Rassegna storica del Risorgimento

NATALI GIOVANNI
anno <1959>   pagina <469>
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Libri, e periodici 469
La Nazione nei suoi cento anni. 18591959; Bologna, 5. A. Poligrafici II Resto del Carlino, 1959, in-8 gr. pp, 264 con ili. L. 6000.
Il 19 loglio 1859 usciva a Faenze il primo numero della Nazione; dal 14 al 18 loglio erano stati, pubblicati dei numeri provvisori. In occasione del primo centenario della sua nascita il quotidiano fiorentino, oltre che usare in un'edizione straordinaria di ben 112 pagine, ha dato alle stampe un volume commemorativo, in cui i vari aspetti della sua vita sono illustrati da storici e da giornalisti. Nino Valeri vi tratta degli atteggiamenti assunti dal giornale nei riguardi della vita politica interna italiana; Luigi Salvatorelli della politica estera; Giovanni Spadolini vi traccia un profilo di Bettino Ricasoli; i giornalisti Ansaldo, Grazzini, Montanelli, Risolo e Russo illustrano altri aspetti della vita del giornale.
La monografia del Valeri, scritta in uno stile agile e quasi giornalistico, oltre che essere accessibile al più grande pubblico cui il volume è destinato, si rivela assai interessante anche per lo studioso di problemi storici dell'Italia unita. Essa infatti, seguendo passo passo gli atteggiamenti e le prese di posizione del giornale nei confronti dei principali avvenimenti della politica interna del paese, ne illu mina con giudizi sicuri la linea politica e ne mette in evidenza le particolarità che lo hanno distinto dagli altri quotidiani che si muovevano nello stesso ordine di idee.
Cosi viene offerto al lettore un ritratto fedéle della stampa conservatrice nazionale nella particolare angolazione della regione toscana.
Il Valeri, infatti, centra perfettamente il carattere moderato con velleità autoritarie del giornale fiorentino sin dall'analisi dei primi suoi giorni di vita e, meglio, vede già negli avvenimenti della pacifica rivoluzione del 27 aprile il clima naturale per il sorgere e il prosperare di un quotidiano con tale linea politica.
I fatti dell'incruenta rivoluzione , i cui limiti, ma anche il suo valore, possono essere riassunti nella nota frase dell'abate fioretti e Cittadini, il principe delibera, lasciamolo deliberare in pace-... , i sentimenti di sfiducia verso il popolo del gruppo moderato toscano, la sua fattiva volontà tesa a creare e magari ad imporre una nuova situazione politica, la sua scarsa fede nelle istituzioni parlamentari costituirono l'atmosfera politica in cui il giornale vide la luce* di queste sue origini il quotidiano fiorentino risentirà sempre, si può dire, per tutta la sua lunga vita, pur nell'adattamento alle mutevoli esigenze dei tempi.
E ciò spiega, insieme alle esigenze poste dalle varie proprietà del giornale, il suo atteg­giamento moderato e conservatore di fronte ai principali problemi e avvenimenti sociali e politici della vita nazionale, dalla contrarietà dimostrata al sorgere dei primi nuclei del movimento operaio alla soddisfazione per la repressione dei moti dei Fasci siciliani e di Lunigiana, dall'incomprensione peri fatti del 1898 all'opposizione alla politica giolittiana, fino a scivolare nella posizione di fiancheggiamento del fascismo, che trovava la sua espres­sione più evidente nell'articolo del 14 novembre 1922, che così incominciava: In Italia c'è un cadavere che ingombra le piazze. È il cadavere della Democrazia .
Anche nelle varie posizioni assunte sul problema dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa, cui il Valeri dedica alcuni capitoli, appare chiaro lo sviluppo della linea conservatrice del giornale, che dall'atteggiamento separatista di ispirazione ricasoliana, volto anche a premere per una riforma della Chiesa, passa ad appoggiare gli accordi clericomoderati in funzione antisocialista.
Quanto ai caratteri distintivi del giornale, che lo differenziano da altri organi della stampa moderata nazionale, oltre quelle simpatie antiparlamentari ed autoritarie, cui abbiamo accennato, il Valeri mette in evidenza l'amore per la piccola patria toscana fatto di nostalgia sentimentale e non politica, di orgoglio linguistico e culturale, rafforzato dagli aspetti meno simpatici del piemontesismo .
Considerare della Nazione solo l'atteggiamento politico-sociale conservatore non sarebbe però stato sufficiente per un'adeguata ricostruzione della fisionomia del giornale e il Valeri, molto giustamente, ne mette in evidenza i meriti patriottici, la sua volontà nazionale e unitaria fin dalle origini; e ciò con giudizi molto appropriati sull'attività del suo ispiratore, il Ricasoli, che simboleggiò la direzione della corrente storica progressiva,