Rassegna storica del Risorgimento

1861-1862 ; PRUSSIA ; POLONIA ; RUSSIA
anno <1959>   pagina <149>
immagine non disponibile

Il riconoscimento del Regno d'Italia 149
All'azione diretta si aggiunge anche l'opera persuasiva della diplo­mazia inglese che, facendo propri gli argomenti di Ricasoli, è pronta a fare notare come il riconoscimento, oltre a consolidare il regno, contri­buirebbe à contrebalancer l'iniluence toujours croissante de la France à Turin , *) quella Francia che è ben presente a Roma a condizionare gli sviluppi del nuovo regno. Anche il ministro degli Esteri francese Thou-venel fa sentire le proprie insistenze per il riconoscimento, così che già alla fine di febbraio le esigenze prussiane si chiariscono nella richiesta di garanzie ben precise: Vittorio Emanuele avrebbe dovuto fornire l'assi­curazione formale che l'Italia sarebbe rimasta nella più stretta neutralità in caso di guerra della Prussia o della Confederazione germanica e che non avrebbe approfittato delle circostanze per impadronirsi della Venezia. 2>
Le dimissioni di Ricasoli e l'ascesa al potere di Rattazzi (4 marzo) aprono la strada, in Europa, ad una fase di incertezza e di preoccupazione circa le intenzioni del nuovo Governo. A Londra come a Berlino, a Parigi come a Pietroburgo e a Vienna si fa presto a pensare che il diverso carattere dell'uomo, i suoi legami con l'ambiente mazziniano e garibaldino conducano Rattazzi e il nuovo governo italiano a stringere i tempi per recare a solu­zione il problema della Venezia. Lo stesso re Vittorio Emanuele che in definitiva ha operato personalmente il mutamento di ministero portando via il portafoglio a Ricasoli à la balonnette è lì pronto a dichiarare il 14 marzo al Brassier che à présent nona irons en avant, les autres ministres ne faisaient rien, ila dormaient , giustificando anche gli arma­menti straordinari.3) Così, se soltanto un mese prima Ricasoli si mostrava disposto a offrire alla Prussia qualche garanzia in cambio del riconosci­mento, adesso il Rattazzi mostra più. che mai di non volerne sapere. Per questo, dopo che già il 3 marzo, alla notizia del cambiamento di governo, era stato sospeso ogni colloquio sull'argomento, tre settimane più tardi il 27 marzo questa direttiva prussiana viene confermata e resa più pe­rentoria. *)
La Prussia, a ben vedere, si accorge infatti che dietro il cambiamento di ministri vi è la precisa volontà del Re, sempre irruento e deciso: il nuovo orientamento che essa prevede nella politica estera italiana non è dunque troppo contingente, ma qualche cosa di solido e legato alla persona stessa del sovrano che, morto Cavour, svolge una politica sempre più personale, insofferente delle pastoie e dei compromessi della vita ministeriale. Si
*) Die aiuto. Politile cif., voi. II, 2, Brassier de St. Simon (che riferisce un colloquio con Bicasoli), al re Guglielmo, Torino 11 gennaio 1862; vedi anche Ricasoli a De Launay, 3 gennaio 1862 e a D'Azeglio, a Londra, 25 gennaio 1862 in / Documenta diplomatici ita­liani Berle I, voi. II, a cura di W. MATURI, un. 46 e 49 (in bozze).
2) Dia ausm Politile cit.-, Voi* il-, 2, Bernstorff a Brassier, Berlino 20 febbraio 1862, pp. 587-589.
8) Dio aiuto. Politile ., voi. II, 2, p. 611 nota.
4) DU aiuto. Pol.itih cit., -voi, li, 2, Bernstorff a Brassier, 27 marzo 1862, p. 610.