Rassegna storica del Risorgimento

anno <1960>   pagina <20>
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20 Renzo De Felice
Roma e dello Stato, furono accolti con sospetto. Non era possibile, ovviamente, trattarlo alla stregua di un L'Aurora ed espellerlo Unti court: ogni accorgimento, però, fu messo in atto per isolarlo, per impedirgli di ottenere qualsiasi incarico nell'amministrazione repubblicana e per scre­ditarlo agli occhi dei suoi amici e protettori di Parigi. Mentre ai mode­rati erano assicurati i posti più importanti e Inerosi e per essi i Commis­sari francesi usavano tutta la loro autorità, allo scultore non fu dato alcun incarico politico e i Commissari si limitarono.a raccomandarlo come del resto avevano già fatto ancor prima del suo arrivo sulla base delle istruzioni ricevute da Parigi al Consolato come artista (attenda qu'il est habile dans son art ) e a fargli assegnare uno dei quattro posti dell'Istituto Nazionale per le arti figurative; 2) questo, dato il momento, era non solo escluderlo dalla vita pubblica attiva, ma impe­dirgli o quasi di vivere a Roma: la sua attività artistica si limitò infatti a qualche scambio di idee e ad uno schizzo (conservato a Roma, al Museo napoleonico) per i monumenti alla memoria di Bassville e di Duphot. Quanto alle sue richieste di indennizzo, esse furono subito lasciate cadere nel nulla e, anzi, sfruttate contro di lui. Contro il Ceracchi, infatti, fu subito scatenata una vera e propria campagna diffamatoria.
Egli arrivò a Roma insieme con un altro esule romano, A. Bruner. Non erano arrivati che da pochi giorni e avevano appena preso contatto con l'ambiente romano, che uno dei Commissari, il Daunou, inviava al presidente del Direttorio, il LaRevellièreLepeaux, una lettera aliar-ma t issi ma in cui annunciava che i due non erano dei très-bons citoyens , come egli aveva creduto sulla base di quanto scrittogli da Parigi, ma deux loups dans la bergerie, deux anarchistes déterminés . Essi non facevano che lamentarsi per la tutela in cui era tenuto il governo romano e proclamare che ciò era contrario alle intenzioni del Direttorio e di tutti i buoni patrioti. E, oltre tutto, chiedevano soldi. Come era possibile domandava il Daunou che simili avventurieri avessero potuto carpire la fiducia del Direttorio ? E ammoniva drammaticamente: S'il se forme ici un parti anarchique, ce qui est toujours à craindrc quand la guerre
l') Testimonianza della simpatia e del giubilo con cui il suo ritorno fu accolto dagli ambienti repubblicani più avanzati è un ritratto di G. Ceracchi di F. Gianni pubbli­cato dal Monitoro di Roma del 19 messifero VI, p. 353; Picciol di membra, di sembianze altero; / Dardeggiando Io sguardo, il ciglio irsuto; / La guancia adusta ingombra di pel nero; / Avvallate le labbia, e il mento acuto; / D'affetto caldo; di virtù severo; / Intrepido. e facondo al par di Bruto: / Anzi cotanto imi tutor di questo, / Che dal trono balzò l'ul­timo Sesto .
2) I Commissari del Direttorio a. Roma a Tafteyxand, 6 gennile VI, in Correspon-dance ecc., <,, XVII, p. 133.