Rassegna storica del Risorgimento
NATALI GIOVANNI
anno
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1959
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pagina
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459
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Libri e periodici 459
Sembra strano che un argomento di tanta importanza non abbia finora destato l'interesse dei nostri studiosi, ai quali, pure, non dovrebbe davvero più rimproverarsi quel provincialismo culturale e miei nazionalismo intellettuale, che, per certi temi di scottante interesse politico, potevano tenerli avvinti alcuni decenni fa. Forse, però, la ragione del mancato approfondimento di un tema di cosi vasta portata sta pia nello scarso credito che finora circondava, e con qualche ragione per la superficialità con cui venivano condotti, gli studi comparativistici e nell'assoluta e quasi inspiegabile assenza della -nostra storiografia giurìdica da ogni indagine sui problemi relativi alla formazione dello Stato moderno ed alla nascita del costituzionalismo contemporaneo.
Il che, a nostro avviso, rende ancor più pregevole e meritoria l'opera dcll'Aquarone, che, senza indulgere troppo ad uno schema comparativistico dì maniera e rigettando ogni apertura metodologica verso una storia esterna della costituzione nordamericana, ha sapnto inquadrarla in un'ampia prospettiva storica mettendo in luce serenamente l'iudissolubile rapporto tra le istituzioni e le idee, tra la teoria politica e la prassi costituzionale, e costruendo, con la Convenzione di Filadelfia come termine di raffronto, un avvincente parallèlo con l'Assemblea Costituente francese, in modo da offrirci un più efficace quadro delle origini delle moderne istituzioni politiche sorte durante quella che Jacques Godechot ha definito suggestivamente la Revolution de l'Occident . Nota dominante di questo parallelo è la considerazione obiettiva del valore che le costituzioni scritte sorte dalle rivoluzioni assumono nella mente dei loro autori, implicando la netta frattura col passato e la revisione totale o parziale del mondo di valori sui quali posava la tradizione politica e giurìdica dei popoli che hanno fatto le rivoluzioni e hanno posto in essere le costituzioni. Ciò, però, che distìngue l'Assemblea nazionale francese, dalla quale scaturì la costituzione del 1791, dalla Convenzione di Filadelfia del 1787 e dalla costituzione che ne fu il prodotto ed entrò in vigore proprio lo stesso anno della convocazione a Parigi degli Stati generali fu il diverso movimento di opinione dal quale questa trasse origine. Onde, come bene osserva l'Aquaroiie, se l'identificazione dell'operato dell'Assemblea nazionale francese dell'Ottantanove con la rivoluzione è veramente totale, inevitabile e giustificato, almeno nel breve momento in cui si trovò ad agire per dare alla Francia la prima costituzione, non altrettanto può dirsi per la Convenzione di Filadelfia che, se poneva in essere con la nuova costituzione federale un esperimento politico e giurìdico veramente rivoluzionario, traeva però origine da un movimento di opinione eminentemente conservatore nei confronti sia delle concezioni politiche della tradizione anglosassone, ria dell'antico equilibrio economico e sociale.
La prova più evidente di questo atteggiamento l'Aquarone hi rileva constatando con quanta abilità gli autori della costituzione nordamericana, che tanta poca fiducia nutrivano nella democrazia diretta e nella capacità della gran massa del popolo di eleggere i migliori alle cariche pubbliche, riuscissero ad attuare quella che Madison chiamava o policy ofrefining the popular appoìntments by successive filtrations , limitando nella misura maggiore compatibile con le tendenze dell'opinione pubblica del tempo la partecipazione diretta dei cittadini al governo dello Stato federale. Solo la Camera dei Rappresentanti era direttamente eletta da questi ultimi; i membri del Senato erano designati dalle assemblee legislative dei singoli Stati, il presidente era scelto attraverso un sistema di elezione di secondo grado ed, infine, i giudici federali e tutti i funzionari dell'amministrazione federale, a cominciare dai ministri, erano nominati dal Presidente senza partecipazione alcuna della volontà popolare, e ciò in pieno contrasto col sistema vigente nella quasi totalità degli Stati dell'Unione.
Donde la diffidenza dei componenti della Convenzione di Filadelfia per le assemblee legislative, viste da Wilson e da Morris come minaccia permanente per la Uberto e da John Adama come portatrici dei acmi del dispotismo, diffidenza che l'assemblea nazionale francese non poteva condividere, avendo di mira prevalentemente la demolizione dell'assolutismo e la salvaguardia delle prerogative parlamentari compresso da secoli dalla monarchia. Donde, ancora, la ricerca di un sistema di cheks and balanr.es. formulato soprattutto da Hamilton per esigenze di carattere conservativo, in applicazione della così