Rassegna storica del Risorgimento
CERVIA ; MOSTRE
anno
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1960
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pagina
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104
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104 Libri e periodici
quasi tutto quel che di grande esisteva nell'economia del regno), privo ormai di quella difesa di cui aveva bisogno, si rivelava debole e precario di fronte agli effetti distruttori della coucorrenza industriale e commerciale del Nord, e mancavano forze e condizioni perchè una nuova. Ubera, moderna attività riempisse il vuoto che si era aperto .
Di questa crisi, i cui sintomi erano cosi evidentemente in atto prima del 1860, gli scrittori come Carlo De Cesare, Carlo Sautangclo, Francesco Del Giudice e Lodovico Bianchini erano in gran parte persuasi, anche se la loro analisi non investiva i problemi di fondo della politica borbonica, ma illuminava soltanto alcune fondamentali contraddizioni e carenze della economia napoletana. Sicché al Villari va l'incontestabile merito di aver tratto dall'oblio la pagine migliori di quegli anni oscuri e mortificanti e di averle inquadrate in una visione d'insieme, la quale, lungi dal fare apparire la discontinuità del discorso, in quegli antichi scrittori, ne riassume i termini essenziali, li rafforza e li perfeziona, riunendoli in una lettura estremamente interessante e ricca di numerosi
P"*** GIAN PAOLO -NOTI
DENIS MACK. SMITH, Storia d'Italia dal 1861 al 1958: Bari, Laterza, 1959, in 8, pp. 809. L. 6.500 (traduzione di Alberto Aquarone, riveduta dall'Autore, di Italy. A Modem History, The University of Michigan. Press, 1959).
DENIS MACK SMITH, Garibaldi; London, Hutchinson, 1957, in 8, pp. 214. S. p.
La tragica esperienza sofferta dal nostro paese nei venti anni compresi fra le due guerre mondiali ha costituito, nell'ultimo quindicennio, il punto di partenza per un riesame del nostro Risorgimento. Mossa dal bisogno pratico ài evitare il ripetersi di simili esperienze, la ricerca delle origini e delle cause dello sconvolgimento si è andata spingendo dai fatti più vicini e immediati ad avvenimenti più lontani nel tempo: da Giolitti alla crisi del 1898, da Crìspi a Depretis. II problema delle origini del fascismo veniva in tal modo a postulare una nuova visione del post-risorgimento.
I risultati dell'indagine portarono a diverse interpretazioni che si possono, tuttavia, in sostanza, ridurre a due. Secondo la prima, nobilmente tesa ad una difesa del Risorgimento che non aveva nulla in comune con la ricorrente retorica nostrana, il successo e la durata del totalitarismo erano imputabili ad una crisi di valori della civiltà liberale, prodotta dalla guerra e dal conscguente scatenamento delle passioni e dell'irrazionale esistenti in ogni individuo. Il fascismo aveva pertanto rappresentato solo una parentesi nell'ordinato e civile progresso del nostro paese.
Per l'altra interpretazione, invece, una società come quella italiana, nella quale i principi della civiltà moderna libertà, tolleranza, democrazia erano rimasti alla superficie* patrimonio esclusivo di una ristretta élite, e non erano entrati a far parte integrante del costume civile e politico della nazione, una società rimasta sempre, al di sotto della vernice liberale e democratica, intimamente illiberale e reazionaria, doveva necessariamente subire la dittatura e un regime totalitario.
II tentativo più radicale per dimostrare che le origini del fascismo debbono essere ricercate nel nostro Ottocento e nel carattere stesso del movimento risorgimentale, e- stato compiuto da un giovane storico inglese, Denis Mack Smith, già noto agli studiosi italiani per ù saggio The pensante' rcvolt of Sìcìly in 1860* '' per il volume Cavour and Garibaldi 1860. A itudy in politicai conjìict8' e per una rapida biografia di Garibaldi.
,* Apparso negli Studi in onore di Gino Lunotto (voi. III. Milano, Giufl'rc, 1950, pp. 201-240).
!) Cambridge, "University Press, 1954', tradotto da Paolo Cori col titolo Garibaldi e Cavour, Torino, Einaudi, 1958.
s) Tradotta da Ferruccio Rossi-Laudi (Milano, Lerici, 1959).