Rassegna storica del Risorgimento
NAPOLEONE I ; FRANCIA
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1960
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Carlo Ghisalberti
scrisse il Galanti alla vigilia della rivoluzione del Novantanovc: però le provincie furono commesse al reggimento di uomini che nelle occasioni niuna paura si avessero dei baroni e facessero loro sperimentare il rigore delle leggi. E siffatti uomini vennero eletti tra gli ufficiali superiori dell'esercito, il che vuoisi reputare utile sol per quei tempi, nei quali contro la licenza dei feudatari nelle provincie aveasi uopo per governarle più della forza che del sapere .J)
Ciò che in nessun caso si potrà dire per i prefetti napoleonici, anche da parte dei più accaniti Sostenitori del decentramento amministrativo o dei maggiori detrattori dell'operato murattiano.
Insistere sui dettagli del sistema francese è cosa quasi inutile, dato che anche a Napoli si attuò in pieno la recezione della legge del 28 piovoso anno VHI. Ci basti, invece, ricordare che l'Intendente preposto ad ogni provincia era incaricato dell'amministrazione civile e finanziera e dell'alta Polizia e che era coadiuvato da un segretario generale. Ogni provincia aveva un Consiglio di Intendenza di tre membri, di nomina regia, ai quali spettava autorizzare le università ad intentare le liti e pronunziarsi sommariamente in tutti gli affari derivanti dalla tassa, ripartizione ed esazione delle contribuzioni dello Stato e de' comuni e in tutti gli affari derivanti dagli appalti fatti, sia tra il Fisco ed i particolari sia tra costoro e le università per tutti i pubblici lavori o derivanti dall'esecuzione de' medesimi . Accanto a questo organo investito del contenzioso amminiiBtrativo, la Provincia aveva anche un Consiglio Generale composto di almeno quindici mèmbri, che dovevano riunirsi una volta l'anno nell'epoca fissata dal Re e per non più di venti giorni. Tale Consiglio generale era incaricato di ripartire i dazi diretti tra i distretti, doveva pronunziarsi sui reclami relativi a ricevere ed esaminare i conti dell'intendente riguardo alle spese fatte a carico della provincia sui fondi a ciò destinati dallo stesso consiglio ; doveva, inoltre, fare rapporto al Ministero dell'Interno sullo stato della provincia suggerendo tutti i miglioramenti utili ad essa. Alla testa di ogni distretto vi era un sotto intendente, sottoposto all'Intendente, ed un Consiglio di distretto con funzioni meramente tributarie. Le università dovevano trattare i loro comunali
') G. M. GALANTI, Deaerinone geografico e politica del Regno delle Due Sibille, Napoli, 1793, p. 284. Sui presidi dell'antico regime a Napoli efir- F. RAPOLLA, Commentarla de iure Regni neapolttani, Napoli, 1746, parte I, tib. 2, cap. 10, p. 200 e segg.; G. MANNA, ti diritto amministrativo del Regno delle Due Sicilie: saggio teoretico, storico e positivo* Napoli, 1840, parte ti, p. 93? <G. Rocco, Corso di diritto amministrativo, Napoli, 1850, voi. I, p. 85le segg.; A. PAWNONE, LO Stato borbonico cit., p. 110 e segg. Sulla letteratura amministrativistica meridionale nel Risorgimento, cfr. ora A. SALADINO, Note per una storia delle amministrazioni civi'i e finanziarie del Regno delle Due Sicilie, in Notizie degli Archivi di Stato, anno XIV, n, 3, settembredicembre 1954.