Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; TOSCANA
anno <1959>   pagina <395>
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Opinioni e problèmi in Toscana 395
Fra le soluzioni proposte, alcune si distinguono per contenuto ideo­logico, altre per acume politico, altre ancora per la fermezza dei prin­cipi che le sostengono.
Giuseppe Montanelli col suo concetto della libertà unificativa appar­tiene al primo gruppo (Appendice, nn. 46 e 47). Vittorio Emanuele fu seguito in Italia non per spirito di dedizione feudale, ma per fede nella libertà. Non è vero che per unificare l'Italia vi sia il solo modo di realiz­zare dedizioni successive alla casa di Savoia: si può unire l'Italia anche con le federazioni delle libertà.
- Fine intelligenza interpretativa degli avvenimenti politici è da rico­noscere a Celestino Bianchi, che vede nel Piemonte governato da Cavour non già uno Stato che acquisisce meriti per espandersi, ma il cam­pione generoso dell'idea nazionale italiana, che ha dimostrato col regolare e sapiente esercizio della libertà essere il popolo italiano della libertà degno e alla libertà maturo. ) Era, come si vede, un'interpre­tazione italiana di tutta l'azione cavouriana.
Deduzione logica di tutta la predicazione unitaria mazziniana ci pare, invece, la precisazione di Beppe Dolfi, tratta dalla minuta d'una sua lettera ritrovata nell'Archivio conservato con tanta cura dalla fami­glia a Firenze: unione dev'essere sinonimo d'unità nazionale, atto solenne di un popolo che corre in braccio alla Nazione.2)
dinastia partita non lascia affetti, è grandissimo, almeno per ora, il senso dell'autono­mia: 6. CALAMARI, Leopoldo Galeotti e il moderatismo cit,, pp. 123-24, Cfr. anche alla p. 137; N. BELLETTI, Di alcuni avvenimenti di Storia Toscana cit., p. 131; e A. PA-NELLA, Un po' di luce su una Storia di quattro ore cit., p. 270. Più realistica voce appare la seguente: ... se la Toscana non è meglio rappresentata sul campo, se non può al di là della pace mostrare all'Europa un grosso tributo di sacrifizi portati da essa nella causa dell'indipendenza, le manca ogni diritto a domandare compenso e mercè nel­l'unione: La Toscana dopo il 27 aprile 1859 cit., p. 43. Cfr. pure M. TABAERINI, Dia­rio cit., pp. XXIII e XXXI.
*) Toscana e Austria cit., p. 59. Concetti analoghi sono espressi nell'opuscolo La Toscana dopo il 27 aprile 1859 (Firenze, Barbèra, Bianchi e C, 1859,p. 33): Non bisogna fermarsi alle parole fusione, annessione, aggregatone col Piemonte, storcendone il significato, e scambiando il Piemonte con l'Italia.... Non si fonde o si distrugge l'ente toscano per impinguare quello sardo: ma si trasfonde nell'Italia, e si converte iu un fattore, in un elemento di lei. Cfr. anche C. MATTEUCCI, L'Italie centrale et sa nou-velle phase politique cit., e 6. MASSAHI, Diario dalle cento voci cit., p. 271.
2) Appendice, numero 49. Nota assai bene Licurgo Cappelletti nel suo volume sull'Austria e Toscana, Sette lustri di storia (1824-1859), Torino, Bocca, 1918, p. 397: io credo che i cosi detti autonomisti non debbano esser troppo severamente criticati, ed anzi meritino le attenuanti. In quei giorni molti parlavano di liberta, di guerra all'Austria, ma all'unità d'Italia pochi o punti pensavano, se no togli alcuni mazzi­niani, repubblicani convinti, fra i quali Giuseppe Dolfi.