Rassegna storica del Risorgimento
NATALI GIOVANNI
anno
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1959
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pagina
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470
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470 Libri e periodici
mostrandosi capace di indovinarne il corso prima e meglio degli altri e indicarlo agli stanchi, agli attardati, ai nostalgici, vincendo in essi quella medesima perplessità che aveva prima vinto in se stesso ; con l'illustrare l'azione del giornale per la formazione di una coscienza unitaria in Toscana dopo Villafranca e mettendo in rilievo il suo atteggiamento dignitoso e veramente nazionale nei confronti del problema del trasferimento della capitale da Torino a Firenze e a Roma.
Di notevole interesse ri rivela pure il saggio del Salvatorelli dedicato agli atteggiamenti assunti dal quotidiano nei confronti della politica estera italiana.
L autore, dall'esame della posizione del giornale nei riguardi della questione romana all'indomani della morte del Cavour, ci conduce a passare in rassegna tutti i successivi grandi avvenimenti della politica estera nazionale: la terza guerra di indipendenza, la presa di Roma, la Triplice Alleanza, l'espansione coloniale, la nuova fase della politica estera nel periodo giolittìano, la prima guerra mondiale e il dopoguerra.
Anche se l'articolo, proprio per la materia trattata, ha un'impostazione un po' cronachistica, esso è però punteggiato da giudizi storici precisi che ci illuminano sui reali atteggiamenti del giornale, sui motivi che li determinarono, e li inquadrano nel più vasto quadro della vita politica italiana. Il Salvatorelli mette infatti in evidenza la funzione del giornale di portavoce delle direttive della politica ricasoliana specialmente negli anni 1861-2 e 1867; illustra le sue oscillazioni nei riguardi della questione veneta e dei Balcani fra una soluzione che investisse solo i rapporti Italia-Austria ed un'altra rivoluzionaria tendente alla liquidazione degli imperi austriaco e turco, molto vicina alle tesi mazziniane; ci mostra il suo possibilismo e le sue capacità di rapida manovra ncll'allinearsi alle posizioni governative; ci fa constatare le sue preoccupazioni moderate e conservatrici che gli fanno vedere, almeno in un primo momento, nella caduta del Secondo Impero solo un pericolo repubblicano anche per l'Italia e non la possibilità della liberazione di Roma; sottopone alla nostra attenzione il suo spirito liberale e cattolico-liberale che trova la migliore espressione nell'articolo Roma italiana , nel quale, commentando il plebiscito romano, si afferma che con l'annessione di Roma si instaura nella città il diritto moderno, si condannano quei cattolici che non credendo alla possibilità di migliorare le forme e le istituzioni della loro religione ne negano il carattere divino, si vede nel potere temporale della Chiesa un residuo di imperio pagano
Il Salvatorelli inoltre mette in evidenza il triplicismo del giornale, la sua opposizione all'irrendentismo militante, il suo filocolonialismo, non sempre lineare e sicuro, legato alle forti simpatie per la politica interna crispina ed in genere autoritaria, l'opposizione alla politica estera giobttìana, il favore verso una neutralità filotriplicista e poi l'accettazione della guerra fino a far proprio nel corso del conflitto e dopo l'armistizio ti programma nazionalista.
La parabola del giornale moderato si conclude cosi anche per ciò che riguarda la politica estera nella più vieta demagogia nazionalistica*
Assai interessante è pure il saggio dello Spadolini sul Ricasoli che illustra egregiamente il pensiero politico-religioso dello statista toscano.
Se al Valeri, al Salvatorelli e allo Spadolini dobbiamo riconoscere il merito di averci dato dei saggi storici e non delle trattazioni agiografiche, alla Nazione si deve dare atto di questa manifestazione di rispetto per la libera cultura per aver affidato la commemorazione del suo centenario a studiosi che, pur rispettando i doveri dell'ospitalità, non rinunciano a quella obbiettività e a quella serietà che sono proprie dell'autentica ricerca
storica.
RAFFAELE MOLINELLI