Rassegna storica del Risorgimento

SOLFERINO E SAN MARTINO
anno <1959>   pagina <261>
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Libri e periodici 261
carattere nettamente intransigente e organizzativistico che soprattutto Giambattista Paganuzzi volle dare all'Opera ed a tutta l'azione dei cattolici militanti italiani. Questo libro documenta le notevoli qualità di organizzatore del Paganuzzi, il quale fu sempre il più appassionato ed efficace propugnatore e motore dell'Opera, che soprattutto alla fede e all'energia di lui deve la sua esistenza e le sue vittorie ma deve anche le ragioni della crisi finale e dt certi limiti culturali e polìtico-sociali che peseranno a lungo sulla formazione religiosa e civile dei cattolici italiani. La stessa unità e l'accentramento, pretesi dal Pa­ganuzzi a fini di efficienza organizzativa, soffocarono molte possibilità ed energie locali e nazionali impoverendo la vitalità culturale e civile del mondo cattolico.
Per ciò che riguarda il valore e il significato storico del movimento sociale cristiano in Italia e particolarmente delle tendenze sociali dei cattolici intransigenti credo aia neces­saria una precisazione al fine di eliminare alcuni equivoci che potrebbero sorgere da questa come da altre recenti pubblicazioni. Bitengo ciò necessario anche perchè sono a volte attri­buite a ehi scrive delle affermazioni e delle tesi, che giudico poco rispondenti al vero e che mai ho inteso affacciare o sostenere.
La convinzione diffusa tra gli storici italiani di una contrapposizione tra cattolici reazionari (legittimisti, temporalisti e intransigenti) e cattolici liberali, volti sempre più ad affermazioni sociali e democratiche in una corrente promossa da Capecelatro, Bonomelli, Tomolo e Murri (efr.: C. MORANDI, J partiti politici nella storia d'Italia, Firenze 1945, p. 57; 6. PERTICONE, in Questioni di storia del Risorgimento e dell'unità d'Italia,Milano, Marzorati 1951, p. 608), mi sembrò sostanzialmente errata e continuamente smentita da un attento studio degli atteggiamenti dei cattolici italiani in campo politico e sociale. Sostenni allora che i transigenti furono generalmente vicini alle posizioni politico-sociali dei liberali moderati ed auspicarono la costituzione di un partito di conservatori nazionali ; i cat­tolici intransigenti invece furono legati soprattutto da un atteggiamento negativo* di opposizione al liberalismo, sul piano ideologico, ma anche su quello politico e sociale, atteggiamento negativo dal quale potevano scaturire diversissimi programmi positivi (reazionari, conservatori, moderati, democratici, socialistcggianti... monarchici e repub­blicani, unitari e federalisti...): in questo clima di opposizione allo Stato monarchico bor­ghese maturarono i germi delle correnti sociali e democratiche (non insensibili certo anche a motivi di origine transigente) cosicché i primi democratici cristiani operarono nelle asso­ciazioni intransigenti e scrìssero su giornali intransigenti. Queste erano le mie convinzioni nel 1949 e lo sono tuttora, perchè nuove ricerche mi sembrano confermare quanto allora sostenni; son pronto a mutar parere quando i miei critici dimostreranno che le aspirazioni repubblicane e all'organizzazione sindacale di operai e contadini maturarono fra i redat­tori e amici della Rassegna Nazionale e non fra quelli dell'Osservatore Cattolico. Per maggiore chiarezza (adoperando questa volta dei termini che giudico inadatti a una fedele ricostru­zione storica) dirò che non ho mai creduto né sostenuto che tutti i cattolici intransigenti fossero, in tutte le questioni, più a sinistra di tutti i cattolici transigenti; ho pensato sol­tanto che, se, per ipotesi, i cattolici fossero entrati in Parlamento alla fine del secolo scorso, la grande maggioranza dei transigenti avrebbe preso posto accanto ai liberali con­servatori sui banchi della Destra costituzionale mentre i cattolici intransigenti (qualora non si fossero raccolti in un partito confessionale di Centro) si sarebbero sparsi nei diversi settori della Camera, compresa l'Estrema Destra e compresa la Sinistra (nei banchi fra la Sinistra costituzionale e l'Estrema rivoluzionaria). Aggiungo poi che alcune mie va* lutazioni sulle tendenze politiche e sociali degli intransigenti si rifer vano a un confronto con le altre tendenze di cattolici e non oon quelle estranee al mondo cattolico (di socialisti, repubblicani, radicali...), né con la concreta situazione italiana, con le esigenze e le spe­ranze del popolo. Non ho mai affermato che lo tendenze sociali dei cattolici intransigenti fossero le più valide e le più efficaci a risolvere i problemi dell'Italia di fine Ottocento. La stessa documentazione offerta dal Gambasin conferma certo il vivo interesse dei cat­tolici intransigenti per i problemi nomali, la serietà ed anche l'audacia di molte proposte 'richieste riguardanti spesso argomenti trascurati allora dagli altri movimenti o affron­tati in maniera semplicistica e astratta, l'efficacia di alcune opere economiche e sociali, ma non prova certamente né la modernità di molte impostazioni degli intransigenti.