Rassegna storica del Risorgimento
CHABOD FEDERICO
anno
<
1960
>
pagina
<
425
>
Libri e periodici 425
sione di poteri politici e pubblici in dissoluzione svirilizzava l'efficace penetrabilità dì leggi nuove, liberali e, quindi, il reale inserimento di questi exStati nell'organismo unitario ohe si era creato ? Posto esattamente in questi termini il problema non rivela la sua trama interna; appar chiaro che t due deputati, d'accordo sulla prospettiva, si scontravano sui modi tecnici e politici dell'unificazione. Anche l'unificazione legislativa, pur se con diversa caratterizzazione rispetto al più generale problema dell'ordinamento amministrativo, si innestava infatti nel più impegnativo discorso politico tra accentratori e sostenitori del decentramento; tra regionalisti e antiregionalisti, tenacissimi quest'ultimi a tener vive aspre polemiche che, dopo l'affossamento del progetto mìnghettiauo, continueranno ad alimentare per molti anni ancora la pubblicistica politica e i dibattiti parlamentari.
E non avrebbe potuto essere altrimenti, se si considera che l'opera di elaborazione dei nuovi eodici si distende su un arco di tempo che va dal febbraio 1860 a tutto il '65, abbracciando gli anni della costruzione del nuovo Stato. Accentramento e decentramento, regionalismo e antiregionalismo sono il sottofondo delle discussioni, dei contrasti, delle opposizioni e dei consensi che i vari progetti sui codici suscitarono nel Parlamento e in quei settori del Paese che potremmo genericamente denominare opinione pubblica, durante i sei anni decisivi per l'organizzazione dello Stato uni tario.
Ti libro di Alberto Aquarone è il quarto di una collana di studi e testi svW organizza' sione dello Stato, predisposta per il centenario dell'Unità. La vasta opera (promossa dallo Istituto per la storia del Risorgimento italiano) deve servire come è detto nella presentazione di A. M. Ghisalberti a indagare il problema concreto dell'organizzazione del nuovo Stato italiano all'indomani della raggiunta unità politica. Questa importante iniziativa editoriale va dunque salutata e per l'idea che l'ha ispirata e perché vede la luce in un momento di riconosciuta scarsità di ricerche nuove su problemi strutturali dello Stato post-unitario. Appena completata la pubblicazione di tutti i volumi (sono undici complessivamente), potremo perciò dire di essere penetrati nell* officina della unificazione statale e nazionale italiana. IJS,
L'opera di unificazione legislativa del regno attraversò due fasi tra loro interse-cantisi: una collegata agli avvenimenti militari e politici del 1859-60 che portarono nello spazio di un anno all'unità (leggi varate senza l'approvazione del Parlamento ecc.); l'altra, .più. interna, che riguardava la capacità di assimilazione di nuove leggi da parte delle. Provincie annesse, capacità che variava, ovviamente, a seconda che si trattasse di codici penali o di codici civili, molto più vincolati questi ultimi a realtà economiche e sociali non facilmente modificabili.
Il 25 aprile 1859 il Parlamento subalpino votò una legge che conferiva pieni poteri, legislativi ed esecutivi, al Governo in caso di guerra contro l'Austria; questa legge apri la strada come scrive l'Aquarone ad una nuova fase di codificazione conclusasi con una celerità così esagerata da dover necessariamente generare negli animi un'istintiva diffidenza, con la approvazione e pubblicazione di tre nuovi codici: penale, di procedura penale e di procedura civile. Sulla prima provincia annessa, la Lombardia, doveva essere sperimentata l'efficacia di questi codici piemontesi. Ma le popolazioni lombarde, già sensibilizzate dall'applicazione indiscriminata della legge comunale e provinciale del 23 settembre 1859 hi legge Rattazzi che estendeva alla Lombardia norme del tutto identiche a quelle adottate nel regno sardo, senza tenere in alcuna considerazione né le leggi austriache, ne le caratteristiche ed esigenze locali, reagirono vivacemente a questo atto di autorità. E forse l'Aquarone avrebbe dato un quadro più ampio delle dimensioni dell'opposizione lombarda all'introduzione dei nuovi codici, accennando alle polemiche recentemente ricordate dal Ragionieri sorte sulla legge Rattazzi che cosi da vicino toccava la struttura molecolare dclFex-pravmcia absburgica; polemiche che trovarono una punta fortemente caustica nelle parole del Cattaneo che definivano un vituperio il fatto che le leggi italiane potessero apparire peggiori di quelle austriache.
L'esperimento lombardo dei tre codici fu dunque molto infelice: esso sembrava rispecchiare i criteri annessionistici dal Piemonte, non U desiderato affratellamento di due popoli.