Rassegna storica del Risorgimento
ROMANO LIBORIO
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1959
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quasi come la non minore delle colpe di cui ai macchiava ai suoi occhi la popolazione meridionale perfino Costantino Nigra, che fu, in fondo, il maggior oppositore del Romano, e la cui incomprensione dell'anima napoletana è solo pari alla grande abilità diplomatica di cui egli stesso diede prova nella Francia del secondo impero*
Che anzi, alla vigilia dell'ingresso di Garibaldi, la grande popolarità di cui godeva il Romano parve addirittura agli osservatori contemporanei Tunica cosa salda che rimanesse nello sfacelo napoletano; e ad essa, in quella tormentata vigilia, avevano fatto appello borbonici e cave-umani, mazziniani e garibaldini. Ed è ingeneroso, come fa il De Cesare, irridere a quella forza formidabile che era nelle mani di don Liborio, paragonandola con sprezzo a quella posseduta a suo tempo da Masaniello. Egli avrebbe dovuto piuttosto sforzarsi di cogliere il senso e il valore di quel consenso: si sarebbe accorto allora che le forze- popolari furono col Romano non solo perchè egli, con la sua esperienza di uomo espresso dalla borghesia terriera, seppe intenderne le aspirazioni, le esigenze, i bisogni, ma anche perchè il popolo, nel suo intuito istintivo, comprese subito come sarebbe tato più. fatale non compromettersi, dar consigli restando nell'ombra, mantenere l'aureola dei puri come faceva ad esempio l'incorruttibile Poerio ohe non accettare in quei frangenti dei posti di responsabilità: ed apprezzò e ripagò con amore questo vecchio lavoratore che si rimboccava le maniche e rimaneva sulla breccia, ai suo fianco, nel momento' del pericolo.
Il consenso popolare appariva assai strano, anche perchè in sostanza il Romano si affacciava alla politica attiva, alla politica che abbracciava come raggio d'azione l'intero Mezzogiorno, assai tardi, alle soglie della sua salda, robusta e vivacissima vecchiaia. Sino al 1859, infatti, il suo nome era noto ai più come quello di un grande avvocato, scrupoloso, laboriosissimo, generoso, pieno di zelo per i poveri e i diseredati, che, come tutti gli esponenti della borghesia intellettuale, aveva avuto i suoi momenti di persecuzione da parte del governo borbonico. Nessuna aureola di martirio come quella del Poerio cingeva peraltro il suo capo: che dalle carceri, dai confini di polizia, dall'esilio egli era tornato sempre dopo aver fatto dichiarazioni di formale ossequio al governo borbonico
Si potrebbe aggiungere, a spiegarne la popolarità, che gli avvocati, i grandi avvocati godono di per se stessi in Napoli larghissima notorietà, più di ogni altra categoria di professionisti, e che il popolo napoletano apprezzò il Romano anche perchè egli, di abitudini modeste, quelle stesse abitudini aveva conservato anche durante la permanenza in altissimi uffici, e ministro in carica aveva mantenuto, senz'alcun sussiego, i contatti con tutti. Per di più egli aveva introdotto ima prassi che colpì molto l'immaginoso popolo napoletano: quella di rivolgersi alla cittadinanza con manifesti murali, proclami, avvisi a stampa, quasi per stabilire un dialogo quotidiano col popolo, riceverne impulsi e dar continuo conto dell'opera sua.