Rassegna storica del Risorgimento

BOURGIN GEORGES
anno <1959>   pagina <88>
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88 Libri e periodici
dello stesso mese perchè il Lamennais era leggermente indisposto, gli lasciò alcuni fogli scritti di riflessioni sulle difficoltà di conciliare il sistema dell'autorità con la coscienza umana. Dei due filosofi non vi è più alcun cenno d'allora in poi nei suoi epistolari, il che comprova come egli fosse così ancorato alle proprie dottrine da non ammettere assoluta­mente nessuna opposizione. L'anno successivo al suo secondo viaggio a Torino il Lamen-nais pubblicava il famoso libro Des progrès de la Revolution et de la guerre contro VEglise, che fu il primo sintomo della sua evoluzione politica. Egli non vi rinnega il passato, ma vi afferma (e l'affermazione suscitò infinite polemiche) che solo con la libertà la Chiesa poteva ottenere il trionfo, con il sottrarsi cioè al giogo della monarchia. Naturalmente a Roma allora andò scemando il favore per l'irreq uieto abate, ma più. sensibile fu la crisi nella capitale piemontese, perchè qui più. che altrove era intesa l'unione della religione con la politica. II nuovo programma del Lamennais contrastava siffattamente con gli scopi perseguiti dall'/i miro d'Italia che si pensò bene di non far del libro alcuna parola. E cosi a mano a mano si staccarono dal loro capo i lamennesiani italiani, di cui l'ultimo fu il p. Ventura. Tra di lui e il Lamennais però si accese una discussione dottrinaria cui peraltro il filosofo francese diede un accento astiosamente personale con accuse ingiuste di sconvenienza, di delazione, di falsità, accuse che certo non gli fecero onore, perchè diedero segno di una impetuosità quasi insensata, dettata unicamente dall'orgoglio eccessivo.
Il volume del Gambero, del quale, per ragione di spazio, abbiam dovuto dar solo cenni fuggevoli, tanto da farne almeno intuire ai lettori l'alto interesse, si chiude con otto appendici, in gran parte inedite, di documentazione epistolare. Di esse son particolarmente da ricordare le prime quattro, perchè mettono in rilievo, oltre l'autorevolezza di coi godeva Cesare d'Azeglio come direttore dell'emiro d'Italia, le finalità e l'azion pratica del perio­dico e, soprattutto, dell'Amicizia cattolica.
Recentemente è pure apparso un saggio abbastanza informato, del Mendclla, che si propone di chiarire il posto che spetta al Lamennais nell'evoluzione del pensiero contem­poraneo. L'A. respinge l'accusa d'incoerenza che da non pochi si fa ancora oggidì al fervido agitatore d'idee, dichiarando (e con ragione) che i tre principali momenti del suo. sviluppo spirituale son legati ad uà filo ideologico che tutti li riunisce, consistente nella fondamen­tale concezione pragmatistica della religione. A suo avviso, tutte le preoccupazioni dell'a­bate francese sono orientate verso le questioni sociali, poiché egli non sogna tanto la salute delle anime quanto la salute temporale della società, prima della Francia e poi dell'uma­nità intiera. Anche nella sua apologetica domina un elemento sociologico: in effetti, se la religione lo interessa non è solo per un dovere verso Dio, ma perchè essa può, ed essa sola, dare una ferma base alla società umana. La sua stessa apostasia non fa che portare alle ultime conseguenze hi sua vocazione iniziale. È una tesi un po' ardita, ma sulla quale peraltro possiamo, nel complesso, convenire, perchè non manca di un buon fondo di vero.
Rimarchevoli son le pagine del libro dedicate all'analisi del secondo volume dell'Essai lamennesiano, del quale l'A. mette in giusto risalto l'importanza del criterio del consenso generale, non per le scienze, per la filosofia o la teologia (per esse il suo valore è nullo, perchè fondato sn troppo fragili basi), ma per la politica, per la quale pnò essere guida . per opinioni, ìwiwnni, azioni che mirino all'interesse del bene comune. In tal modo il Lamennais, prima ancora di averne coscienza (afferma il Mendclla) diventa, sulla scia di Rousseau, l'assertore della democrazia universale. Notevoli anche le pagine sull'azione esercitata dal Lamennais con VAvenir, non solo per l'impulso offerto da un maggior senso di giustizia umana, ma per aver altresì promosso l'abbandono dei cattolici laici dal vuoto mondo delle facili transizioni per un nuovo mondo, nel quale dovevano assumere di poi compili di organizzatori e di maestri. Men felice l'interpretazione dell'ultima opera, in­compiuta, del grande stflista (non pensatore, sia ben inteso), l'Esalasse: interpretazione frettolosa e in alcuni punti non convincente. Così, tanto per portare un esempio, io non dirci che IL in contrasto con tutto il passato, il Lamennais ammetta che soltanto la ragione individuale ha il diritto di giudicare. In verità egli non si allontanò mai del tutto dalla sua teoria astratta della ragion comune o del a consentimento universale . Lo disse