Rassegna storica del Risorgimento

1848-1849 ;"?RE (L') NOUVELLE"; CATTOLICI ; GIORNALISMO
anno <1959>   pagina <371>
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tito serio, considerevole, profondamente radicato nel paese in grado di sostenere il governo liberale e costituzionale, indicandone anche gli even­tuali capi in Terenzio Mamianì e Diomede Pantaleoui.
Non considerava evidentemente insanabili i contrasti che possono sorgere tra il potere che veniva dall'alto ed il potere che si esprimeva dal basso. La differenza vera e sostanziale tra le due posizioni verte tutta sulla necessità di mantenere o meno negli Stati pontifici le istituzioni rappre­sentative anche dopo la non felice esperienza fatta. Che, per gli altri problemi, i rilievi critici del Rendu (pp. 22-23) circa le insufficienze del regime prima dell'avvento di Pio IX, anche se talvolta aspri nella forma, non sono infatti nella sostanza diversi da quelli dei cattolici liberali mode­rati. Per quanto poi riguarda la secolarizzazione, egli in fondo non aveva fatto che riprendere la vecchia idea sostenuta dai consalviani dopo il Congresso di Vienna (l'opera del cardinale Consalvi è esplicitamente elogiata nella brochure (pp. 1719) della secolarizzazione degli impieghi, idea che era stata, non molto tempo prima, fatta propria anche da mon­signor Giovanni Corboli Bussi.2)
Nulla quindi, da questo punto di vista, di particolarmente originale e nuovo.
VII. I CATTOLICI DE UEre Nouvelle ALL'INDOMANI
DEL QUARANTOTTO
Con la capitolazione incondizionata di Venezia, con il fallimento del tentativo di restaurare il Papa ottenendo garanzie di riforme liberali, con la pace di Milano, tutto in Italia era o sembrava momentaneamente finito.
Gli uomini de UEre Nouvelle come pochi altri in Europa, avevano sempre apertamente e coraggiosamente sostenuto il movimento italiano, tanto nei momenti felici, quando, dopo le Cinque Giornate, un osservatore così freddo quale Lord Palmerston pensava che il predominio dell'Austria nella penisola fosse finito per sempre, quanto nei momenti tristi, dopo Custoza, dopo Novara, durante l'assedio di Venezia, quando infine la
J) Lettera di mona. G. Corboli Bussi o mona. Gei i ti lucci, 24 luglio 1849; in A. MANNO, op. cU., pp. 262-263: e... in quanto al nostro avvenite, so una cosa mi par di vedere con chiarezza, si è che (qualunque siano le istituzioni politiche) gioverà molto che il Clero si liberi dall'amministrazione dei denari C della giustizia, salvo naturalmente il gius cano­nico JV... Ora io mi ardisco di esprimete questo concetto, non tonto per considerazioni politiche, quanto per considerazioni religiose: cioè principalmente perché mi pare di aver veduto che le odiosità, i sospetti, le maldicenze, che circondano chi amministra i denari e ]a giustizia, sono una delle grandi cause che distruggono l'efficacia morale del Clero sul nostro popolo ,