Rassegna storica del Risorgimento

CERVIA ; MOSTRE
anno <1960>   pagina <86>
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Libri e periodici
dissensi, i drammatici avvenimenti napoletani del '98 e degli inizi del '99 (la sconfitta militare, la foga del re, la proclamazione della repubblica) dovevano necessariamente suscitare un'eco profonda. In verità ci fa dapprima uno stato di attesa: i nobili, i bor­ghesi, i proprietari terrieri e anche i professionisti temettero che i ceti minori approfit­tassero dell'occasione per crear disordini, per far violenze e in particolare che il conta­diname occupasse terre abusivamente chiuse agli usi civici; ma le prime notìzie dello ingresso delle truppe francesi nella capitale ruppero ogni incertezza e segnarono il principio del processo di formazione delle repubbliche giacobine, processo che proce­dette senza grandi lotte e senza episodi sanguinosi, ma che non fu egualmente diffuso nelle provincic e che costituì in effetti tanti cìrcoli chiusi senza reciproci rapporti.. In alcuni luoghi la costituzione della municipalità ebbe un carattere decisamente anti­nobiliare: in altri invece (e così a Catanzaro) la nobiltà fu un fattore predominante nella formazione del nuovo governo. II popolo dapprima partecipò qua e là alle dimo­strazioni di entusiasmo per le vittorie repubblicane nel Napoletano, con la speranza che stessero per maturare tempi migliori; ma quando si avvide che i capi del nuovo regime democratico in Calabria eran gli stessi che lo avevan sino allora sfruttato cam­biò subitamente parere e passò alla reazione. Ciò che più importa rilevare è che le -ce pubbliche restarono inerti, non dettarono leggi, non presero nessun provvedimento per rendere meno grevi i pesi che opprimevano i campagnoli, non furono animati da nes­sun senso di giustizia sociale. II fatto invero è che a dirigere le municipalità furono in minoranza repubblicani idealisti, incapaci di concepire i concreti bisogni della popola­zione e in maggioranza repubblicani opportunisti, unicamente preoccupati di conser­vare i propri poteri e i propri privilegi o di acquistarne nel frangente dei nuovi più. sicuri; tant'è che ai primi segni della crociata sanfedista si tolsero la nocca repub­blicana e si buttarono ai piedi del Ruffo. A dire il vero, la reazione sanfedista, in Cala­bria, non fu moto soltanto popolare, ma pure di borghesi e di nobili, i quali, di solito, furono i comandanti delle bande. La loro azione fu in un certo senso utile per conte­nere l'insurrezione popolare, ma fu pure, nel contempo, di gran loro vantaggio, perchè essi ne approfittarono per mettere le mani sui beni delle famiglie dei giacobini. Perciò in Calabria, differentemente che altrove, il movimento non ebbe punto carattere reli­gioso, anche se vi presero parte monaci e preti. D'altronde, quando il Ruffo mise il piede sul snolo calabrese, esso era di già in atto. L'A. ci dà del cardinale un ritratto assai suggestivo: fu uomo (egli afferma) di molta capacità e che possedeva le qualità peculiari dell'ottimo condottiero anche se non aveva una particolare esperienza mili­tare. E per giunta era risoluto e ponderato ed era dotato di un singolare senso del li­mite e dell'opportunità. Grande pertanto fu il suo fascino sulle fòlle, anche perchè sol­levò molte speranze di un più promettente avvenire avendo proceduto ad una nuova ripartizione dei tributi- e a un quasi radicale riordinamento amministrativo* Così si evitò anche un gran spargimento di sangue. I sanfedisti a mano a mano che passavano nella regione saccheggiavano le numerose masserizie: ma ciò costringeva i paesi vicini ove giongevan le notizie dei saccheggi a chieder clemenza. Nella terza decado di marzo quasi tutte le repubbliche furono travolte dal moto realista. Ma il periodo di vero anar­chia non fu in Calabria né il repubblicano né il sanfedista, ma quello del terzo moto del *99f quando i contrasti vennero a maturazione, e cioè il brigantaggio, determinato anche dall'allontanamento dal lavoro di molti calabresi e dal raccolto, in quell'anno, inadeguato ai bisogni. Comitive di banditi corsero ogni paese con il tradizionale costume della vendetta privata, del ricatto e della rapina. Ma i danni maggiori furon portati ai giacobini e in i-mede ai galantuomini , cui furono sequestrati e confiscati i beni. In molto località i contadini ti accordarono per non pagare i tributi, il che creò una terribile situazione che fa possibile risolvere soltanto con l'intervento della forza armata. E così a nessuna nuova realtà portarono nò il giacobinismo nò il sanfedismo; anzi, diedero nascimento ad un vero e proprio conflitto sociale.
Concludendo, la tragica esperienza calabrese del '99 non rappresentò per nulla ancora il Risorgimento, che i repubblicani, presi nel complesso, non lottarono certo per