Rassegna storica del Risorgimento
CHABOD FEDERICO
anno
<
1960
>
pagina
<
422
>
422 Libri e perioditi
informatori e consiglieri uomini come il Farmi, che gli scriveva del Mezzogiorno: Altro che Italia ! Questa e Africa; i beduini, a riscontra di questi cafoni, sono fior di virtù civile. In queste ingenerose parole, specchio, del resto, di sentimenti non soltanto del loro autore e non soltanto di quell'anno, è il germe di molte non lontane, tristissime vicende del nuovo regno.
Altro pericolo, la popolarità di Garibaldi. Dell'eroe Cavour diffidava, contro l'uomo e la sua tendenza alla dittatura metteva in guardia il Re e i ministri, ma era anche prontissimo a reagirò con istintivo, generoso impeto e con esatto, senso della realtà contro i suggeritori di ingratitudine. Guai a noi, se ci mostrassimo sconoscenti ed ingrati per chi ha sparso il proprio sangue per l'Italia, L'Europa ci condannerebbe. Nel paese una reazione tremenda si opererebbe a favore di Garibaldi... Anziché assumere la responsabilità di un alto di nera ingratitudine vado a seppellirmi a Lcri . E più altamente significativo quanto aggiungeva nella stessa lettera dell'S ottobre al Farmi. Disprezzo talmente gli emigrati che non sento ira per loro e gli perdono senza ira le loro ingiurie. Ma, per Dio, non potrei sopportare la taccia meritata d'avere sconosciuti servigi come quello della conquista di un regno di 9.000.000 di abitanti .
Più che i risentimenti personali, al fondo della sua diffidenza verso Garibaldi c'era la preoccupazione che gli atteggiamenti di quest'ultimo, caldeggiati anche da liberali come il Salvagnoli, potessero compromettere la libertà e il buon nome del> L'Italia. E questo in un momento in cui sentiva di non poter mai contare pienamente sulla collaborazione di tulli, o per diversità d'intenti o per incapacità, per gravità di dissensi personali, e non soltanto politici, e quando l'ombra di Roma incombeva come minaccia sulla sua azione, fornendo una bandiera drammaticamente suggestiva ai suoi oppositori, IVatroce ingiuria scagliatagli in Parlamento da Garibaldi rischiava di aprire un nuovo pauroso abisso tra le diverse parti in contrasto. Forse, uno dei più felici giudizi dato da un contemporaneo è quello del Petruccelli della Gattina (dei cui Moribondi di Palazzo Carignano ha curato di recente un'ottima edizione G. Fonterossi) : La potenza del genio del conte di Cavour sì riassume in questo: Che egli indovinò l'anima della nazióne, e, forte di quest'appoggio morale e latente, plenipotenziario dell'Italia possibile vale a dire dell'Italia del popolo , egli agì nel mondo officialo e la fece sentire Piemontese, il conte di Cavour applicò tutte le risorse del suo spirito per' vendicare la rotta di Novara. Italiano, egli si servi dello spirito rivoluzionario tradizionale in Italia per compiere la più grande opera di conservazione che si sia fatta dopo il Congresso di Mmister: il principio della ponderazione dell'Europa sulla base delle frontiere naturali.
Pur .senza ambire a tirare le fila , a coneludere con una qualsiasi pretesa, di fornire sentenze definitive , come egli stesso modestamente afferma (p. 13 ), il Passerài ci ha offerto in questo libro meditato e ricco di spumi suggestivi una preziosa base per mia più approfondita ricostruzione dell'ultima fase della politica cavouriaua. Ed anche a tanti anni dalla sua uscita, alla vigilia delle*inevitabili celebrazioni del centenario della morte del protagonista, se ne apprezzano lo spirito equilibrato e le conclusioni positive. A. M C
OLGA. MABOTELLI, La vita e Vopera di Zaffirino Faina : Firenze, Vallecchi, 1959, in 8,
pp. 369. L. 2.500.
La figura di Zeffirìno Faina, che rivive in questa ampia e documentata biografìa tracciata da Olga Marinelli, ha un posto di primo piano negli eventi che, nel biennio 1859 1860, inserirono l'Umbria nel movimento nazionale unitario.
Nato a S. Venanzio, nel distretto dì Orvieto, il 9 febbraio 1826, Zeflìrino Faina, non appena compiuti a Perugia i suoi studi, si arruolò nell'aprile 1848 a Foligno agli ordini del generale Ferrari per combattere contro gli Austriaci.
Volontario, fu promosso tenente e capitano, e tornò alla vita civile dopo la cancellazione dai ruoli di tutti gli ufficiali civici e volontari, le -vicende belliche nel Lombardo-Veneto e gli eventi romani.