Rassegna storica del Risorgimento

CHABOD FEDERICO
anno <1960>   pagina <419>
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Libri e periodici
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Degno di essera ricordato dopo di lui. del quale la brava Giuliana Donati Pei leni ha narrato le vicende magistralmente e con dovizia di dati nuovi in una prosa limpida e spesso vibrante di commozione sincera, Francesco Cocchi. Di esso tesse, nella raccolta, la vita, pure con sicuri particolari, per lo più. sconosciuti, Piero Capuani. 11 Cucchi, nato da distintissima famiglia, studente di matematica all'Università di Padova e fervente mazziniano, già al comando di Bixio aveva seguito tutta la campagna del *59 dal lago Maggiore sino allo Stelvio. Si illustrò pure, nel '60. in varie battaglie (fu ferito piuttosto gravemente a Palermo mentre dirigeva la costruzione di una barricata); ma egli eccelse soprattutto nel perseguire i veri scopi di guerra nell'arte diplomatica e nella politica, poiché ebbe mente acuta e scevra di fanatismo di ogni sorta e di precon­cetti. Molteplici le missioni segrete di cui ebbe l'incarico dopo il '60 e delle quali (e spiace) non possiamo dar altro die cenni frettolosi. Così nel giugno del '63, nella penisola bal­canica, per prendere contatti con i patrioti ungheresi, serbi e greci (missione che durò cinque mesi, ma senza tangibili risultati per la discordia dei partiti); così nel '66, per il progetto dello sbarco delle truppe garibaldine in Dalmazia, alla vigilia della guerra; così nell '89, dopo che era stato eletto deputato, in Germania come amba­sciatore straordinario della sinistra presso Bismarck (ed era la terza volta che si recava a Berlino) quando si temette di un attacco in forze alla frontiera italiana e di uno sbarco francese sulle nostre coste meridionali. Probo sino agli eccessi, modestis­simo e schivo di onori, egli rifiutò più volte (esempio, cèrtamente, oggidì assai raro) no­mine elevate, quale quella di ministro plenipotenziario d'Italia a Berna. Mòri senatore nel 1913, all'età di 79 anni.
E poiché la già lunga via ne sospinge, come non registrare ancora, almeno, i nomi di Angelo Basami, l'intrepido comandante deU'8a compagnia, che nei momenti più tragici del combattimento fumava la pipa tutto scoperto al nemico che lo tempestava di palle; di Vittorio Tasca, che assunse il comando dèlia compagnia bergamasca al posto del Bas-sini quando questi divenne comandante di battaglione, e disimpegno l'impegno dando prove di esimie qualità militari, come tra l'altro, nella conquista, al Volturno, del Con­vento dei Cappuccini; di Luigi Dall'Ovo, che raggiunse il grado di maggiore per la sua calma, il sangue freddo di fronte allo imperversare degli attacchi nemici, la calcolata serenità, come ad esempio, a Monte Caro e alla Villa Gualtieri; di Daniele Piccinini, che sulle balze del Pianto dei Romani, in mezzo all'infuriare del fuoco, vedendo che Garibaldi si esponeva troppo al pericolo, con suprema indifferenza gli si fece innanzi e gli gettò sulle spalle il suo largo mantello di incerata, e a Porta Termini, benché ferito di una palla alla gamba destra, salì su una casa per essere più libero nei movimenti e di lassù continuò a tirare sui borbonici con micidiale efficacia; di Guido Sylva, infine, lo storico dell'impresa, di cui con la consueta competenza discorre l'Agazzi ? Non ancora quindicenne era scap­pato dalle braccia della balìa per andare a battersi contro gli austriaci e il giorno stesso che coincise con il suo arruolamento partecipò allo scontro di Seriate. Nel '60, quando si sparse la notìzia di coscrizioni volontarie per l'aiuto ai Siciliani insorti, si presentò al Nullo e al Cucchi che presiedevano all'arruolamento dichiarando di avere 17 anni e fu iscrìtto a stento, poiché nessuno credeva che avesse quell'età dall'aspetto. A Pianto Romano fu ferito gravemente dai Cacciatori bavaresi alla spalla destra. Fu tra­sportato all'ospedale di Vita e operato* cordialmente assistito dalla moglie di Crispi; e lì ricevette il primo bacio di Garibaldi il dì che il Generale vi andò a visitare i suoi feriti. Mentre era convalescente a Bergamo gli fu conferito il grado di sottotenente (fu di certo l'ufficiale più giovine di tuI ti i tempi !) e destinato alla 18a divisione al comando di Bizio e con Bixio condusse la sua compagnia por tutto il resto dell'impresa, senza quasi mai riposo, da Taormina sino il 2 ottobre a Capua. Entrato poi nell'esercito regolare, terminò la sua attività militare con lì grado di capitano dello Stato Maggiore nel 1861 parteci­pando alla campagna di Francia nei VosgL Anche nell'intento di rettificare errori od omissioni di scrittori di cose garibaldine ma, segnai amento, per riparare all'involontaria ingiustizia di molti storici nel dimenticare l'esistenza dell'H" compagnia bergamasca, nel 1910 diede alle stampe un'opera di ben 248 pagine dal titolo Cihquant'anni dopo la