Rassegna storica del Risorgimento
BOURGIN GEORGES
anno
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1959
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pagina
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92
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92 Libri e periodici
carsi con la virtù, con la quale si afferma la nostra personalità morale, perchè <c la vcrtu c'est avant tout la constante dans l'action et dans le sacrifico ; mentre per il Lamen-nais, grande poeta-visionario, dotato di potente fantasia vivificatrice, ma poro Intel letto, il mondo non doveva conquistarsi che con la preghiera e l'attesa, poiché è grande illusione vincere in un giorno. Non è perciò da meravigliarsi se i contrasti intimi tra i due, contrasti che un lettore attento può scoprire persino nelle loro lettere dovevano necessariamente condurre (come in realtà avvenne) a una dolorosa rottura definitiva. fci
Gli ultimi capitoli della perspicua fatica del Santonastaso (pp. 153-207), sui quali concordiamo pienamente, studiano, con dovizia di riferimenti e con geniale novità di vedute, il pensiero mazziniano politico-sociale quando pervenne del tutto alla maturità. Non ci è possibile (e ci spiace) seguire passo passo FA, nelle sue fini analisi delle varie coincidenze, spesso prima di lui erroneamente interpretate, delle dottrine mazziniane del progresso, della democrazia, della nazionalità, dello stato e dei vari fenomeni sociali con quelle professate dai teorici contemporanei (i simoniani, ad esempio, il Blanc, il Michelet, il Prou-dhon e altri molti): coincidenze, però, che non hanno punto intaccato l'originalità della sua altissima mente (cosi io son d'avviso), perchè egli ha trasfigurato i concetti, attìnti sia pure da fonti molteplici, come ne dà prove copiose FA., con un'eccezionale facoltà selettiva passando dall'altrui astrattezze al solido mondo della realtà più che non si creda e presagendo, spesso, dei fatti lo sviluppo e le conseguenze. In effetti non solo con il commettere (son parole del Santostanaso) ad ogni individuo l'universalità dei compiti e con il far dell'atto umano un atto creatore sempre nuovo ha connesso saldamente l'individuo al tutto senza favorire in tal modo l'individualismo; ma, abbandonando decisamente il liberalismo individualistico, che portava di certo al dominio dei grandi monopoli e alla conservazione dei grandi privilegi, a tutto danno del proletariato, e combattendo aspramente il grande capitalismo che nega i diritti del lavoro, dell'associazione e delle forze produttive e il comunismo che istilla nelle istituzioni il proprio egoismo e incita a sensi di odio e di ribellione ha intravisto una nuova forma di liberalismo, e cioè il liberalismo dei gruppi, che coincide, a detta dell*A., con alcune tesi del neo-liberalismo contemporaneo.
Pertanto, oltre che per l'indefesso apostolato del dovere, anche per codesto apporto efficacissimo al rinnovamento della società compete al Mazzini un posto d'onore tra le figure più eccelse del tempo suo. MASINO OHAVEGNA
UMBERTO BESEGHI, 1849: Garibaldi rimase solo', Bologna, ed. Tamari, 1958, in 8, pp. 388. L. 1200.
Di quest'opera di Umberto Beseghi, da poco tempo tolto agli studi che gli furono cari, ed agli amici, che ebbe molti, intendiamo dare al lettore, più che una disamina critica, una presentazione, un primo commento, che gli permetta di rendersi conto dello spirito con il quale l'Autore aveva affrontato il suggestivo tema.
Prendendo l'inizio dal drammatico consiglio di guerra del 30 giugno, al quale aveva partecipato Garibaldi coperto di polvere e di macchie di sangue, con la spada contorta in pugno , e dal quale Mazzini era uscito protestando contro la decisione, che andava sempre più fòrtemente e chiaramente profilandosi e fu poi accettata, secondo cui l'assemblea costituente cessava da una difesa divenuta impossibile e restava al suo posto, viva e avvincente si snoda la narrazione che il Beseghi fa della ritirata (che egli preferisce chiamare marcia, anzi spedizione) di Garibaldi da Roma.
L'Autore riesce sempre ad evitare, nell'elenco dei nomi di località, e delle situazioni che più o meno si ripetono, la secchezza e l'aridità d'una rassegno; come Garibaldi scovava sempre una nuova via d'uscita di fronte ai pericoli cho lo mosse dei quattro eserciti, ancorché agenti senza coordinazione, gli procuravano, cosi il Beseghi riesce a raccontare senza diminuire mai la tensione. Dice tutto, eppure si resta in attesa: questa marcia di Garibaldi