Rassegna storica del Risorgimento
BOURGIN GEORGES
anno
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1959
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pagina
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103
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Libri e periodici 103
violazioni dell'ordinamento corporativo, che incidevano direttamente sulla qualità della produzione. Accadeva, tra l'altro, che molti capifabbrica, con un lieve aumento delle mercedi, attirassero molti dei tessitori impegnati presso altri capifabbrica, scompaginando ìl piano produttivo di questi ultimi. In siffatte condizioni ambientali spiega il Cai zzi difficilmente la tessitura serica comasca avrebbe potuto affrontare le lavorazioni pia pregiate o quelle che esigono un lungo tirocinio od una sorveglianza assidua ed attenta (p. 30). Ci volle un altro editto, quello del 1784, perchè, creando una condizione di assoluto privilegio per le manifatture imperiali, l'industria del comasco potesse rapidamente svilupparsi.
Dopo aver condotto vita molto incerta durante ìl periodo francese, l'industria serica riprese, col ritorno dell'Austria, il suo naturale ritmo di sviluppo. Nel decennio 1837-48, la tessitura comasca riuscì ad aumentare del 50 per cento il numero dei telai. Un industriale comasco attribuiva questo successo alla proibita introduzione delle stoffe di seta che fu per la Lombardia la vera spinta di questo ramo di industria nazionale . Ma il Caizzi lo fa dipendere anche dalla eccezionale disponibilità di materie prime, diretta conseguenza della particolare difficoltà di collocare, all'estero, la seta grezza.
L'unità italiana trovò l'industria comasca in piena crisi, perla grave falcidia di bachi da seta operata dalla pebrina. In più, la perdita di qualsiasi privilegio sul mercato viennese e l'apertura di un-nuovo vasto mercato, creavano un vivo disorientamento tra gl'industriali. Soltanto dopo il 1870, per l'introduzione del telaio meccanico e la temporanea crisi dell'industria lionese, il setificio comasco potè riprendersi. Né minor giovamento le recò la tariffa italiana del 1887 e la rottura doganale con la Francia; anzi, la scomparsa delle lavorazioni tipiche francesi dal mercato italiano, permise al setificio di dedicarsi anche a quelle lavorazioni. Contemporaneamente, l'accrescfuta capacità finanziaria e di espansione delle nuove imprese, favorirono lo sviluppo del grande opificio. Nel 1904, Como ospitava 1*82 per cento dei telai a mano e il 78 per cento di quelli meccanici dell'intera penisola.
Durante la prima guerra mondiale, la scomparsa della concorrenza tedesca e le difficoltà dell'industria francese, favorirono l'industria comasca. Più duro doveva essere il dopoguerra, con la penuria di capitali, le agitazioni sindacali, il disordine monetario, il rincaro della mano d'opera, la politica protezionistica degli stari, soprattutto per quei prodotti di non indispensabile consumo. Tuttavia, e questa volta per merito del rayon, l'Italia esportò 4,4 milioni di chilogrammi di tessuti di seta in un solo anno, nel 192.6, e di essi gran parte provenivano dal Comasco.
Dopo qualche anno di relativa prosperità, ecco la crisi del 1929, le sanzioni economiche, e, qualche anno dopo, la nuova conflagrazione mondiale, a portare nuovo disordine nella produzione e nel commercio, e l'inevitabile cedimento della seta rispetto al rayon e ai nuovi filati autarchici. La continua richiesta del mercato mondiale di filati e manufatti di ogni sorta, dopo il conflitto, diedero qualche maggior profitto all'industria; ma già nel 1947 riaffiorarono le difficoltà del primo dopoguerra: la seta ritornava ad essere un articolo voluttuario per i paesi importatori.
In Italia, il raccolto dei bozzoli rappresenta, attualmente, meno del quarto di quello di un secolo fa, e diminuisce di anno in anno. Il prezzo, troppo basso, dei bozzoli, non riesce più a remunerare, convenientemente, le spese di allevamento, mentre si affermano attività piò. redditizie, e gli agricoltori perdono ogni interesse all'allevamento dei bachi,
Non è la prima volta che il Caizzi s'è interessato alla storia dello sviluppo dell'industria serica comasca. Già nel 1952, aveva pubblicato un saggio sulle Vicende storiche della tessitura serica comasca* e di cui, come egli stesso dichiara, il presente volume non vuole essere altro che una revisione, spinta fino al rifacimento, di quel saggio (p. 14). E dobbiamo dire che il Caizzi, con questo nuovo lavoro, è riuscito a dare una visione molto ampia dell'evoluzione dell'importante industria comasca. Certo, non tutti, i problemi vi hanno trovato posto adeguato. Soprattutto quelli sociali: disoccupazione operaia, retri." finzioni, scioperi vi sono appena accennati. Lo stesso Autore, d'altronde, riconosce la loro importanza e ne auspica una più approfondita analisi. LUIGI IZZÓ