Rassegna storica del Risorgimento

1849 ; MAMELI GIORGIO
anno <1918>   pagina <616>
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. Gotmi
rettitudine ed altezza del suo carattere, alla vigilia del proclama di Moncalìeri, non poteva non abbandonare, disgustato ed infastidito, il Parlamento, per ritornare a Genova a vita privata.
Invano l'amico, suo Lorenzo Valerio,"dolente che egli se ne fosse andato, gli scriveva di ritornare nell'agone politico. Ma Giorgio Ma­meli non era uomo da cedere neppure alle dolci violenze dell'ami­cizia, allorché un proposito s'era formato nell'animo suo.
All'amico carissimo da Genova rispondeva con una nobilissima lettera, che noi abbiamo la ventura di riprodurre in parte :
Caro Valerio, anch'io ho provato un gran dispiacere nel lasciar te e molti amici, ma finalmente non potevo essere contro la Si- nistra perchè è il solo partito nazionale : la Destra cerca retroee- dere ai privilegi, alla camarilla di corte ; con voi non potevo stare * perchè vedevo che la più parte delle deliberazioni avrebbero fatto naufragio sulla triplice barriera del Ministero, del Re e del Se- nato.
L'Europa ha gli occhi sul Parlamento italiano, e 1: suoi atti non soffrono mediocrità ; essi devono essere figli della riflessione- A me pareva che il Parlamento agisse avventatamente, che noneon- siderasse la condizione del paese nel momento attuale ; a me pareva di vedere una politica messa in piazza mentre doveva essere te- muta in petto ; parevami messe in campo delle teorie che volendo il perfettissimo allontanavano il bene ; parevami che nessuno con- cepisse l'urgente bisogno di pensare al bene materiale dei popoli onde ristorarli dalle perdite sofferte, compensarli dai sacrifici fatti è confortarli nelle nuove istituzioni.
* Mio caro Valerio, il nostro paese è una gemma, con poco in- gegno noi possiamo aumentare in poco tempo la pubblica prospe­re rità; questo deve essere il primo scopo degli uomini di Stato.
Al di d'oggi non si può più dire un popolo pastore sarà quello che domina gli altri ; nella nostra età ci vogliono tesori, le ricchezze e in oggi vengono accompagnate dai lumi ; la Russia stessa è ric- chissima, se i russi sono indietro di civilizzazione, con denari, quel despota, chiama i primi ingegni del mondo e con essi ripara all'in- sufficienza dei suoi connazionali.
Fra il cumulo di tante leggi questa città è un deserto, non vedi die rifugiati ; ti dissi più volte che qui non ci sono campi, non vi è altro ehe mare e come ogni giorno di ritardo a prendere delle disposizioni per assicurare la ruota del commercio è un ec- cxdio nazionale ; i negozianti, le mercanzie* i capitali prendono altre direzioni, e colla morte di Genova muore, anche il resto delio Stato, abbenchè più lentamente .