Rassegna storica del Risorgimento

CERVIA ; MOSTRE
anno <1960>   pagina <109>
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Libri e periodici
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RAFFAELE COLAPIETRÀ, Il 98 (Storia del movimento operaio italiano, 13)} Milano, Edi-adoni Avanti !, 1959, in 16, pp. 226. L, 800.
Della collana storica del movimento operaio, edita dalle Edizioni Avanti.', nella quale è di recente uscito un acuto volumetto del Francovich (Idee sociali e organis­zazione operaia nella prima metà deW800) che dà una chiara visione del problema in efficace sintesi tanto sulla scorta degli studi già esistenti, quanto alla luce di vere e proprie ricerche di prima mano, vogliano ora rammentare un altro volume della mede­sima collana relativo alla crisi politica di fine secolo (1896-1900) a cura del Colapietrà, il quale ha condotto a termine lo scorso anno un ampio lavoro sul Bisaolati.
Dalle dimissioni del Crispi, dopo la giornata di Adua, invocate come ripristino del controllo parlamentare e come ritorno alla legalità, prendeva avvio il ministero dei galantuomini; ad esso guardavano favorevolmente sia i moderati e conservatori, sia ad es. il Cavallotti che appoggiava il Di Rudinì, avversato invece dai socialisti, che intravedevano nel nuovo ministero nou solo le linee di nna restaurazione della libertà parlamentare, ma anche gli intenti più intimamente autoritari e repressivi (anche se espressi in modo diverso da quelli del Crispi). E in realtà nei mesi e negli anni immedia­tamente seguenti ne fecero le spese soprattutto gli organismi politici, i circoli ecc. e quelli economici (cooperative ecc.). Interessante è seguire, dietro l'illustrazione del Colapietrà, l'azione parlamentare del partito socialista, il quale si trova ad affrontare nella recuperata libertà il problema della organizzazione del partito e deve decidere l'atteggiamento da tenere in sede elettorale nei confronti degli altri gruppi politici e nel momento di irrigidimento in senso conservatore del governo; sembrano chiudere questo periodo la elezioni del'97, concluse con una notevole affermazione dei socialisti (passati da 7 a 16 deputati) e in generale dell'Estrema, mentre si ricostituiva l'unità di propositi e di atteggiamenti tra socialisti e radicali che si era avuta nella campagna morale contro il Crispi.
Il peggioramento tuttavia delle condizioni economiche, l'incremento del dazio doganale sul grano, la difficile situazione dei ceti popolari, a causa delle frequenti mani­festazioni di intolleranza e a causa della miseria crescente, non stimolano perà un'at­tività dei socialisti di recisa opposizione; perseguendo in parlamento una politica di pacifica normalizzazione della vita politico-sociale, non sembrano in grado né di giun­gere a un approfondimento strutturale con le masse, né di frenare e incanalare il feno­meno di rivolta sociale che sta per nascere, né di ostacolare in modo reale il moto con­servatore: i fatti di Milano sono il naturale punto d'arrivo di una crisi che non aveva trovato uno sbocco di carattere costituzionale. La salita al potete del gen. Pelloux, la condanna di esponenti radicali, socialisti e clericali, e lo stesso dibattito alla Camera sui fatti di Milano e sugli arresti dei deputati dell'opposizione non sono certamente sintomi di un miglioramento delta situazione; la resistenza dell'Estrema, l'ostruzio­nismo guidato dal Pantano e dal Ferri, la legittimità dell'azione condotta nel Parla­mento e nel paese pongono il governo conservatore di fronte ad una alternativa pre­cisa senza alcuna possibilità, di equivoco. Aveva ragione Bissolati di affermare che ... la lotta pel pane è lotta per la libertà, é la lotta per la civiltà (p. 120). Né la richie­sta di provvedimenti eccezionali, uè Patteggiamento della maggioranza della Camera potevano sciogliere, di forza, il nodo delle difficoltà di cui era ben consapevole lo stesso governo; lo scioglimento della Camera era inevitabilmente congiunto alla disfatta della parte conservatrice, mentre le tre frazioni dell'estrema (repubblicani, radicali e socia­listi) trovavano una reale convergenza di interessi e cementavano la loro unione in un comitato di agitazione e di coordinamento. RENATO GIUSTI