Rassegna storica del Risorgimento
1861-1862 ; PRUSSIA ; POLONIA ; RUSSIA
anno
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1959
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pagina
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147
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FONTI E MEMORIE
RUSSIA, PRUSSIA, LA QUESTIONE POLACCA E IL RICONOSCIMENTO DEL REGNO D'ITALIA (1861-1862)
Quando il 17 marzo 1861 veniva pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge, votata dalle Camere, per cui Vittorio Emanuele II assumeva, per sé e per i suoi successori, il titolo di Re d'Italia un punto fermo veniva posto, definitivamente, al lungo processo unitario, cui avevano contribuito, in concordia discors, tutti gli Italiani. Non tutti i territori cui tendeva il giovane regno erano entrati a far parte della nuova unità statale: il problema di Roma capitale e quello della Venezia considerata nel significato storico e geografico più vasto - rappresentavano i due poli di attrazione intorno a cui si dovevano affaticare gli uomini usciti dalla scuola di Cavour e le generazioni che dovevano sentire, quale imperativo categorico, l'impegno al compimento dell'unità d'Italia.
Tuttavia, malgrado fosse vivo negli animi il senso dell'incompiutezza dei risultati raggiunti; malgrado non si intendesse affatto allontanare dalla mente gli obiettivi rimasti sul tappeto e non si volesse, di conseguenza, rinnegare i metodi sin qui usati che erano insieme di guerra e di cospirazione, di diplomazia e di opera sotterranea era pure necessario dare un respiro all'opera unitaria. Consolidare i risultati raggiunti, far accettare dalle Potenze la nuova realtà del Regno d'Italia, rientrare in quella che possiamo chiamare legalità internazionale , tutto questo è quanto si propongono il conte di Cavour, i suoi successori e tutta la diplomazia italiana all'indomani del 17 marzo 1861, sollecitando il riconoscimento di Vittorio Emanuele H quale re d'Italia.
Se il riconoscimento da parte dell'Inghilterra non si fece attendere (30 marzo), cui seguirono quello della Svizzera (lo stesso 30 marzo) e l'altro degli Stati Uniti (13 aprile), più a lungo esitante fu la Francia. L'imperatore Napoleone HI, per la posizione interna della dinastia che si appoggiava al partito clericale, per la politica seguita da oltre dieci anni a quella parte, perla stessa presenza delle truppe francesi nello Stato pontificio intendeva condizionare il riconoscimento ad un preciso impegno di Vittorio Emanuele a proposito di Roma. Vi furono colloqui e insistenze, su istruzioni di Cavour e poi di Ricasoli, degli inviati italiani, soprattutto Vimercati, lettere personali di Vittorio Emanuele all'Imperatore. Finalmente, poiché da Torino si insisteva tanto, ma non si intendeva offrire alcuna garanzia e la Francia non poteva, decentemente, ritardare più a lungo il riconoscimento, il 25 giugno 1861 il Moniteur annunziava che l'Imperatore si era indotto a questo atto formale; aggiungeva, però, la dichiarazione, comunicata a Torino, che il Governo imperiale déclinait