Rassegna storica del Risorgimento
NATALI GIOVANNI
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1959
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464
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464 Libri e periodici
gnò sino alla Darsena dove doveva prender terra. E nei due giorni di permanenza dell'augusto ospite alla grandiosità dei ricevimenti ufficiali e dei festeggiamenti (su cui FA. si diffonde minutamente con suggestive pagine evocatrici) andò sempre congiunta l'espressione sincera dell'esultanza popolare. Ài più potrà forse parer strano che proprio a Genova, ove l'ambiente politico fu sempre piuttosto difficile (e le ragioni son ovvie), l'opinione pubblica si fosse in quegli anni orientata cosi decisamente in favore degli alleati francesi. Ma (come acutamente annota il Balestrcri) è da rilevare che a codesta evoluzione degli animi aveva fortemente contribuito l'opera propagandistica del Bertani, del Medici, ma in specie del Biado (quest'ultimo soprattutto attraverso le colonne del nuovo giornale San Giorgio ), i quali erano fermamente convinti che la solidarietà, in quel frangenti, con il popolo di Francia rispondeva ad una necessità storica. Né si deve d'altra parte dimenticare che Io stesso Mazzini, non appena fu dichiarata la guerra, aveva abbandonato ogni sua pregiudiziale e aveva invitato tutti gli Italiani (compresi i repubblicani, per lo più riluttanti) a compiere il proprio dovere, perchè il momento era decisivo per le sorti della Patria.
Il lavoro del Balestrcri, steso in istile caldo e colorito, con una garbata modernità d'impasto, si chiude con una ricca appendice che riporta una serie nitidissima di dipinti e di disegni (son dovuti al pennello o alla penna di artisti dell'epoca, quasi tutti assai noti), riproduccnti, oltre a ritratti di comandanti delle forze francesi, scene varie di sbarchi e di sfilate per le vie della Superba di truppe alleate e gli episodi più caratteristici dell'arrivo dell'Imperatore. E anche ciò conferisce al volumetto un pregio singolare.
MAKINO CTRAVEGNA
FRANCESCO BHANCATO, La Sicilia nel primo ventennio del Regno d'Italia (Storia della Sicilia post-unificazione, 1); Bologna, Zuffi, 1956, in-8, pp. 499. L. 2000.
ENZO D'ALESSANDRO, Brigantaggio e mafia iti Sicilia, Firenze, D'Anna, 1959, in-8, pp. 171. L. 1200.
Benché tardivamente, è doveroso dar notizia del denso volume del Brancato (il primo di una collana di monografie promossa dalla Società siciliana di storia patria e dal Centro regionale delle ricerche statistiche) perchè, seriamente costruito sulla base di un'ampia documentazione e condotto con larga e imparziale interpretazione degli avvenimenti, al di fuori da ogni schema di attuale polemica, rappresenta, dopo i ben noti lavori del Romeo, del Romano, dell'Alatri, ai quali in parte si allaccia, uno dei migliori contributi, a tutt'oggi, alla chiarificazione della storia dell'Isola nel perìodo della formazione dell'unità nazionale e nel primo ventennio dei Regno. R concreto e valido orientamento della pregevole fatica ai manifesta sin dai capitoli introduttivi, nei quali FA. ci offre un quadro chiaro e suggestivo delle condizioni sociali ed economiche della Sicilia nel corso del secolo XIX sin verso il '60 e del vero stato d'animo della popolazione. Non si può neanche allora, a suo avviso, parlare di una Sicilia semifeudale, come vuole, ad esempio* il Romano, se non al fa una netta distinzione tra i centri della fascia costiera, specie i maggiori} ove si avvertiva digià, a quell'epoca, una notevole modificazione, oltre che nel settore dell'economia, soprattutto per l'afflusso del capitale straniero, anche nello spirito, per l'influenza che vi esercitava l'esterno, e i centri rurali, che costituivano in realtà quasi l'intero territorio isolano. Situati per lo più in zone alpestri, addossati alcuni su calvi cocuzzoli quasi nidi di arpie o covi di fiere , separati Fun dall'altro da vaste distese deserte o da montagne e burroni (il che conferiva al paesaggio un aspetto ancora primitivo), senza possibilità di reciproche corrispondenze per la gran deficienza di strade, formavano tanti mondi a so e distinti, di cui ciascuno conservava immutata, poiché nessun spiraglio vi penetrava di civiltà, la secolare fisionomia A dir il vero, la costituzione del 1812 avrebbe dovuto, a rigor di termine, instaurare in tutta la Sicilia un regime fondato sulla libera proprietà, ciò ohe indubbiamente avrebbe dato alla sua storia un nuovo avvio; ma per contro le disposizioni eon le quali il governo di Napoli aveva cercato di continuare