Rassegna storica del Risorgimento
CHABOD FEDERICO
anno
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1960
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pagina
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420
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Libri e periodici
prima spedizione m Sicilia, ripubblicata nel '59 con altro titolo, e cioè Lu Vili Compagnia dei Mille . Essa è, son parole dell'Agazzi documento prezioso per ima più puntuale ricostruzione dell'impresa garibaldina e per l'acquisizione alla storia di elementi biografici importanti su molti dei maggiori e minori uomini che la diressero.
Vorremmo, concludendo* che Le 180 biografie dei Bergamaschi dei Mille, da noi esaminate un pò troppo frettolosamente, fossero introdotte in tutte le biblioteche scolastiche italiane e i docenti ne invitassero alla lettura i giovani onde essi apprendano Pan-tica virtù, ormai in pieno declino, di nostra gente: la virtù, cioè, del sacrificio.
MASINO CIBAVEGNA
ETTORE PASSERIN D'ENTRÈVES, L'ultima battaglia politica di Cavour. I problemi delVuni-
finizione italiana (Biblioteca storica dell'lltc): Torino, lite, [1956J, in 8, pp. 390.
I p.
Non si direbbe, a vederlo sull'alto del piedistallo nella piazza che porta il suo nome, pansciotel, finanziera, sciarpa a tracolla e papiro in mano, nn quid medium tra il sindaco d'altri tempi, che sta per porgere il benvenuto all'ospite di molto riguardo, e il sottosegretario di turno comandato ad inaugurare ponti o sanatori, congressi o fiere del bestiame, non si direbbe proprio. Eppure, pur senza ricorrere a episodi clamorosi, vivi nella fedele memoria degli amici o imbalsamati nella agiografia della tradizione, anche il conte di Cavour fu uomo d'impeti, d'ardore e di passione. Uomini noi di mente fredda, usi ad ascoltare assai più i dettami della ragione che non gli impulsi del cuore,.. . Si, è vero: sono parole sue, dell'articolo famoso de L'ora suprema, ammonitore e intimidatore; ma proprio in questo lo scampanio delle forti deliberazioni, dalle quali faceva dipendere i fati degli imperi, le sorti dei popoli, evoca più gli impulsi che i dettami. E lo conferma quanto, due anni dopo, a Torino, in casa Arconati, il Senior apprendeva sul tempestoso diretto intervento del Conte presso Cesare Balbo, presidente del consiglio nel marzo delle Cinque giornate e della prima guerra dell'indipendenza. < Quando il Re pareva oscillare, egli venne ad insistere perchè vi proclamaste [voi, Balbo dittatore, e marciaste anche contro il suo volere; e disse d'essere pronto ad andare a Milano anche a piedi scalzi. . Quel giorno, evidentemente, la lucerna della fredda ragione s'era mutata in fiaccola rivoluzionaria.
L'uomo che, secondo il Crispi, non ebbe altro merito se non quello di diplomatiz-zare la rivoluzione ma proprio per questo, forse, fu uno tra i maggiori e più veri rivoluzionari dell'Ottocento, anche se, ai nostri giorni, non riscuoterà la simpatia di Gandhi e di pur meritevoli studiosi stranieri -, di fronte al problema nazionale, mai dissociato in lui da quello della libertà, ha sempre dimostrato una sensibilità ed una passione non inferiori alla sensibilità ed alla passione dei tanti, ai quali interessate amplificazioni interpretative o generosità commemorative hanno assegnato più ricche corone. È fin dal '33, nonostante il conclamato concetto del juste milieu, accolto già dal-rOmodeo ed ora, in questo suo ampio ed acuto saggio sulla fase finale dell'azione ca-vouriana, dal Passerin d'Entrèves, che il conte ha confidato al De la Rive'di desiderare l'emancipazione d'Italia dai barbari che l'opprimono; e, nel giugno '57, non diversa confessione ha fatto ad Anastasia de Circourt: tnltc le mie forze, tutta la mia vita sono consacrate ad un'unica opera ! l'emancipazione della mia patria . Del resto, quella rivoltella, la cui scoperta, nell'api-ile del '59, terrorizzò Massari e Castelli, significava qualche cosa...
L'emancipazione della patria: impresa gigantesca, nella quale concorsero insieme audacia e calcolo, sentimento e ragione, spirito d'avventura e sottigliezza diplomatica, e il patriottismo vi s'accompagno alla esigenza prepotente della conquista della libertà. Ma non in tutti e non sempre. Perchè in quell'incontro fra le due Italie che la genialità politica e l'audacia rivoluzionaria resero possibile nel '60, l'anno dei miracoli, non furono concordi né potevano esserlo, le intenzioni e le speranze, fi uno degli aspetti più significativi di questo volume, con tanto ritardo qui ricordato, del Pesserin d'Fin-