Rassegna storica del Risorgimento
BOURGIN GEORGES
anno
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1959
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pagina
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96
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96 Libri e periodici
riconsiderato anche come elemento di nn bilancio della poli tira piemontese verso ì territori turchi della penisola balcanica. L'A. ne parla (p. 19 ss.) dal punto di vista generale dei a compensi all'Austria, entro le prospettive dell'i norient amen tu suggerito dal Balbo, ma, sostanzialmente, senza allargare la ricerca al di là della fondamentale opera di Franco V ulsecchi.
Ciò non toglie che, per il periodo precedente il triennio decisivo 1859-61, il contributo di Taniborra sia assai importante sotto l'aspetto del peso rilevante che egli dà alle manifestazioni dell'opinione, alle correnti e ai gruppi del filone rivoluzionario . Non è già che l'A. svaluti le armi tradizionali della diplomazia . com'egli le chiama, ma ha ben chiara la consapevolezza di quanto esse siano spuntate quando non le animi il fuoco sacro dell'entusiasmo romantico europeistico e umanitario delle correnti democratiche o l'ardore della passione patriottico-nazionale dei ribelli nei vari paesi. Il primo e anche il secondo capitolo sono ricchi di notizie poco note o inedite su questo aspetto non ancora abbastanza studiato, e i problemi della sistemazione futura dell'Austria e della Turchia, del contrasto tra Europa liberale e Russia assolutista, del piccolo e del grande panslavismo, dell'alleanza dei popoli oppressi, dalla Polonia all'Ungheria alla Serbia alla Bulgaria alla Romania alla Croazia, sono ben presenti a Tamborra, che ne conosce implicazioni, contraddizioni, carica mitica e suggestione ideologica. Non è possibile qui indicare neppur sommariamente i numerosi punti d'interesse toccati a questo proposito dall'A., il quale, non perdendo di vista il suo tema, li usa come elementi per giungere alla conclusione che, nell'orientamento cavouriano, la sensibilità dei patrioti italiani per il problema slavo e la simpatia verso l'emancipazione nazionale dei popoli balcanici coesistono in Incido equilibrio con la considerazione del pericolo del panslavismo quale arma della Russia zarista contro l'Occidente liberale. Le previsioni cavouriane sullo spettro russo (vedi p. 60) potrebbero ben essere ricollegate a quelle giobertianc del Rinnovamento come segno di tutta una convinzione ormai radicata in Piemonte, e non soltanto in Piemonte. Per il biennio quarantottesco l'attenzione dell'A. (con qualche apporto inedito) va soprattutto all'azione del principe Czartoryski e al tentativo di accordo tra Magiari e Slavi svolto in primo luogo dal console piemontese Marcello Cerniti e dal colonnello Alessandro Monti. Ma dall'indagine risulta, e con chiarezza maggiore di quanta non si avesse finora, la difficoltà di una politica d'intesa fra risorgimento nazionale italiano e risorgimento nazionale balcanico. L'ostilità, o la diffidenza, di Croati e Sloveni appare in modo significativo (p. 101 ss.) e anche l'inconciliabilità delle posizioni ungheresi con quelle slave (p. 104 ss. e passim).
Anche nella parte più ampia, e più nuova, del volume, quella dedicata al 1859-61, la preparazione dell'A. si dimostra vasta e accorta. L'uso dei documenti della missione Astengo è volto con perizia a studiare la portata e il significato dei tentativi cavouriani di creare difficoltà all'Austria sul Danubio. Impazienze dell'agente sardo (p. 128 ss.), simpatie vivissime dei giovani e dell'opinione pubblica in Serbia per il presidente subalpino (spcc. p. 158 ss.), concordanza sostanziale, pur fra rabbuffi e contrattempi, degli entusiasmi dei rappresentanti piemontesi con l'attivismo audace di Cavour escono chiari dalle pagine dello studio, tanto più se posti a raffronto con la prudente direttrice conciliativa tra Serbia e Turchia (p. 192) proposta poi da Ricasoli. Direi, come valutazione complessiva, che la componente quarantottesca, viva nei giovani diplomatici subalpini, non è spenta in Cavour, ma che il realismo del responsabile politico impone all'azione del ministro limiti invalicabili. In questo senso, perciò, è giusto dire che il conte vuol consolidare e approfondire i rapporti con ciascuna delle nazionalità danubiano-balcaniche, sentite in varia misura come gli alleati naturali del Piemonte, degli Italiani, poi dell'Italia unita (p. 11.1). Ma e, forse, lecito dubitare che questa volontà si traduca in un'azione animata realmente da un respiro. più ampio di quello che aveva guidato gli nomini del '48. Poiché in costoro non era presente soltanto il proposito di sollevare le popolazioni del Danubio contro l'Austria (ivi), ma anche quello di stimolare, nello spirito di Mazzini e dell'* Alleanza italoslava , l'iniziativa dei popoli per coalizzarli contro il dispotismo dei governi. Il respiro etico-ideologico era stato più vasto allora, anche se meno commisurato alla realtà politica.