Rassegna storica del Risorgimento
BOURGIN GEORGES
anno
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1959
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pagina
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90
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90 Libri e periodici
dai grandi uomini: concezione che ben presto, anche per le delusioni create dalla monarchia conservatrice di Luigi Filippo, contrastò con i nuovi pensamenti del Mazzini, che non alla filosofia, ma a Dio faceva risalire la realtà da cui dipende il vero e i fenomeni politici sociali e morali riteneva non opera di singoli unicamente, ma da dover svolgersi con la coopcrazione collettiva. Perciò è da credere che rammirazione del Nostro per il Cousin zia stata di breve durata come poco durevole, indubbiamente, deve essere stata l'impronta stampata da questi sul suo spirito. Più dcL Cousin (io penso) favori lo sviluppo intellettuale del Nostro il Jouffroy, del primo piò. sereno, piò sobrio, piò interiore nella ricerca del problema del destino umano. Egli, tra l'altro, nell'opera, che ebbe larghissima diffusione, Come finiscono i dogmi, del 1823, avanzava con audacia la tesi della imminente rottura del vecchio mondo ed esaltando la forza del carattere, ebe supera le avversità e le difficoltà anche più ardue, invitava i giovani alla legge del sacrificio per Io svolgimento di una nuova amanita. Non è da stupire se tracce dell'orma lasciata dal Jouffroy sull'animo del Mazzini si incontrino assai sovente nei suoi scritti. Ma mi piace qui, al proposito, ricordare (ciò che dimenticano di solito i biografi) ohe, già prima dcgU studiosi della dottrina del progresso mentovati dal Santonastaso, il Mazzini aveva familiare VEsquissc del Cordorcet, che di nascosto leggeva e portava in chiesa sostituendolo, anche per il formato, al libricino delle preghiere. E aveva diciassette anni appena! H Cordor et, girondino, aveva buttato gioii suo lavoro nel 1794, quando, proscritto, si era dato alla macchia: vi faceva la storia dei progressi conseguiti, attraverso i tempi, dalla Francia, ad onta dei tiranni e dei preti, e ne desumeva la certezza di un perfezionamento illimitato.
Tra il 1825 e il 1830, su per giù, altri novatori attirarono vivamente l'attenzione del Nostro; e in ispecie: il Saint-Simon, che ne Le nouveau Christianisma (1825) predicava una morale nuova che doveva guidare la società verso il miglioramento delle classi meno abbienti e verso un più fecondo impulso al progresso mediante la scienza e l'industrie moderne; il Constant, che alla religione usata opponeva la religione storica, colta nel suo divenire; il Lermmier, che nella Revue àes Deux mondes, pubblicava articoli lucidissimi, polemizzando con i sansimoniani, sulle fonti vere della proprietà; del Ball anche, che, ispirandosi al Bossuet e al Bonnet, ritrovava nell'essere mortale l'essere invisibile e dall'idea della resurrezione dell'Essere era condotto a concepire una pluralità dei mondi e una pluralità di vite.
In questo clima di romanticismo politico-religioso e di aspirazioni ad una novella fede ogni di crescenti e, nel contempo, ad una struttura sociale in perfetto contrasto con le dottrine individualistiche ed egoistiche della rivoluzione francese si andava maturando il pensiero mazziniano. Ma gli anni decisivi nella-vita sua furono quelli tra il 1831 e il 1833, durante i quali fu. in varie riprese, a Lione, e pròprio nel periodo di grande fermento, dopo i moti del '31 e durante la penetrazione sansimoniana. Tenaci erano allora nella città i dibattiti, rievocati dal Santonastaso con sicure documentazioni, per un richiamo all'esperienza mistica interiore e accese le polemiche contro le tendenze ufficiali del liberalismo aristocratico e retrogrado che andava ogni di più avvicinandosi alla crisi. A Lione giungevano da Parigi la Revue Encyclopédique, diretta dal Léroux e dal Rcynaud, fiancheggiata dalla rivista cattolica di grande interesse, la Revue Européenne, ove l'impostazione dottrinaria del Cristianesimo si accompagnava allo sviluppo di motivi apocalittici e che (come acutamente annota PÀ.) doveva influire sul Mazzini in concordanza della apocalittica polacca e del moto liberatore dei popoli. A Lione usciva pure un giornale locale di tendenza liberalo e progressista, che si schierava contro la politica del giusto mezzo e richiamava l'attenzione sulla situazione rivoluzionaria italiana e difendeva ad oltranza la causa polacca Molte coso in comune ebbe il Mazzini con il Rcynaud, delle cui opere l'A. discorre, come sempre, con larga informazione, come, ad esempio, la negazione delle anime ala direzione della vita futura che non è che un prolungamento della vita quaggiù. Altri giornali uscivano a Lione (la Glàneuset ì'Echo de la fubrique, VJECO des ira-vailleurs), ì quali difendevano il proletariato dallo sopraffazioni o consideravano l'associa-zione come un'istituzione utile e assai nobile .
Ma soprattutto l'ambiente di Marsiglia, ove il Mazzini dimorava allora, si presentava in modo particolare in agitazione rivoluzionaria. Puro da Parigi vi giungevano le Globe,