Rassegna storica del Risorgimento

NAPOLEONE I ; FRANCIA
anno <1960>   pagina <36>
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Carlo Ghisalberti
candosi che la tendenza all'accentramento è tipica di ogni ordinamento giuridico che abbia raggiunto un certo grado di forza e di efficienza amministrativa.
Fu soprattutto dal Cuoco che venne criticato l'eccessivo potere cen­trale nei confronti di quello municipale, analizzando nei dettagli l'operato dei legislatori del Novantanove napoletano, operato che, peraltro, non sì distingueva per nulla al riguardo da anello degli altri legislatori rivolu­zionari. A ciò l'autore del Saggio storico aggiunse anche un altro motivo polemico, sostenendo che nel Mezzogiorno vi era una tale varietà di strut­ture amministrative e di condizioni giuridiche ambientali che era troppo audace pretesa imporre a quelle regioni la stessa organizzazione ammi­nistrativa di tipo unitario, come avevano inteso fare Mario Pagano e gli altri legislatori rivoluzionari ancor prima dell'emanazione del testo costituzionale con la legge sulle municipalità. La tesi del Cuoco, che aveva un profondo significato politico nel momento in cui era stata for­mulata, oggi non può essere accolta in alcun modo. La fondamentale unità di strutture e di condizioni del Mezzogiorno è stata chiaramente messa in luce dalla più recente storiografia, che è riuscita a dimostrare come gli aspetti fondamentali del Mezzogiorno variassero, in realtà, assai meno di quanto il Cuoco stesso non tendesse a dimostrare nella sua critica ai giacobini napoletani.2) Ed infatti, analizzando da vicino le strutture dell'amministrazione locale borbonica ci si rende facilmente conto come, a parte il regime speciale per la città di Napoli, alla vigilia della rivolu­zione del Novantanove, l'intero territorio del Regno era suddiviso tra le università demaniali e le università feudali e che entrambe erano rette in modo non del tutto difforme, grazie all'opera di livellamento esercitata nei secoli dalla Monarchia, che, salvo certe differenze di terminologia per i vari organi dell'amministrazione locale, aveva raggiunto l'obiettivo di uniformare l'amministrazione civile.3) Né, peraltro, la difesa fatta dal Cuoco dei vieti parlamenti comunali del Regno aveva altro valore al di fuori della necessità di demolire criticamente l'organizzazione dei dipartimenti e delle municipalità ideata dai legislatori del Novantanove
)'Ìfc> Cuoco, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, edtis. a cura di N. CORTESE, Firenze, 1926, p. 189 e aegg.
*) R. MOSCATI, H Mezzogiorno d'Italia nel Risorgimento, Messina, 1953, p. 72 e segg.
3) À. PÀNNOWB, Lo Stato borbonico cit., p. 107 e oegg. Di somma utilità per nn'ap-profondita analisi dell'amministrazione localo noi Regno di Napoli nel Settecento L. CEK-VELLINO, Direzione ovvero guida dello università del Regno di Napoli, Napoli, 1796; C BA­STA, Jnstitutiones iurium universitutum, Napoli, 1777. Utili spunti storici in G. SCALAMAN-DRÉY Delle università e oV confimi del Reame di Napoli: cenno isterico, Napoli, 1848; o in N. FAHAGLTA. Il comune nell'Italia meridionale, Napoli, 1882.