Rassegna storica del Risorgimento

SOLFERINO E SAN MARTINO
anno <1959>   pagina <245>
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Libri e periodici 245
H, Acro, The Bourbon of Naples (1734-2825)*, Londra, Methuen, 1956, in-8, pp. XVIII-731. 21 se
L'A., legato da vincoli affettivi al mondo anglonapoletano, sente vivamente il fascino della Napoli sette-ottocentesca. La tesi cui si ispira il volume è chiara ed espressa: la Napoli, che tuttora esercita una singolare suggestione sui viaggiatori di ogni paese, deve molti dei BUOÌ caratteri all'influenza della dinastia borbonica. I Borboni hanno avuto una cattivissima stampa, perchè il giudizio su di loro è stato sistematicamente influenzato, dal Risorgimento ad oggi, by liberal Prejudice . Occorre quindi ristudiarli con serenità e vedere innanzi tutto come essi apparvero ai loro contemporanei .
Su queste premesse, poteva costruirsi un libro veramente suggestivo, un libro di colore, un libro, per fare un grande nome, alla Salvatore Di Giacomo. Si ripensi alla deli­ziosa cronaca del San Carlino o a Ferdinando IV e U suo ultimo amore.
Purtroppo, nel desiderio di raccontare lutto, la narrazione dell'A. si è andata via via appesantendo. Ne è venuto fuori così un libro di divulgazione che, basato sulla biblio­grafia essenziale indispensabile (unica lacuna grave, dato l'intento dell'A., la ignoranza del volume del Corti su Maria Carolina) e su qualche diretta indagine marginale, narra con sufficiente chiarezza gli avvenimenti napoletani dal 1734 al 182S. Anche se l'A. è formalmente assai prudente ed emette molto di rado giudizi di valore, traspare da tutta la narrazione la scarsissima comprensione che egli ha dei motivi ideali che mossero il giacobinismo e il liberalismo meridionali ad opporsi ai Borboni. I fatti sono narrati quasi esclusivamente dall'angolo visuale della corte borbonica. Mentre, sulla tràccia del diarista De Nicola, non mancano battute ironiche contro gli avversari del regime borbonico, la politica di Maria Carolina e del suo entourage è seguita con evidente simpatia, la stessa arrendevolezza ed il cinismo di re Nasone sono presentati nel modo più favorevole, la saggia politica del Buffo viene contrapposta all'astrattismo dei giacobini. E gli esempi potrebbero continuare.
Comunque, entro i limiti accennati, il volume dell'Acton, sorretto da un sincero amore per l'argomento trattato, riesce al suo scopo divulgativo: è di lettura agevole, anche se tutt'altro che brillante, lascia largo posto alla aneddotica ed è in complesso assai bene informato. j JJ
RENATO CARMIGNANI, Storia del giornalismo mazziniano. Volume I (18271830); Pisa, Domus Mazziniana, 1959, in 8, pp. 293. L. 1800.
È il primo volume di un'ampia opera destinata a percorrere, sul fondamento di nuove indagini e con maggiore compiutezza che non si sia fatto sinora (sull'argomento, com'è noto, possediamo di già perspicui saggi di valenti studiosi), tutto l'itinerario del gior­nalismo mazziniano dall' Indicatore Genovese a La Roma del Popolo. Esso abbraccia appena tre anni di attività giornalistica del Mazzini e dei suoi amici genovesi, dal 1827 all'inizio della Giovine Italia; ma assume un particolare interesse, perchè invero furon quelli gli anni in cui si andò formando la personalità del grande Veggente.
La vocazione mazziniana al giornalismo è giustamente ricercata dell'A. nella forte educazione etico-rcligioso-politica che gli pervenne dal giansenismo materno e dei primi maestri e dalla stampa giansenistica del tempo, tutta pervasa d'idealità democratico-re­pubblicane, cui conviene aggiungere lo studio del diritto, di cui son tracce copiose negli zibaldoni, e che resterà poi sempre, a detta del Carmignani, alla base del suo pensiero poli­tico. In opposizione agli insegnamenti che gli venivano impartiti all'Università, in cui dominava incontrastato l'indirizzo classicheggiante, il quale faceva netto contrasto con i metodi seguiti in famiglia, il giovane studonte (e no duri prova i ricordati zibaldoni) deve avere cercato negli enciclopedisti e negli ideologi della seconda metà del Settecento la possibilità di un chiarimento ai vasti problemi, soprattutto in materia di fede, che già gin d'allora tumultuavano nella sua mente; ma par che gliene sia penetrata nell'anima una ondata di sensismo e di materialismo che gli procurò una crisi dolorosa. A riaversi e ad