Rassegna storica del Risorgimento

anno <1960>   pagina <24>
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Renzo De Felice
a caldeggiare (tra cui A. J. Barare de la Coudraye), trattò la cosa con il gen. Joubert, comandante in capo delle forze francesi in Italia, proba­bilmente per la parte più propriamente militare dell'accordo.
La concretizzazione dei particolari pratici dell'accordo la cui realizzazione fu resa impossibile dal quasi contemporaneo capovolgimento della situazione militare nella penisola dovette però trovare delle difficoltà ed andare per le lunghe. Il Ceracchi, infatti, non fece più ri­torno a Roma. A Parigi del resto, lo scultore doveva essere trattenuto anche da altre questioni, di partito, diciamo cosi, e personali. Di partito, cioè dimostrare al Direttorio come la politica dei moderati al governo (e quindi, ovviamente, se non proprio del Direttorio stesso, certo dei suoi commissari a Roma) avesse finito in pochi mesi per réduire à l'èxtré-mité la République Romanie .l) Personali, cioè, dimostrare che anche lui personalmente era stato vittima di questi maneggi controrivoluzio­nari e ottenere finalmente da Parigi la liquidazione del suo tanto sospi­rato indennizzo per i danni sofferti per la persecuzione papàie. 2)
Dai documenti da noi conosciuti, è chiaro, però, che il Ceracchi contava di tornare al più presto in Italia, per partecipare direttamente alla nuova fase della rivoluzione. La già citata lettera al Talleyrand del 18 floreale VH è a questo proposito esplicita, e, anzi, costituisce una testi­monianza di primaria importanza a proposito dell'orientamento politico del Ceracchi. Li essa, infatti, lo scultore, dopo aver indicato come a suo avviso in Italia il pericolo venisse dal Sud (dall'insorgenza, cioè), pro­poneva di prevenirlo drasticamente: Le seul moyen qui s'offre et qui paróit impérieux, c'est de lever en masse le peuple du midi de l'Italie pour le mettre à méme de chasser l'ennemi commun. 3) Nella lettera al Talleyrand egli non andava oltre questa affermazione; sono però chiare quali fossero le conseguenze politiche e sociali che l'accettazione di que­sta proposta portasse con sé. Così come è chiara la classica tematica giacobina da cui essa prendeva le mosse. Nella stessa lettera, infine, lo scultore offriva i suoi servigi per realizzare la sua proposta e chiedeva di essere a tal fine rinviato in Italia in missione con il suo vecchio amico Fauchet, rientrato da qualche tempo dall'America.
Non era, però, destino, come si è detto, che lo scultore rivedesse Roma. A Parigi, infatti, lo colse la disfatta dell'Armata d'Italia e la caduta
*) G. Ceracchi a Talleyrand, 18 floreale VII, hi Correspondance ecc., cil., XVII, pp. 249-50.
2) 6. Ceracchi a Talleyrand, 22 ventoso VII, in Corrcspondancò acc, cit., XVII, ppZ 235-36.
*) . Ceracchi a Talleyrand, 18 floreale VII, in Correspondance, ùcc.t ciì., XVII, p. 249.