Rassegna storica del Risorgimento
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1960
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Renzo De Felice
di un pavido, tutto in esse è nerezza: ai suoi amici di un tempo egli non chiede grazia o aiuto, ma ricorda solo i suoi meriti, esige i suoi crediti d'artista per far fronte alle spese della prigionia e del processo 6 raccomanda la famiglia in Italia. Se qualche ammissione il Ceracehi fece subito dopo l'arresto così come, del resto, gli altri coimputati fu perchè in un primo momento era convinto che la polizia già conoscesse tutta la trama e, soprattutto, in un istante di fierezza e di esaltazione repubblicana. Né, forse, se si deve prestar fede ad alcuni accenni che si trovano negli atti del processo, dovettero mancare da parte della polizia violenze per estorcere tali ammissioni. Tutte, del resto, di scarsissima rilevanza.
Il fiero atteggiamento di Ceracehi è ancora più significativo se si pensa che, come risulta dalle memorie della duchessa d'Abrantès (a cui non siamo alieni, almeno in questa circostanza, dal dare pieno credito, dato che essa attinse le sue notizie da Talleyrand ')) come ha dimostrato l'Angeli sulla base di un interessante documento della Prefecture de Polite 2) e come, indirettamente, confermano la lettera più volte ricordata al Bonaparte del 20 vendemmiale IX e un accenno (riferito al Demerville, ma estensibile ci pare anche al Ceracehi) contenuto nell'ultimo documento pubblicato sin dal 1801 negli atti del processo,3) lo scultore avrebbe potuto, volendo, godere della grazia consolare se solo fosse stato disposto ad abiurare le sue idee giacobine e regicide e che, anzi, lo stesso Bonaparte lo visitò in carcere per cercare di strappargli tale abiura . La duchessa d'Abrantès ci offre persino il testo del colloquio tra i due; esso, ovviamente, non ha da un punto di vista storico alcun valore: il fiero, plutarchesco ripetiamo, atteggiamento del Ceracehi reso in esso è però, data la fonte a cui la duchessa si rifaceva, significativo. 41
Ciò che è certo è che il Ceracehi si rifiutò di chiedere la grazia ( La chiederò all'Essere Supremo, ad un uomo mai ) e fieramente, come era vissuto, il 31 gennaio 1801, all'una e mezzo del pomeriggio, affrontò la ghigliottina. Il Journal de Paris riferisce, anzi, che vi andò parlando e ridendo con uno dei suoi compagni.
RENZO DE FELICE
>) CÉr. Estratti delle memorie del principe ni TALEYRAND-PÉRIGORD, tead. it., Ili, Milano, 1841, p. 108.
fiJ SÌ tratta di una breve nota di G. Blazut, uno dei giudici istruttori del processo, a proposito di un suo incontro con 11 Gambacères, in coi si fa cenno od una misteriosa visita al Ceracehi in carcere.
3) Prode iiec, cif, pp. 349-350.
4) Per tutta la questione si veda D. ANGBU, art. cit. n. 46 (15 nov. 1931), pp. 2-3. 5J li primo articolo è comparso nella Rassegna, ar X.LV (1958), n. L pp, 3-19.