Rassegna storica del Risorgimento

NATALI GIOVANNI
anno <1959>   pagina <456>
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456 Libri e periodici
tetre mantovane (1771), che tuttavia, por togliendo sperequazioni e gravami, non avrebbe dato i risultati positivi ottenuti nel Milanese.
Il Vivant!, che narra minutamente le vicende del catasto, dall'operazione tecnica del censimento vero e proprio alla composizione della Giunta e al lavoro da essa espletato, dai questionari inviati alle comunità agricole alle lagnanze contro il nuovo estimo, al lavoro dei geometri, all'impostazione del catasto stesso, pone alla fine del 1784 la conclusione dell'operazione che doveva dare una struttura più organica all'economia agraria, facilitate da un lato l'incremento della produzione e dall'altro distruggere la separazione tra tette civili e rustiche , abrogare dazi, imposte del testatico e sulla macina, organizzate infine l'amministrazione della provincia in distretti.
E la nuova struttura amministrativa ebbe in certo modo il suo compimento con la creazione dell'Intendenza politica, a capo della quale venne posto il conte G. B. Gherardo D'Arco (1786-91); tuttavia la tattica ostruzionistica della Congregazione mu­nicipale, l'opposizione dei nobili, le stesse disposizioni giusepphustichc in fatto di culto ecc. concorsero a limitate l'autorità dell'Intendente che, dopo la morte di Giuseppe II, venne rimosso dall'incarico, mentre veniva restaurata l'autonomia mantovana: episodio, scrive il Vivanti, di reazione nobiliare al tentativo rinnovatore della monarchia illuminata (sull'argomento cft. il saggio di ANNAROSA ENZI, Frammento di memorie e considerazioni sugli strani avvenimenti del secolo XVIII di G. lì. Gherardo D'Arco in Bollettino Storico Mantovano n. 11-12 (1958), pp. 269-296).
Alle sommosse della popolazione e alle lamentele delle Comunità per l'instaurazione della Ferma prima, del Catasto poi, facevano riscontro le lagnanze della Congregazione municipale (ossia dei grandi proprietari fondiari) per l'aggravio fiscale veramente con­siderevole, secondo un calcolo però non disinteressato, nella seconda metà del '700; non del tutto ingiustificate erano le proteste e le rimostranze di una classe fino ad allora tanto privilegiata, che ebbe a sopportare la perequazione fondiaria connessa al catasto in un momento poco felice per l'economia mantovana, anche in seguito all'arretratezza della agricoltura, alla scarsa produttività dei terreni e alla mancanza di colture specializzate (il reddito medio per biolca era di L. 26): oltre il 70 delle terre era infatti occupato da coltivazioni cerealicole, il 18,12 da prati e pascoli, il 3,33 da risaie, il 2,10 da boschi, lo 0,36 da orti, il 4 circa da terreno palustre o incolto ecc.
Senza seguite il Vivanti nella sua attenta e puntuale disamina relativa olle zone agrarie del ducato (sia per la piccola proprietà nell'alto mantovano, su cui è veramente fondamentale l'operetta del Gualandris, 1788; sia pet le tene alluvionali delTOglio; sia per il basso e medio mantovano), alle colture predominanti nelle zone stesse, alle forme di conduzione, ai prezzi dei cereali, ai vincoli economicogiuridici sopravvissuti all'età fendale (livelli, terzari, decime), riassumiamo rapidamente la situazione per quanto con­cerne la distribuzione della proprietà fondiaria, servendoci di qualche dato tolto dalle tabelle statistiche del volume.
Nel medio e basso mantovano la media proprietà (400-700 pertiche) supera tata-mente il 20 della superficie agricola, mentre la grande proprietà laica ammonta al 45 (in mano di 142 famiglie) e quella ecclesiastica al 13 ; nell'alto mantovano predominano invece i piccoli possessori che sono, per esempio, a Castiglione 1087 (su 1125 possessori), a Medole 482 (su 512), a Fazzuolo 156 (su 158), a Castclgoffredo 583 (su 603).
E secondo i dati del catasto tercsiano per l'intero Ducato si hanno le seguenti per­centuali:
possessori ecclesiastici , g S c ; jfi <> > 13,47 (n. 543)
grandi possessori - ,-.,.-. :. , -... . . . . . 36,48 (n. 437)
medi possessori . 4 n ? L*ì :*5R < JWl*1 12,41 (n. 548)
piccoli possessori- ? * * J .:<>,.:..,., , ,.:* 37,59 (H. 23.446)
Se nei capitoli precedenti il Vivanti da prova della sua diligenza di ricercatore e del suo metodo fondato su una chiara visione d'insieme, nell'ultimo giunge ad una felice sintesi di motivi storico-politici e di elementi di natura sociologica e psicologica in una