Rassegna storica del Risorgimento

DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; ROSSETTI GABRIELE ; MOTI 1821
anno <1959>   pagina <423>
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Un opuscolo anonimo del 1820-21 423
il cui regime è stato riconosciuto dalla Russia e rispettato dall'Inghilterra, e del Portogallo e dell'intera umanità, che ama la libertà, infatti].
Già due reggimenti dì cavalleria, che varcava le Alpi, son richiamati in dietro (sic)., perchè pieni di uomini liberali; e si annunzia da molti giornali esteri, che una quantità di uffiziali dell'armata ostile sieno scomparsi, senza che si sappia indovinar dove sicu iti. Noi abbiam partigiani ovunque son uomini: coloro che vorrebbero imitarci e noi possono ancora, coloro che preferiscono una libertà gloriosa ad una ignominiosa servitù son tutti nostri aderenti: e costoro sono infiniti anche in mezzo ad essi; poiché (p. 11) la ragione non ha sdegnato di girar con la sua fiaccola eterna fin tra le tenebre del Settentrione; e indarno il soffio della tirannia tentò spegnerla, poiché essa a quel fiato acquistò più. vigore. Quelle armate medesime che sono da lui spedite, credete voi, che non desiderino trovarsi più tosto (sic) sotto le bandiere di chi difende se stesso, che sotto quelle di chi reso più forte dalla loro difesa acquista nuovo dritto ad opprimere sempre più chi lo ha reso più forte?
[Si sostiene che i soldati austriaci amino alzar la mano contro chi ha ragione perchè sanno di essere al servizio di tiranni e di combattere contro la libertà].
[Dopo aver sostenuto di non credere che gli Austriaci vogliano fare la guerra aggiunge che la condotta del loro governo contro i costituzionali è stata dettata dalla necessità di non far sollevare altre regioni italiane; però non si pronunzia all'annunzio dei moti vittoriosi né per il si né per il no; però] Qual partito rimane? Quello di non rispondere: e per non rispondere non vi è altro mezzo, che quello di non ricevere i diplomati che a ciò verranno spediti; poiché ricevendoli dovrà sempre venire ad un sì, o ad un no decisivo. Ma per non riceverli bisognerà sempre un pretesto: il più plausibile che si offre è quello di dire che non la volontà della nazione ma l'intrigo di una setta è stata la cagione del­l'accaduto cangiamento. Ma questo stato di sospensione tra chi non riceve e chi non è ricevuto, non potrà durar sempre; e a lungo andare bisognerà pur dire quel si o quel no. Quel sì non si vuole assolutamente dire, perchè non si vuol cessare di comandar arbitrariamente; quel no non può dirsi, senza ch'eccheggi (sic) egual­mente (p. 15) da tutti gli altri gabinetti europei. Ma ciò non può essere, senza sup­porli tutti ingiusti, perché si tratta di opprimere sette milioni d'innocenti per interesse di un solo (p. 16).
[Gli oligarchi austriaci tramano insidie e calunnie contro il governo costituzionale per indurre gli altri sovrani ad intervenire, ma questi ultimi] anzi hanno un interesse del tutto opposto a quello del nostro nemico, e per conseguenza consono al nostro interesse medesimo: dapoiché, qual delle due cose deggion essi più temere; che fra tanti stati costi­tuzionali, che or sono in Europa, ve ne sia uno di più, il quale per posizion geografica non ha quasi nulla a far col loro; o pure (sic) che s'ingigantisca a nostre spese una potenza che, avendo con essi infinite relazioni, lor faccia quanto prima costar ben caro l'averle permesso di divenir più formidabile? Non mi tratterrò a ripetere ciò che fu si bene esposto dal nostro ministro degli affari esteri frinni al nostro Parlamento Nazionale, cioè, che tutte le potenze europee, all'iufuori di una, o han riconosciuto, o non son alieni di ricono­scere il nostro attuai governo: e da ciò risulterà che quelle calunnie saran fortunate, come quelle de* vecchioni accusatori di Susanna; mi arresterò soltanto a dare una rapida (p. 17) occhiata alle forze del nemico, ed alle nostre; e da ciò risulterà che quelle minacce fini­ranno come quelle che fecero rimbombar Terebinto.
Secondo gli ultimi rapporti dello stesso nostro ministro degli affari esteri, al nostro Parlamento presentati, e secondo le mille relazioni che da varii lati ci provengono (poiché se altrove si veglia, qui non ai dorme) sappiamo che tutte le loro forze in Italia, si esten­dono ad 80 mila (sic) circa fra cavalieri e fanti: Sappiamo che sino ad ora in ogni lor moto presentano un dichiarato aspetto di difesa e non di offesa; che una parte di esse occupa la linea del Po, avendo Mantova per deposito; l'altra occupa la linea del Ticino, avendo per centro di operazione Milano; e che una riserva si è por varie piazze distribuita. Sap­piamo che queste linee son disposte in tal modo, porche quelle del Po riguardino il sud d'Italia, ossia il regno di Napoli; e quelle del Ticino H nord d'Italia, ossia lo stato di Pie-