Rassegna storica del Risorgimento

CERVIA ; MOSTRE
anno <1960>   pagina <88>
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88 Libri e periodici
con la carbonerìa. I moti del '21 in Alta Italia non sono per il B. di natura carbonara, ma sono promossi dai S.M.P. e sono del tutto indipendenti dall'influenza della carbo­neria meridionale. L'equivoco, avverto il B., è nato dal fatto che l'ordine buonarro-tiano travestiva la sua azione esteriore sotto sembianze carbonare; In questa luce è da riconsiderare la vexata questio dell'atteggiamento di Carlo Alberto, che egli propende a considerare in diretto rapporto con i Federati, attraverso il Gifflenga; ma su questo punto particolare egli non si illude di poter dire una parola definitivamente convin­cente* per la ovvia mancanza del documento apodittico dell'affiliazione del principe alla setta, sebbene a concludere positivamente Io portino tutti i dati a sua cono­scenza.
H Bonardi aderì alla buonarrotiana organizzazione dei S.M.P. per opera del Ma­ro ehetti e del Buonarroti presto dovette diveiiire. intimo, fino al punto da essere consi­derato tra gli esuli nella Svizzera italiana, dopo il '21 come l'after ego del Buonar­roti (p. 219), sebbene il B. sottolinei, nel noto episodio dell'incontro del Bonardi con l'Andryane, con quanto realismo egli giudicasse l'attività cospiratoria del Buonarroti stesso. In ogni caso rimase fedele al Buonarroti, anche quando da lui cominciò a stac­carsi Mazzini. La collaborazione del Bonardi con Mazzini (l'ha già rilevato giustamente il Cantinieri) trova il suo limite proprio sul terreno religioso, ma il problema rimane aperto, a questo punto, nei riguardi del 'Buonarroti, con il quale non si vede ancora chiaramente quale convergenza religiosa potesse trovare il Bonardi, che si mostrò, nelle varie vicende della sua vita, tenacemente attaccato al suo carattere di sacerdote. D B. si è posto il problema ed ha sottolineato che le origini religiose del Bonardi sono quelle di un rousseaniano dichiarato come il Buonarroti (p. 18). L'uno e l'altro di­scenderebbero, quindi, da un Rousseau discepolo sincero di Cristo e di qui derive­rebbe il programma dell'azione sacerdotale del Bonardi: essere amico dei poveri e degli oppressi. Se si ammette, però, senza riserva questa discendenza rousseauiana resta difficile, poi, accordarla con l'altra grande filiazione del Bonardi, che il B. indica nelle dottrine giansenistiche, alle quali il giovane seminarista di Casale si abbeverò. Se si fa giustizia, come va fatta, dell'immagine di una specie di cattolicesimo rosso per il giansenismo, piemontese o no, non si vede come la componente religiosa del Bonardi possa derivare da un incontro tra la professione di fede del vicario savoiardo e la rigida teologia, di Fort Boy al, sia pure nell'accezione dell'ultimo Settecento italiano.
Onesto problema delle origini religiose del Bonardi si inquadra in quello più gene­rale delle origini religiose del mondo democratico italiano, che non si risolve tutto nello 'studio del giansenismo democratico e del cosidetto giacobinismo evangelico, una definizione equivoca, che può ostacolare una differenziazione più scrupolosa. Il B. ha avvertito la complessità della questione e volendo apportare qualche maggiore chiarimento, nei confronti del Bonardi, ha dedicato una interessante appendice del suo volume al giansenismo piemontese (nella quale appendice va particolarmente se­gnalato 51 riuscito profilo del cittadino prete'Michele Gautier) proprio per lumeggiare la religione degli educatori del futuro cospiratore buonarrotiano. Lo ha avvertito anche studiando di proposito la figura religiosa del Bonardi nella sua attività giacobina del 1798-1799 (specie nel- periodo nel quale fu accusatore pubblico del tribunale dì alta polizia di Casale e difese la compatibilità della qualità di prete e di accusatore, affer­mando che il vero repubblicano come il vero eristiano non possono essere sanguinari.*, la cristiana carità e la democratica fratellanza figlie ambedue dello stesso Autore della Natura tendono al pari all'amore, non all'odio del nostro simile; l'accusatore pubblico col quale si finge non poter conciliarsi il prete odia l'effusione del sangue quanto il tiranno. Ma se qualche insensato nemico della Democrazia e delle verità eccitasse il de­bole alla rivolta sarò prete come Mone ed Elia. E se quelli abbruciavano col fuoco della terra e del etelo gli infedeli, io mei severo, mi accontenterei di accusare gli aristo eretici ' I fanatici); dorante l'espletamento dello sua missione di commissario prefet­tizio in YiHanova, all'indomani di Marengo e dell'altra di sottoprefetto di Voghera e,