema del posto che il Talleyrand ha diritto di occupare nella