Rassegna storica del Risorgimento

NATALI GIOVANNI
anno <1959>   pagina <455>
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Libri e periodici 455
cerne il 700 (sono hi tal senso da rammentare le pagine della prefazione in cortese pole­mica col Romeo ecc.) aia: perchè coglie con esattezza il carattere peculiare esclusiva­mente mantovano del riformismo settecentesco e non riferihile, con erronea generalizza­zione* ad altre situazioni regionali. Ed anzi, a questo proposito, viene giudicato entro di­mensioni più rispondenti al vero il ruolo politico del conte D'Arco (economista; e inten­dente dal 1786 al '91) e vengono precisati gli ostacoli contro i quali urta la sua azione, ed infine i limiti della sua stessa formazione culturale e della condotta di governo illu­ministica ; e ciò che accade a Mantova negli ultimi anni del '700 non può essere soprav­valutato, poiché questo riformismo illuministico andava già esaurendosi, alla vigilia della rivoluzione francese.
Ed ora, non per indicare le parti migliori del volume, che riteniamo veramente riuscito anche nella scelta dei documenti in appendice espressione di un gusto storico personale e maturo ricordiamo il capitolo secondo, fondamentale ai fini della compren­sione della situazione, al quale va aggiunto l'articolo sui presosi che citeremo in seguito; rammentiamo poi per una valutazione d'orientamento Bui criteri seguiti dall'autore la prefazione che ci sembra qualcosa di piò di una semplice presentazione a titolo esem­plificativo e sintetico insieme dei risultati conseguiti nel corso dell'intera trattazione condotta sulla base della documentazione, attinta agli archivi di Mantova, Milano, Ve­nezia, Parigi e Vienna.
Dalla breve introduzione, relativa alla crisi del ducato gonzaghesco incominciata all'inizio del '600, ricaviamo in rapida visione alcuni dati ed elementi che spiegano, perii periodo successivo, le condizioni dell'agricoltura, della produzione, della proprietà ecc. E il sacco di Mantova del 1630, le ruberie delle soldatesche imperiali o francesi, il ristagno di ogni attività economica nella città e l'abbandono della coltivazione delle terre ecc., la nascita di grandi proprietà per mancanza di braccia sono veramente gli antecedenti di carattere economico-politico della situazione tutt'altro che florida del ducato manto­vano, allorché nel 1707 viene avocato dall'imperatore il dominio dello Stato. Lasciando da parte gli indubbi vantaggi politici ritratti dall'Austria con l'acquisto della Fortezza di Mantova e d'altro lato non volendo dar troppo peso alla volontà di indipendenza (o meglio di autonomia) delle popolazioni, vai la pena di vedere seguendo da vicino la trattazione del Vivant! la politica fiscale svolta dall'Austria fino al catasto tercsiano, che inaugura un'epoca caratterizzata ben diversamente. Né di opposizione alla instaura­zione della monarchia absburgica si può veramente parlare, essendo venuta meno, per interna consunzione, hi Signoria dei Gonzaga.
L'antico estimo ed il sistema tributario, per la prima metà del '700, non vennero mutati (non mostrandosi Vienna a propensa ad un'azione di svecchiamento delle istitu­zioni e della legislazione mantovana), mentre le autorità austriache si accontentavano di non accedere alle richieste di diminuzione di imposte da parte della nobiltà locale (di nessun risultato fu infatti per questa ragione l'operazione d'estimo del 1712, per es.) e mentre forti dazi gravavano le popolazioni (dazio del minuto, sale forzoso ecc.) ed i nobili tendevano a difendere i loro privilegi. Soltanto nel 1736 si assoggetteranno tutti i beni fondiari alle contribuzioni e, in seguito, con l'inserimento del mantovano nella Lombar­dia austrìaca, la vecchia società nobiliare subirà un grave colpo.
Il piano di riorganizzazione dei domini austriaci in Italia, che ha nel piano Pallavicino Il primo esempio (1749) con aumento delle rendite, sottintendeva la possibilità di rico­noscere se i terreni avevano nn carico corrispondente al prodotto, e rendeva necessario un censimento catastale al riguardo. Dopo l'inutile catasto del 1750 e i nove anni di Ferma Generale (1761-69), che favorisce l'introduzione di un sistema di esazioni indubbiamente più moderno (ma insieme stimoli! olle sommosse la popolazione ostile alle novità nel perìodo in cui l'andamento generale del prezzi tende al rialzo), e dopo una serie di riforme fiscali che cercano di limitare alcune delle più gravi forme di sperequazione (abo­lizione della barriera tra lo duo zone del Ducato, vecchio e nuovo; esenzione per 12 anni ai possessori che avessero ridotto a coltura fondi sterili; soppressione di dazi sui contratti di bestiame; sale forzoso ecc.) si arriva alla promulgazione del Censimento generale delle