Rassegna storica del Risorgimento

NATALI GIOVANNI
anno <1959>   pagina <463>
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Libri e periodici 463
LEONIDA BALESTRERI, I Francesi a Genova nel 1859; Genova, Fratelli Pagani editori, 1959, in-8, pp. 102. L. 1000.
Sulla situazione dell'esercito francese nel 1859 all'inizio delle ostilità contro l'Austria copiose notizie si posson trarre, ad esempio, dagli articoli dell'Oliivier sulla Revue de deux mondes (maggio-giugno 1899); dalla Storia del Secondo impero del La Gorge (1904); dall' Étudc sur la campagne de 1859 en Italie del Silvestre (1905); dal notevole lavoro del Bapst (Le general Canrobert , 1912; dalle Mémoires du Conte Horace de Vici Castel , 1942, tomo II); ma questo saggio del Balestreri, teste uscito, senza par­simonia di mezzi, a cura della Camera di Commercio di Genova in una veste lussuosa e accuratissima che fa onore all'editoria italiana, porta un contributo efficace di nuove luci alla conoscenza dei preparativi bèllici francesi (svoltisi, sì, con qualche sospensione, ma, in verità, men lentamente che non si creda), perchè si fonda, oltre che sullo spoglio diligente dei giornali dell'epoca, specie di Lione e di Marsiglia, i quali maggiormente si interessavano dei traffici marittimi e dell'economia in genere, su fonti prezióse del tutto inedite.
Veniamo cosi a sapere (ciò che molti studiosi indubbiamente ignorano) che il 23 aprile del '59, quando l'ultimatum austriaco rese operante l'alleanza francosarda, il'porto di Genova era già pronto ad accogliere nel migliore dei modi le truppe che vi dovevano essere sbarcate, provenienti dai porti francesi e dall'Africa. Come le cose fossero state predisposte con la massima celerità congiunta alla piena comprensione degli obiettivi da raggiungere in quel particolarissimo momento risulta dal diario (conservato ora presso l'Istituto Mazziniano genovese) del comandante del porto conte Giuseppe Carlo de Bey, il quale, sollecitato dal capitano di vascello Chaigneau (era questi stato inviato a Genova dal governo del suo paese sin dai primi del mese di aprile), si era dato a tutt'uomo a rac­cogliere pontoni grossi da carenaggio e da scoglio e piatte da carico e altri galleggianti divisi per squadre con i rispettivi capi, rimorchiati, e maneggiati da 26 gozzi da traghetto e a provvedere alla svelta ad ogni altra occorrenza per un ordinato sbarco di poderosi contingenti di truppa, operando, all'uopo, requisizioni di ogni sorta senza punto tener conto, data l'urgenza, né delle ritrosie né delle lagnanze né delle aspre opposizioni dei pro­prietari. E il 26 aprile alle ore 10 (era il primo giorno della scadenza deW ultimatum) la squadra agli ordini del contrammiraglio Jurien de la Gravière, recante a bordo una parte della divisione del generale Bazaine, poneva a terra 9738 uomini con 333 cavalli e nudi in attesa di essere mandati in zona di guerra. E le navi francesi, non appena deposto il loro carico di armi e armari, ripresero subito il mare per lasciare libero il porto per altri convogli che già navigavano alla volta di Genova. E da quel di convogli di truppa si susse­guirono ininterrottamente con ritmo febbrile, sicché quando il 12 maggio vi arrivò l'Im­peratore vi erano sbarcati già 75424 soldati con 7287 cavalli, mentre altre decine di mi­gliaia avevano raggiunto il Piemonte lungo i valichi delle Alpi o attraverso la riviera ligure. E nel corso del '59 sbarcarono a Genova 113560 soldati con 17828 cavalli, e cioè tutte le truppe destinate per la guerra eccetto il HI corpo d'armata e il IV, venuti in Italia per via di terra: il che determinò per il porto genovese un movimento eccezionale (le opera­zioni di sbarco resero necessari per la Francia ben 516 bastimenti!) e causò anche per la città, per la sistemazione temporanea e per l'approvvigionamento delle truppe, un com­plesso di gravi problemi organizzativi, ai quali per altro (sia detto a meritata lode) si fece fronte con unanime spirito di abnegazione.
In quell'atmosfera fervida di operosità la popolazione genovese visso giorni vibranti di entusiasmo, creato dal passaggio e dalla presenza di tanti valorosi soldati della nazione amica, i quali destarono anche viva impressione per il loro mirabile comportamento. Ma degno sovrattutto di ricordo fti il giorno in cui in prossimità del porto giunse lo yacht imperiale. Uscirono per incontrarlo su alcuni battelli il principe di Carignano, il conte di Cavour, il conta Nigra e numerose altre autorità civili o militari, mentre tuonavano le artiglierie e una fotta immensa, assiepata lungo i moli e le banchine e nelle vie adiacenti, quasi delirante, acclamava ad altissima voce. E l'uomo, che impersonava in quel momento indimenticabile la grandezza della Francia, panò tra una pioggia di fiori che lo accompa-