Rassegna storica del Risorgimento

anno <1960>   pagina <16>
immagine non disponibile

16
Renzo De Felice
sfruttare le circostanze favorevoli e le sue benemerenze patriottiche per ottenere nn indennizzo per i danni subiti a causa della persecuzione papale* E questo un altro episodio della vita dello scultore su cui contemporanei e posteri si sono insistentemente soffermati e a cui hanno dato molta importanza. Secondo gli avversari del Geracchi, esso dimostrerebbe, infatti, la grettezza d'animo dello scultore, la sua venalità e come il suo patriottismo si riducesse solo ad un mezzo per far fortuna. È indubbio, come ai vedrà, che il Geracchi chiese un indennizzo molto elevato, per certi aspetti esagerato.J) Ma è, a nostro avviso, sbagliato voler trovare in questo episodio la chiave dell'uomo Geracchi. Altri episodi della sua vita e soprattutto il disinteresse mostrato davanti alle lusinghe del Bona-parte nel 1800 (che, come vedremo, gli offrì denaro e gloria prima e la stessa vita poi pur di farne uno strumento della sua politica) dimostrano quanto sincero fosse il suo patriottismo e quanto egli fosse saldo nei suoi principi giacobini. Del resto, anche psicologicamente, è comprensibile come egli, offertaglisi l'occasione, potesse pensare di approfittarne per sistemarsi economicamente. Così come è comprensibile che egli abbia insistito nella sua richiesta anche dopo la caduta del governo pontificio e lo stabilimento della Repubblica Romana: come si vedrà, il rifiuto nonostante il parere favorevole di Parigi e il modo stesso di come esso avvenne da parte dei Commissari francesi a Roma, di prendere in considerazione le sue richieste ebbe infatti il carattere di un vero e pro­prio atto persecutorio, contro cui egli non poteva non insorgere indignato e rimanere fermo nella sua richiesta.
Approfittando della situazione favorevole, dunque, verso i primi del 1797 il Ceracchi si rivolse al governo francese ed in particolare al ministro degli esteri Delacroix per ottenere che esso appoggiasse una sua richiesta di indennizzo a Roma e gli assicurasse la possibilità di tornare uberamente in patria. A seguito di vari contatti, 2) il 12 marzo inviò al Delacroix una nota circonstanziata sulle sue vicissitudini politiche e un vero e proprio conto di quelli che erano stati i danni da lui subiti a causa delle persecuzioni di cui era stato vittima da parte dei suoi com­patrioti. Drammatizzando un po egli scriveva in questa nota: La paix est faite entre la République et Rome. Les prètres, qui m'ori.t. perséculé alors sans raison légilime, ne me pardonneront pas aujourd'hui d'avoir provoqué, pax mon pian au gouvernement francois, la dissolution de leur existence temporclle. Le poison et l'assassinat me menaceront si jc rentre
D Se ne veda il dettaglio, voce per voce, nella Correspondancc ece, ct XVI, pp. 505-506.
3) Gfì*. Corrcspondanr.it ecc., eli., XIV, p. 499, XVII, p. 3.