Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; TOSCANA
anno <1959>   pagina <392>
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392 Renato Carmignani
verno lìbero davvero e italiano, raccoglieva intorno a sé in un pensiero verace e largo di libertà e d'italianità gli affetti ei desideri di tutte quante le popolazioni d'Italia... Fiducia nel Re italiano che per dieci anni seppe resistere a tutte le minacce e a tutte le lusinghe del dispotismo, che per dieci anni tenne alto e saldo il vessillo della nazione. Fiducia nel potente monarca che riconobbe giusta la nostra causa, che dopo aver restituito alla Francia l'autorità che le spetta ne' Consigli d'Europa, disse di volerla usare alla difesa della civiltà e della giustizia, che finora volle quanto promise, e potè quanto volle .
Questa esigenza di autorità è di sicurezza è evidente nella manife­stata volontà della classe dirigente di non perdere la guida degli avve­nimenti, a nessun costo, anche alla condizione di fare proprie molte tesi del partito rivoluzionario (Appendice, nn. 4 e 6). Dissensi, incrinature e incertezze, come abbiamo notato, non mancarono, soprattutto prima e durante la decisiva giornata del 27 aprile. L'adesione popolare al moto iniziato fu senza dubbio più. concorde e unitaria, anche se non è sosteni­bile, se non sul piano polemico, che il movimento toscano fu quasi esclusivamente popolare; nessuno, assolutamente nessuno degli uomini più noti e più liberali dell'aristocrazia, anche fra quelli che emersero più tardi come statisti italiani, ebbe che fare nel moto del 27 aprile: e pochi di loro, e tardi, si risolsero a divenire sinceri unitari. *)
Verso la fine dell'aprile '59 le forze politiche toscane potevano essere così configurate: partito conservatore (alti esponenti del patriziato, della Borghesia, uomini di toga, col possibile ausilio dei contadini da loro controllati) fedele alla dinastia, salvo pochi ancorati peraltro all'auto­nomia; partito nazionale, il più potente per qualità, fermo sulla sfidu­cia ai Lorena; alcuni, fedeli all'autonomia dello stato, (frazione dei confederalisti, assai vicina ai conservatori); altri vagheggiavano un'ag­gregazione al Piemonte per dar vita a un forte regno subalpino (fra­zione degli annessionisti); altri ancora volevano che il Piemonte dive­nisse il nucleo e lo strumento dell'unificazione italiana in un solo regno (frazione degli unitari); altri, infine, puntavano sulla cacciata degli Austriaci dall'Italia e dei Lorencsi dalla Toscana ed erano disposti all'assetto unificativo suggerito dagli eventi (frazione degli indipendenti): non pochi di questi non escludevano la soluzione rivoluzionaria, se si fosse rivelata la sola possibile. Questa frazione si legava col partito maz-
8) M. Gxou BAIITOJJOMI, H rivolgimento toscano e l'azione popolare (1847-1860), Firenze, Barbèra, 1905, p. 221. Più avanti (p. 325) la G. B. scrivo ancora: 1 con-servitori erano per lo più Inoltrati negli anni, persone colte, impastati da precon­cetti, da convenzionalismi. Il pensiero poi di scendere in piazza li faceva inorridire.