Rassegna storica del Risorgimento

SOLFERINO E SAN MARTINO
anno <1959>   pagina <258>
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258 Libri e periodici
agrari, con larga diffusione specie nelle province più progredite sulla via dello sviluppo agrario, mette in chiaro sempre più l'interesse del ceto dei proprietari fondiari, di tecnici, di economisti ecc. per la soluzione (o almeno l'approntamento di proposte) della questione agraria. Alla luce di queste indicazioni si spiegano le polemiche relative all'istituzione e alla morte del Ministero dell'Agricoltura, le Relazioni di carattere statistico ai fini delle inchieste avvenire, le proposte del Boselli per una inchiesta sulle classi operaie in Italia, i suggerimenti successivi del Bertani ecc.
Ma mentre il Lanza, presidente del consiglio, alla proposta Bertani del giugno 1872, sembrava voler spostare la ricerca delle cause e dei rimedi per le condizioni dei lavo­ratori agricoli al di fuori dei conflitti sociali con i proprietari nell'ambito di un problema generale di progresso e di ricchezza di tutta l'agricoltura, il Bertani-temeva che le soffe­renze dei contadini servissero ai proprietari solo per ottenere sgravi fiscali, protezionismo e privilegi: il contrasto tra le due inchieste era già precisato nei suoi elementi essenziali.
Si ebbe così l'unificazione delle inchieste su di una base conservatrice; e, mentre si stemperava sempre più il carattere del progetto negli anni successivi, il progetto stesso giunse alla Camera all'indomani del voto politico del 18 marzo 1876. Si deve con questo attribuire gran parte del merito dell'approvazione alla Sinistra, salita al potere? II Carac­ciolo non è del tutto di tale avviso perchè riconosce che essendo passata in secondo ordine la parte sociale anche la Destra poteva approvare gli elementi riguardanti l'inchiesta agraria impostata sullo studio delle condizioni della proprietà. Alla Camera tutta via. ed anche al Senato non mancarono varie proposte di sospensiva o di limitazione ulteriore alla portata dell'inchiesta, tanto da provocare una precisa e ferma replica del Depretis: Io credo che tutte queste apprensioni siano esagerate. La quiete delle classi lavoratrici non è certo con un'inchiesta agraria, con una missione parifica e benefica fatta dai due grandi corpi dello Stato che la si potrebbe turbare (p. 43).
Le divergenze però non terminavano con l'approvazione della legge, ma riprendevano fin dall'inizio dei lavori della Giunta, nella quale operavano due personalità di notevole rilievo come il presidente Jacini e il Bertani, vicepresidente. Le ragioni del contrasto vanno dall'impostazione dell'inchiesta sulla base dei compartimenti o degli oggetti di studio, al referendum ai medici condotti (compiuto dal Bertani), al Codice della Pubblica Igiene ecc., fino alla rottura del 1880 e alla successiva umiliazione del Bertani, che venne a tro­varsi per cori dire in una posizione subalterna tanto verso Jacini che verso Depretis (il quale, come ministro dell'Interno, forniva mensilmente al Bertani la somma per por­tare a termine il lavoro per un Codice sanitario). Ma questa posizione del deputato radicale nasceva forse più che da motivi di natura personale (cosa che il Caracciolo ha messo bene in risalto), da ragioni di fondo della politica italiana di quegli anni, nei quali se diversi erano tra le parti politiche in lotta gli obiettivi e i fini, analogo era il metodo, simile era la base stessa del potere; soltanto con l'avvento di una forza politica diversa, operaia e socialista, poteva essere modificata la linea di condotta del Bertani.
È facile collegare forse troppo facile la politica protezionistica della classe dirigente italiana di quegli anni, con la politica di repressione nelle campagne, l'immi­serimento delle plebi (cfr. l'emigrazione, la crisi agraria per la comparsa sui mercati europei del grano americano ecc.), le prime forme di organizzazione contadine ecc.; tutta la questione merita di essere studiata a fondo. Se è vero che Stefano Jacini riusci ad essere per un momento il più adeguato alfiere non del gretto interesse di questo o quel possidente, ma delle esigenze più complesse e progredite del mondo produttore delle campagne italiane (p. 93), è vero altresì che la situazione economica europea, nella quale ritalia si trovava ad operare, era ormai dominata da una particolare visione della vita economica largamente orientata in senso protezionistico. Era possibile a questo punto scegliere la via offerta dalle indicazioni dell'inchiesta Jacini per un'Italia agricola (libe­rista), o l'altra, che si stava svolgendo, di un'Italia industriale (protezionista) del nord? Si trattava soltanto del prevalere delle forze retrive del paese? Ad una domanda di questo genere si può rispondere allargando l'ambito delle ricerche e tentando di conoscere in profondità le reali condizioni dell'Italia agrìcola del secondo Ottocento, per individuare meglio anche la linea politica della classe dirigente italiana. RENATO GIUSTI