Rassegna storica del Risorgimento
anno
<
1960
>
pagina
<
29
>
Giuseppe Ceracchi 29
che mettono in relazione l'attentato con il movimento dei Philndclphcs e delTOudet (che aveva conosciuto l'Arena ad Alessandria).
Sulla base di questi elementi, ci pane fuor di dubbio che il mancato attentato dell'Opera non fu un atto inconsulto di pochi faziosi isolati, ma un aspetto importante di un vasto piano politico, preparato con cura da un largo movimento d'opposizione antibonapartista.
Quanto al ruolo specifico del Ceracchi, la versione dell'Histoire ci sembra più vicina al vero di quella deli'Angeloni (che, oltre tutto, sembra, anche sul complesso della vicenda, meno informato e il cui comportamento in quei mesi non è andato esente da accuse di vuoto parolaio). La scelta del Ceracchi, infatti, aveva un senso che certo non avrebbe avuto quella del Diana: lo scidtore aveva, ovviamente, molte più possibilità che l'oscuro esule ceccanese di arrivare al Primo Console e portare a termine la sua missione di morte. Non crediamo, anzi, di sbagliare, dicendo che l'attentato all'Opera fu un ripiego dell'ultimo momento, imposto dalle circostanze sfavorevoli. Ceracchi e i suoi compagni, infatti, dovevano in un primo tempo aver pensato di assassinare il Bonaparte a casa sua. A questo scopo, con la scusa di ritoccare il busto che gli aveva fatto, il Ceracchi chiese insistentemente di poterlo vedere per un'ultima posa. Il progetto, però, falli per un malinteso: Bonaparte pensò che lo scultore volesse vederlo per aver l'occasione di chiedergli un aiuto e, prevenendo la presunta richiesta, gli fece avere, invece dell'appuntamento, seimila franchi. x)
Chiarito questo aspetto della congiura, l'ultima questione connessa ad essa da vedere rimane il comportamento del Ceracchi in carcere ed i suoi rapporti in questo periodo con il Bonaparte. Anche a questo proposito, infatti, i pareri sono controversi. Alcuni la duchessa d'Abran-tès in particolare hanno dato delle ultime settimane dello scultore un quadro che ben si potrebbe definire plutarchesco; altri, invece, e soprattutto l'Angeloni hanno sostenuto che gli venne meno l'animo e si sarebbe abbandonato a gravi ammissioni. La versione deli'Angeloni (che definisce lo scultore uomo molto presuntuoso ) è secondo noi da respingersi decisamente. Tre lettere del Ceracchi di questo perìodo, al Bonaparte, 2J al Bernadotte 3J e al Brune, ce lo mostrano in tutt'altra luce. In nessun modo esse possono essere considerate lettere
0 COMTE DE LAS CASAS, op. di., p. 372.
2) G. Ceracchi n N. Bonaparte, 20 vendemmialo IX, cit.
3) G. Ceraci al geo. Bernadotte, 20 vendemmiale IX, in U. GÀNVIEU-DES-ponTES, art. cit.t pp. 11-12.
*1 GÌ Ceracelii al gei. Brune, 16 nevoso IX. Di essa è data notista in un Catalogo di lettere autografe della collezione E. Brounot, Napoléon et on temps, Paris, 1934.