Rassegna storica del Risorgimento
BOURGIN GEORGES
anno
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1959
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pagina
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102
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102 Libri e periodici
a finì di smaccata propaganda antisocialista della conferenza dì Toniolo a Poggibonsi nell'ottobre 1896, con la provocatoria presenza del vescovo di Colle e dei maggiori dirìgenti clericali della provincia
Quest'immagine dei cattolici militanti piali strumenti della borghesìa e della possidenza toscana , dello associazioni sociali cattoliche come organizzazioni politiche dei proprietari terrieri per la lotta di classe contro il proletariato, può essere accolta da una storiografia non faziosa? È accettabile l'affermazione secondo la anale e l'apparato ecclesiastico , nelle sue iniziative di carattere rituale e oscurantista (messe, novene...) escogitate ai danni dei lavoratori, e aveva naturalmente il diretto sostegno e l'appoggio incondizionato della parte più reazionaria della possidenza terriera ? Credo che hi questione vada riesaminata con maggiore impegno scientifico; lo storico futuro potrà anche utilizzare la seguente lettera inedita che il Lazzcri, predicatore in Valdelsa, indirizzava il 19 dicembre 1896 a Giuseppe Toniolo (e che non può essere facilmente inquadrata nello schema del Morì): Le malve e tutti i moderati di Colle, compreso qualche prete, si lamentano fortemente della mia predicazione, ed hanno fatto tanto da mandare il Delegato dal Vescovo a pregarlo che io mi moderi in certe espressioni che a loro non piacciono. Per fortuna il Vescovo, che ha sempre assistito alle prediche, ha risposto al Delegato difendendomi. Pare impossibile! come vogliono essere prepotenti in questi paesacci le malve nella loro agonia! Ma quel che conforta è che a Poggibonsi il popolo è accorso in folla enorme ad ascoltare per quattro sere il P. Antonino Lulli, e a Colle il concorso alle mie prediche è straordinario per quella città apatica e ignorante. E il vedere tanta gente in chiesa urta i nervi dei moderati più di qualunque altra cosa. D Delegato presso il Vescovo mi accusò di tendenze socialistiche; la solita accusa! Ma secondo me capisce poco cotesto oinone il valore delle parole e prende lucciole per lanterne .
Essendo fallita anche l'arma delle associazioni cattoliche, la classe padronale tenta la via della violenza e della reazione politica. Ma, secondo il Mori, il piano di Sonnino per la riduzione delle libertà è respinto per merito principale delle sezioni e dei circoli socialisti .
E augurabile che Giorgio Mori ponga in prossimi lavori le sue belle doti di ricercatore al servìzio di un più sereno e spregiudicato impegno dì comprensione storica.
FAUSTO FONZT
BHTJNO CAIZZI, Storia del setificio comasco', Como, Centro Lariano per gli Studi Economici, 1957, in 80, pp. 131. L. 2000.
Fin dalla seconda metà del secolo XVIII, l'industria serica italiana ha trovato terreno estremamente fertile, al suo sviluppo, soprattutto nel comasco. Da allora, essa, nonostante la pebrina (la gravissima malattia del baco da seta), nonostante la rivoluzionaria introduzione del rayon (la fibra artificiale che ha molti caratteri in comune con la seta e la coi scoperta, dovuta allo svizzero Dario de Chardonnet, risale al 1890) e gli sconvolgimenti politici dell'ultimo cinquantennio, ha continuato a trovare, in quella provincia, le migliori condizioni per il suo eccezionale sviluppo. Oggi il numero dei telai installati nella provincia di Como raggiunge il 75 per cento del totale dei telai italiani. E evidente che, per ottenere questo risultato, devono avervi concorso molteplici cause e fortunate circostanze, la cui scoperta ha suscitato, da alcuni anni, il vìvo interesse del Caizzi i cui s.tudi sono condensali in questa sua Storia del setificio comasco, edita in magnifica veste dal Centro Lariano per gli Studi Economici,
Il primo Importante avvio allo sviluppo dell'industria serica nel comasco, il Caizzi io fa. risalire all'editto del 1769; con esso sì dispose la riduzione al 50 per cento, por le stoffe lombarde, del dazio che si esigeva ai confini dell'Impero. Soltanto da qualche decennio era cominciata a lavorarsi la seta in. quella contrada, e gli artigiani locali stentavano a sostenere la concorrenza estera. Tuttavia, sia per la grave penuria di capitali, sia per l'instabilità degli scandii, l'industria potè approfittare poco dei vantaggi che le riservava l'editto. Alle scarse possibilità di sviluppo dell'industria, si aggiungevano, poi, le continue