Rassegna storica del Risorgimento

SOLFERINO E SAN MARTINO
anno <1959>   pagina <264>
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264 Libri e periodici
LEO VALIANI, Questioni di storia del socialismo (Staili e ricerche, 9); Torino, Einaudi, 1958, in-8, pp. 451. L. 3500.
Il volume ai articola in una ventina di paragrafi, dei quali, tuttavia, rammentiamo soltanto i primi due, che sono in realtà due lunghi studi, meritevoli della maggiore consi­derazione: il primo (consistente in una relazione tenuta qualche anno fa al Congresso della Società Storica Toscana) tratta del movimento socialista in Italia dalle origini al -1921 sotto forma di rassegna ragionata delle pubblicazioni sull'argomento dell'ultimo ventennio; il secondo studia il passaggio dalla I alla II Internazionale, in base a documenti inediti italiani e stranieri e alla luce di una problematica aggiornata anche sugli studi ed i problemi affrontati mori d'Italia. E a questo proposito è veramente utile la ricostru­zione delle vicende dal 1872 al 1890 data dal Valiani, non solo perchè illumina l'azione del movimento operaio francese, belga, germanico, ecc. del periodo e le più vigorose personalità che diedero la loro opera per la formazione della II Internazionale, ma anche perchè, seguendo il doppio filone di autoritari e antiautoritari, di libertari, socialdemo­cratici ecc., rileva perspicuamente i punti di convergenza tra i diversi movimenti o la reciproca influenza tra differenti partiti. D'altro lato la storia dei congressi, l'indagine sulla tattica dei movimenti operai nei vari paesi, la diffusione dei giornali socialisti, la nascita e il consolidarsi della grande industria (e delle organizzazioni sindacali) per­mettono l'individuazione delle prospettive, del metodo di lotta, del divenire in una parola di tutto il movimento operaio nel ventennio preso in esame.
Tra le note e le recensioni infine, che stanno a testimoniare attraverso la lettura di opere o lo studio di documenti, la continua attività di ricerca del Valiani, ricordiamo in particolare gli articoli: I movimenti sociali al X Congresso storico; Lettere di Labriola ai socialisti tedeschi e francesi; Origini del socialismo in Inghilterra; F. Buonarroti e i suoi seguaci eoe*
Uno dei canoni dell'interpretazione storiografica del Valiani, già invéro enunciato nel dibattito della rivista Movimento Operaio, qualche anno fa, consiste nel legame che egli vuole sottolineare tra filologia e storia delle ideologie: nesso che è un vero e proprio dibattito, visto non solo nel presente, ma anche come riesumazione e ricostruzione delle discussioni svolte a questo riguardo da storici, pubblicisti, politici da un secolo ad oggi. E la migliore prova della necessità di cogliere questo legame nell'approfondimento del dibattito delle idee e nella raccolta filologica dei dati e delle fonti Sta nelle indagini più. recenti degli studiosi del movimento operaio, i quali tendono alla caratterizzazione e alla conoscenza di esso tanto sulla scorta di carte locali , quanto sulla base di docu­mentazione'attinta presso grandi archivi italiani e stranieri. Hanno ragione d'essere in questa direzione, gli studi sulle carte Costa, Colajanni, Cavallotti, Nitti, Turati ecc., quanto la ricostruzione di una situazione economica sociale sui documenti delle prefetture, - dei Ministeri dell'Interno o dell'Agricoltura, oppure di archivi comunali ecc. (cfr. il volume, esemplare al riguardo, di E. Ragionieri su Sesto Fiorentino).
Analogamente importante è l'inserzione del movimento operaio italiano in quello europeo, dal quale, per azionereazione, risulta influenzato sia pur in forme diverse, da Proudhon dopo il *48 a Bakunin, Marx, Malon, Engels, Kautsky ecc. più tardi. E per l'influenza del Proudhon in Italia basterà ricordare il capitolo dedicato al proudhonismo nel volume di Della Peruta e la recente pubblicazione di Scrìtti e memorie di Francesco Sili-prandi; il che permette di comprendere il perdurare, sino alla fine del secolo, di suggestioni rivoluzionarie e di ideologie socialiste, certamente non marxiste, nel proletariato agricolo. E di fronte alla domanda del Valiani (giudizio disinteressato o politico?) si può accettare la formula proposta proprio in quanto si sottintende una presa di cognizione critica dei giudizi stessi, con la conseguente valutazione non tanto del giudizio in sé in quanto dato, ma delle idee ed azioni che l'hanno permesso o determinato. Un giudizio politico del Mazzini o di Cattaneo o anche di personaggi m no alti, ma egualmente acuti, ci può iUumiuare quanto il giudizio disinteressata dei più riconosciuti, storici del loro tempo e del nostro (p. 433). RENATO GIUSTI