Rassegna storica del Risorgimento

CHABOD FEDERICO
anno <1960>   pagina <427>
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Libri e periodici 427
che la rivoluzione avrebbe potato compiete, senza ponto incontrare miti questi ostacoli che noi naturalmente troviamo nel nostro cammino. Noi, Camera dei Deputati del Parla­mento italiano, abbiamo dovuto durante quattro anni esercitare il compito di una vera costituente per formare il regno d'Italia. (...) La necessità dell'unificazione legislativa non data da oggi. Essa data dal 1860, ed essa fu compresa da tutti i governi provvisori, da tutte le luogotenenze ebe si avvicendarono l'una dopo l'altra e, quello che più vaie, essa fu sentita dalle popolazioni. (...) Io non nego che nelle unificazioni precipitate non ci possano essere dei mali; qe ne sono in tutte le cose del mondo, e ce ne sono soprattutto quando si tratta di sfasciare ordini antichi e surrogarli coi nuovi, ciò è evidente; io ammetto (è bene confessare anche i propri errori) che, facendo e disfacendo, noi abbiamo fatto molte rovine, abbiamo feriti molti amor propri, noi abbiamo spostato molti interessi rispettabili; ma credete voi che anche quest'opera di distruzione non abbia avuto la sua utilità ?. Ma anche il Massari, partito col desiderio di approfondire, concludeva, poi, restando alla superficie. Quali fossero, ad esempio, gli interessi rispettabili colpiti; cosa volesse significare giudicare un errore l'averli spostati, egli neanche volle dire. Indubbia­mente le parole del deputato tarantino volevano abilmente ammonire il gruppo moderato ed il Governo a non sottovalutare le difficoltà cui l'unificazione legislativa andava incontro e volevano consigliare una maggiore, seppur strumentale (si veda il tentativo di assimilare, svuotandolo, il discorso di Crispi), elasticità; ma esse non vanno aldi là di ciò che dicono e non denotano alcuno sforzo di approfondimento.
Appare evidente, dunque, l'inadeguatezza delle discussioni parlamentari di fronte alle complesse situazioni che affioravano di continuo; non è azzardato, infatti, affermare, scorrendo i testi raccolti nel volume dell'Aquarone, che nei dibattiti sui vari codici vi siano state delle gravi reticenze ad affrontare i problemi di fondo della società italiana. E questo è tanto più vero per le discussioni sull'elaborazione del codice civile.
Le fasi stesse di questa elaborazione sono indicative. Il primo progetto Cassiuis (che si rifaceva al codice sardo ed a quello napoleonico e introduceva, tra l'altro, l'istituto del matrimonio civile) presentato alla Camera il 19 giugno 1860, ma non- discusso per il sopravvenuto scioglimento del Parlamento, fu preso in esame dalle Camere nel marzo 1861, ma fu respinto dal Senato per un vizio di forma nella presentazione. I commenti a questo voto negativo furono molteplici; vi fu chi vide nelle preoccupazioni formalistiche dei senatori ragioni più sostanziali quali, per esempio, le tendenze regionaliste o scoperta­mente federaliste le quali non si limitavano al piano amministrativo, ma si estendevano pure sovente a quello di diritto privato (p. 9). Elaborato un. nuovo progetto, il Cassinis non potè però sottoporlo al Parlamento perché, essendo morto il Cavour, egli fu sosti­tuito alla giustizia dal Mighetti al quale, dopo breve tempo, successe il Conforti nel ga­binetto RattazzL Ma neanche col nuovo ministro il progetto fece progressi anche per­ché, e solo per ragioni tecniche, si decise di farlo esaminare dalla cassazione napoletana, che ancora non aveva avuto modo di esprimere il suo pensiero sulla legislazione civile che si andava per successive fasi elaborando. Una nuova crisi di governo portava al dicastero della giustizia il Pisanefii; a questi spetta il merito di avere non solo ampliato e in qualche parte rielaborato i precedenti progetti, ma di avere accelerato i tempi dell'elaborazione del nuovo codice così da poterlo presentare, nelle tornate del 15 luglio e del 26 novembre 1868, al Senato del regno.
I pnr timidi tentativi del PisaneUi di modernizzare alcuni tradizionali rapporti civili (per es. l'abolizione dell'adozione; la soppressione dell'istituto dell'autorizzazione maritale; la concessione della facoltà di alienazione dei beni dotali), si scontrarono però con la recisa opposizione dei senatori dai quali vennero presentati vari emendamenti al testo governativo. Questi furono improntati quasi sempre scrive l'Aquarone ad un evidente conservatorismo ed alla tendenza a limitare per quanto possibile il numero e la portata delle innovazioni recate dal PisaneUi al sistema tradizionale (p. 11).
II progetto PisaneUi rischiava così di allontanarsi nuovamente dalla sua conclusione; ma la congiuntura politica in cui il Governo italiano venne a trovarsi in seguito alla Con­venzione di settembre ed al conscguente trasferimento della capitale a Firenze, favori l'approvazione del nuovo codice, il 24 novembre 1864 il nuovo guardasigilli Yucca chiese