Rassegna storica del Risorgimento

OHMS FERDINAND
anno <1959>   pagina <433>
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// diario di Ohms del 1848 433
di arruolare una legione straniera e di provvedere il tesoro dello Stato dei mezzi necessari a questo scopo. Tali esigenze espresse inmodo generico non hanno provocato alcuna disap­provazione da parte del pontefice, il quale ha raccomandato tuttavia oralmente alla com­missione di sottoporre, in accordo con la prima camera, i quattro problemi a più maturo esame.
Il principe Filippo Doria-Pamphily ha presentato ed ottennto le dimissioni dalla carica di ministro della guerra; il conte Pompeo Campello lo sostituisce in via provvisoria. Sono stati nominati prolegati per Bologna il conte Francesco Lovatelli (finora a Ferrara), per Ravenna l'avvocato Giovanni Zanolini e per Ferrara il conte Francesco Manzoni.
Nella seduta di ieri della Camera dei deputati, allorché si venne a parlare della pro­testa contro Pinvio delle truppe austriache nel Ferrarese,1) Sterbini si espresse in questo modo: Storno o non siamo in guerra con VAustria? Se siamo in guerra, a che queste ridicole proteste per la violazione del territorio? Non ha VAustria il diritto di invadere il nostro terri­torio, come abbiamo noi il diritto di invadere il suo? Se poi non siamo in guerra, io domanderò come devonsi considerare i nostri fratelli che sono corsi sul campo con bandiere e coccarda pontificia?.
Mercoledì, 2 agosto 1848.
Oggi si è dimesso il conte Terenzio Mamiani e così è saltato in aria tutto il mini­stero, che del resto era dimissionario già da lungo tempo. Dapprima era addirittura rimasto privo della responsabilità costituzionale, che tuttavia aveva riassunto da pochi giorni e, dopo qualche mutaménto di persone, era stato dichiarato permanente. In questo mini­stero il Mamiani riuniva il portafoglio dell'interno e gli affari temporali di quello degli esteri, che in precedenza aveva avuto il conte o marchese Marchetti. Tanto più sorpren­dente è giunta ora la notizia del ritiro di tutti gli uomini, in quanto esso viene attribuito ad un dissidio del pontefice con il Mamiani. La spiegazione di tale dissidio si trova nelle proposte, che l'ex ministro ed il suo partito fecero fare nella seduta odierna della Camera dei deputati a proposito di misure militari e finanziarie, che avrebbero dovuto essere adottate e che erano state accolte quasi all'unanimità (se volontariamente è un'altra questione) non solo nella seconda camera, ma anche nella prima. Tali proposte sono: 1) In tutte le città dello stato della Chiesa debbono essere arruolati volontari. 2) Aumento della Guardia Civica da mobilitare da 3000 a 12000 uomini. 3) Allestimento di una legione straniera di 12000 uomini, 4) Assunzione di un generale comandante suddito pontificio o straniero, che sia conosciuto per nome, per valore e per intelligenza. 5) Invio di un indi­rizzo al parlamento toscano, a quello sardo e a quello napoletano. 6) Stanziamento di un fondo di quattro milioni di scudi a copertura delle spese di guerra.2)
Giovedì, 3 agosto 1848.
Il giornale ufficiale romano 3) di oggi contiene un editto papale del 2 agosto, in cui sono notificate le dimissioni del ministro Mamiani e la formazione in corso di un nuovo gabinetto sotto la presidenza del conte Eduardo Fabbri, già prolcgato di Pesaro ed
i) Dopo l'occupazione dell'anno precedente, per la quale rimandiamo a Pio IX e la politica austriaca in Italia dal 181 al 1848, di., p. 147 sgg. e alla bibliografia ivi ripor­tata recando dapprima a pretesto la necessità di rifornire la guarnigione rinchiusa nella fortezza di Ferrara (cfr. l'accenno che segue qui sotto) e poi l'intervento dei volontari, pontifici a Vicenza, il maresciallo Radetzky aveva ordinato, come è noto, al prìncipe Liechtenstein di avvicinarsi alle mura dì Ferrara e al generale Wcldou di occupare succes­sivamente Bologna*
2) U testo di queste proposte o decisioni prese dal consiglio dei deputati il 2 agosto, contenuto nel citato manifesto dello stesso giorno, è riprodotto in fac-simile dallo SKEL XANZON, op. cit., voi. V, p. 125.
3) Il giornale ufficiale della Roma di allora era la Cassetta di Roma, nel cui numero 150 del 3 agosto 1848 fu appunto pubblicato l'editto, al quale qui si fa cenno.