Rassegna storica del Risorgimento
NATALI GIOVANNI
anno
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1959
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pagina
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466
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466 Libri e periodici
sonico erano regolari, nel complesso, e buone), levando unicamente gli ostacoli che vi aveva posti la predittatura garibaldina.
Istituitosi il governo luogotenenziale e iniziatasi la reazione contro il riformismo del generale Garibaldi, si potè porre un freno al dilagare delle forze popolari e imprimere alla vita dell'Isola una maggiore austerità; ma d'altra parte l'eccessivo rigore cui era improntata tutta l'azione governativa determinò un irrigidimento dello Stato e di conseguenza 1 evasione da esso di tutti o quasi gli strati sociali: malvisto dalle masse proletarie perchè non si curava minimamente di alleggerirle dai gravi balzelli rimuovendo le forme tradizionali di produzione e impedendo il crescente accentramento della proprietà isolana nelle mani delle nobiltà e della borghesia e abbandonato anche, oltre che dagli autonomisti, dai sostenitori suoi più validi, cioè dagli unitari, delusi nella speranza che alla Sicilia si sarebbero fatte eccezioni nel nuovo ordinamento amministrativo; mentre tramavano nell'ombra i repubblicani e il partito borbonico, cui si erano alleati l'antica nobiltà sempre ligia al passato e il potentissimo clero. E l'urto sarebbe stato inevitabile portando naturalmente gravi conseguenze se non fossero intervenuti a rinnovar l'intesa l'episodio di Tusa, la sommossa di Castellammare e la partecipazione delle masse all'impresa di Aspromonte (partecipazione organizzata dal partito repubblicano con l'intento di rovesciare il governo): fatti, tutti che sollevarono l'allarme, specie dei moderati, atterriti pure dalle condizioni della sicurezza pubblica che, ad onta delle rigide misure governative, diventava ogni di più precaria per i continui furti e omicidi nelle città e nelle campagne. (H banditismo era aumentato anche perchè ai banditi ai andavano riunendo i renitenti di leva). Per calmare la popolazione il governo decise quelle operazioni militari che, affidate al generale Govone per ben cinque mesi (dal 25 giugno al 5 novembre), tennero l'Isola in istato di guerra con lo scopo ufficiale di dar la caccia ai malandrini e ai renitenti, ma in realtà con il nascosto intento politico, se non di annientare, di indebolire specialmente il partito di azione, che di quelli si serviva per cospirare contro lo Stato. Dell'energia dimostrata, nell'occasione, dal governo di Torino furon pienamente soddisfatti i moderati; ma profondo fu il turbamento suscitato nel paese sia perchè ai intensificò la crisi economica per gli inciampi creati al commercio sia-per l'eccesso dei mezzi impiegati dall'esercito, il quale percorse e circondò quasi metà della Sicilia facendo arresti spesso in massa e sottoponendo interi villaggi a minute perquisizioni. Parve giunto allora il momento buono per romperla definitivamente con il governo con una lotta ad oltranza per una maggiore giustizia e per una migliore organizzazione sociale al più influente dei repubblicani, Giuseppe Badia (il Carrao era morto tragicamente dopo l'episodio di Aspromonte), ben voluto soprattutto dal popolo per il suo passato garibaldino. (In verità era amante sincero delle libertà e delle istituzioni democratiche). Allo scopo di procacciarsi piò forze possibili per il movimento di opposizione il Badia si accostò, oltre a tutti coloro che avevano sofferto persecuzioni o che mal sopportavano 1? infamia di cui si era voluta ce dai piemontesi macchiar l'Isola, agli autonomisti e anche ai borbonici che esercitavano un certo potere sulle bande armate delle campagne e sugli stessi renitenti. E si die subito da fare con il riordinare le società operaie a Palermo, quasi ormai inattive, e il promuoverne ovunque l'istituzione di nuove, e l'istruire i popolani, e gli artigiani in particolare, mercè riunioni celebrative delle gesta di Garibaldi e dei moti mazziniani e la diffusione di stampe e di nuovi giornali; con il formar squadre nei centri rurali e con il radunar armi e munizioni. Non tutti i repubblicani lo seguirono; anzi un buon numero si raccolse attorno al più temperato tra di essi, che godeva anche la stima delle classi più colte, Francesco Pcrrone Paladini, il quale più di ogni altro aveva levato la voce contro chi aveva tentato di preparare una seconda Aspromonte. Al contrario del Badia egli era d'avviso che fosse assolutamente necessario di non irritare in quel momenti critici il governo, ma di tenersi fedeli al programma nazionale, che aveva per obbietta principale l'umficazione-ita-liana, aia pure attraverso l'azione governativa* Si determinò così, a poco a poco, una scissione nel partito repubblicano che si andò vieppiù aggravando anche per alcune cause concomitanti, quali, ad esempio, la Convenzione di settembre, i preparativi per la liberazione del Veneto, la crisi fzumentaria e l'aumento del prezzo della macinatura, il eorso forzoso