Rassegna storica del Risorgimento

anno <1960>   pagina <14>
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Renzo De Felice
sctiltore delle più gravi accuse e per farne il prototipo del giacobino senza principi e a caccia solo di vendetta e di denaro. Questa tesi non merita, tanta è la sua miope parzialità, una confutazione. Tutta la vita e, soprat­tutto, la morte del Ceracchi stanno a smentirla. Vogliamo però ricordare il giudizio che delle memorie e dei progetti dello scultore romano diede, parecchi anni dopo la sua morte, il Barras che ben lo conobbe e discusse con lui le une e gli altri. Esso ci sembra infatti il più equilibrato ed accet­tabile: Je ne crois pas prétendre ici ce soit Ceracchi qui ait fait la cam­pagne d'Italie, et qui Bonaparte ne pùt la concevoir lui seni... Mais, en relisant aujourd'hui ces pages de Ceracchi, si rapidement tracées au cou-rant de la piume en sortant de ses conférences avec Carnot et moi, cet artiste qui ne savait nullement écrire [il francese], je suis encore étonné de tout ce que Fame peut suppléer au tafani dans les hommes qui en oni une . *)
Come si è detto, se in un primo momento le proposte del Ceracchi caddero nel nulla, in un secondo tempo ad esse arrise una fortuna in cui forse lo scultore neppure sperava. Infatti, quando negli ambienti del Direttorio si incominciò a parlare della possibilità di intraprendere una campagna in forze in Italia, sia il Carnot sia il Barras si ricordarono tosto dei memoriali che lo scultore aveva loro inviati nei mesi precedenti. Egli fu allora convocato al Direttorio, invitato a discutere e a precisare ciò che aveva abbozzato, gli furono chiesti consigli. Carnot, lo stratega del Diret­torio, diede il suo parere favorevole a che essi fossero presi seriamente in considerazione. 2) Bonaparte, poi, colpito dalla concretezza e dall'auda­cia delle idee del Ceracchi, subito se ne entusiasmò e ne volle conoscere Fautore. Le Memorie di Barras ci sono anche a questo proposito di grande utilità. Esse ci fanno rivivere, come se fossimo presenti alla scena, le prime battute della conoscenza tra i due uomini. Il racconto del Barras ha, infatti, qualcosa di drammatico, è come un crescendo , in fondo al quale il narratore sa che è l'ombra di una ghigliottina in un pomeriggio di fine gennaio del 1801. Esso comincia con la scoperta del Ceracchi da parte del Bonaparte: Au nombre des pièees les plus intéressantcs que je montrai à Bonaparte, j'en retrouve une qu'il saisit avec avidi té, dont il fit de sa main une copie... ; mostra poi il Bonaparte frappé da quella lettura, dalla purezza del suo patriottismo e giustezza delle sue opinioni , desideroso di conoscere lo scultore al più presto; si con­clude con il primo incontro tra i due: je lui donnai à diner avec Cerac-
) M (moire* de BARRASI, II, Paris, 1895, fr. lì.
ty , TKOLAHI, De MomenaUe au poni d'Arcale, Paris, 1893, p. 236.