Rassegna storica del Risorgimento

SOLFERINO E SAN MARTINO
anno <1959>   pagina <262>
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262 Libri e perioditi'
né la tempestività dell'intervento cattòlico, né l'ampiezza dell'azione effettivamente svolta dalle associazioni clericali. Giustamente l'autore insiste sulle radici religiose e sulle preoccupazioni essenzialmente spirituali che muovevano i dirigenti dell'Opera e dell'Unione per gli studi sociali, ma è troppo rigido nell'escludere l'influenza di preoccupazioni poli­tiche negli orientamenti sociali dei cattolici: a mio parere tale influenza vi fu, anche se spesso lo preoccupazioni erano dettate da molivi negativi più che positivi, di opposizione a qualcosa più che di aspirazione verso un altro preciso obiettivo politico.
Circa il contrasto fra vecchi . e democratici cristiani non mi sembra qui esatta­mente chiarita la natura ideologica, politica e sociale della lotta che si condusse entro l'Opera nell'ultimo decennio della sua esistenza; non credo, come qui a volte si sostiene, che il contrasto fosse solo di preferenze e di precedenze, che il Paganuzzi combattesse i murrìani solo perchè questi preferivano occuparsi della questione sociale mentr'egli pre­feriva occuparsi per il momento della questione romana come più urgente. In realtà Paganuzzi non pensa come i giovani circa le questioni sociali (e politiche); egli combatte i giovani, e soprattutto i democratici cristiani, anche perchè in tali questioni è molto lon­tano dalle loro aspirazioni; dietro la sua indifferenza politica vi è un animo sostanzialmente conservatore e antidemocratico. Quanto di nuovo ci dice il Gambasin (ed è molto, soprat­tutto per quanto riguarda il gruppo dei seguaci di Paganuzzi, dei e pratici Cerotti, Bellio, Scotton, Benigni...) mi sembra confermare la distanza che intercorreva fra le posizioni dei paganuzziani e quelle dei cattolici democratici veramente fiduciosi nelle possibilità di autoelevazione sociale e politica del popolo lavoratore. Non direi nemmeno che Paga­nuzzi sia stato, con Tomolo, uno dei due massimi rappresentanti del cattolicesimo sociale in Italia: sarebbe necessaria almeno una precisazione che distrugga gli equivoci che nascono dal frequente uso di termini generici come sensibilità sociale , e giustizia sociale , movimento sociale ed anche democrazia cristiana . In realtà, quando all'interno dell'intransigentismo, sorto a difendere ideali e interessi cristiani ed ecclesiastici, si viene delineando un contrasto di natura politica e sociale, Paganuzzi nettamente si pone fra i conservatori e non parlerei neppure di prudente conservatorismo , come spesso scrive Gambasin, perchè la posizione rigida assunta dal presidente dell'Opera provocò insuccessi, dure sconfitte e divisioni profonde culminate nello scioglimento dell'organizzazione alla quale il conte veneziano aveva dedicato tanto amore e tante nobili energie. Prudente era forse il conservatorismo dei Crispolti e dei Grosoli, che allora criticavano Paganuzzi per poi appoggiare i blocchi nazionali e borghesi giolittiani e fascisti. Negli ultimi anni dell'Opera risultava chiaro insomma il significato paternalistico e sostanzialmente con­servatore che i vecchi dirigenti avevano sempre dato all'azione sociale, soprattutto economica, come opera benefica a vantaggio dei poveri. Di fronte allo svolgersi delle cor* renti democratiche si ha quindi un irrigidimento che assume presto colorazioni integriste e che si manifesta anche in alcuni esponenti del movimento sociale cristiano, nello stesso Medolago Albani (per non parlar del Benigni).
Se questo libro non approfondisce alcune questioni, molte sono tuttavia le osserva­zioni giuste, nuove e documentate che arricchiscono il volume. Tante generiche affermazioni più volte ripetute nel passato sono qui definitivamente smentite; momenti e aspetti fondamentali sono chiariti dal Gambasin, che ci fornisce fra l'altro notizie utili e inedite circa i primi orientamenti sociali nell'Opera dei Congressi (simpatie per le posizioni libe­raleggianti della scuola d'Ange e di mons. Freppel; rapporti con Friburgo...) e circa le relazioni, a vòlta molto tese, ira l'Opera e l'Unione per gli studi sociali. Quasi ogni pagina di questo grosso volume porta informazioni preziose e inedite: agli studiosi è qui offerta una bella miniera di notizie da utilizzare e da meditare. Non è possibile qui indicare i molti luoghi ove l'autore porta elementi di particolare importanza modificando antiche ed errate convinzioni o ponendo nuovi e interessanti problemi; né posso discutere qui alcuni giudizi ed alcune espressioni sulle quali non concordo col Gambasin. Ho portato solo alcuni esempi* .che spero valgano a segnalare agli storici l'importanza eccezionale di quest'opera, hi cui apparizione è certo utilissima nella presente fase di più accentuato impegno filolo­gico ora iniziata dagli studi sul movimento cattolico in Italia. FAUSTO FONZI